Magazine Cultura
A breve inserirò un lavoro sulla metallurgia e ho trovato questo interessante contributo dell'archeologo Stiglitz che offre una visione sintetica utile ad inquadrare la problematica.
Cipro e il rame
di Alfonso Stiglitz
Cipro è l’isola del rame per eccellenza, tanto da prenderne anche il nome. I suoi giacimenti sono indubbiamente i maggiori del Mediterraneo. In Sardegna è abbastanza diffuso ma non altrettanto facile da estrarre. A ciò vanno aggiunte le capacità tecniche e, ovviamente, la percezione che di una risorsa si ha. Il fatto che in Sardegna si trovi grande quantità di rame cipriota sottoforma di lingotto ox-hide (a forma di pelle di bue) ci dice che questa risorsa fosse richiesta; bisogna capire se per una minore estraibilità di quello sardo, di una minore capacità tecnica o se, e il che è possibile, quello cipriota fosse ritenuto migliore e, quindi più prestigioso (che poi lo fosse effettivamente o meno è un altro discorso, quello che conta è la percezione che allora se ne aveva).
La provenienza di questo rame da Cipro non è l’unico elemento, perché contemporaneamente troviamo in Sardegna oggetti ciprioti e, soprattutto, strumenti da metallurgo ciprioti. Allo stesso tempo vediamo comparire, nel bronzo finale, in Sardegna nuove tecniche di lavorazione, come la cera persa, che diventa uno degli elementi chiave della metallurgia nuragica. Questo fa pensare ad alcune cose, la prima è la presenza di metallurghi ciprioti, che nei rapidi cambi di situazione storico-politica ed economica nel Mediterraneo occidentale, cercano nuovi mercati per il loro lavoro e lo trovano all’interno di rotte già note da tempo; vedi la presenza di materiali micenei sino nella Spagna e di materiali nuragici sino a Creta. In secondo luogo ci fa pensare a quali fossero i beni dati in cambio dai nuragici che potessero interessare i ciprioti: personalmente, ma non sono il solo, individuo l’argento e lo stagno come beni primari di cui i ciprioti, con la nuova situazione creatasi, avevano bisogno, e forse anche il ferro. L’argento è il ferro sono risorse ampiamente presenti in Sardegna. Per lo stagno il discorso è un po’ più complesso. E’ noto che in Sardegna c’è qualche giacimento di cassiterite (il principale minerale stannifero) ma è in forte discussione l’effettivo utilizzo nell’età del Bronzo. Per il primo Ferro (intorno al IX-VIII a.C.) alcune analisi su dei lingotti di stagno provenienti da un possibile (ma non certo) relitto forse nuragico dalla marina di Arbus, hanno dato una compatibilità con la cassiterite dell’area di Villacidro (analisi di G.M. Ingo), analisi che però non convincono altri studiosi. Una attestazione simile si ha per reperti punici da Tharros. Comunque sia i giacimenti sardi sono poca cosa e non tali da richiamare grande attenzione da parte, ad es., dei ciprioti; e allora? Riteniamo sulla base del complesso quadro dei reperti di importazione trovati in Sardegna e dei reperti sardi trovati in tutto il Mediterraneo occidentale, che la Sardegna nuragica abbia svolto un’azione di mediazione tra i mercati villanoviani e iberici e quelli siciliani e del mediterraneo orientale. In altre parole ipotizziamo che i ciprioti e i levantini in generale abbiano ricevuto, in cambio del rame e degli altri oggetti di prestigio, oltre all’argento anche lo stagno proveniente dai giacimenti, decisamente ricchi, della Toscana (area di Populonia) e dell’Iberia (lingotti di stagno iberico sono stati trovato sulle coste israeliane) e che i nuragici a loro volta ricercavano per i loro prodotti in bronzo. Mentre l’argento è praticamente ignorato dai nuragici e il ferro poco usato. Questo è il quadro sul quale si sta lavorando; un quadro molto complesso, soprattutto per la quantità e la qualità di dati da analizzare.
Nell'immagine un lingotto in rame, del tipo ox-hide, conservato al Museo di Cagliari
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