Il parlamento di Nicosia ha bocciato oggi la decisione del governo cipriota di applicare ai conti correnti un prelievo forzoso: un no che fa piacere a Mosca, che aveva vivacemente protestato contro un’opzione considerata vessatoria per i molti correntisti di nazionalità russa, ma che ora complica ulteriormente la situazione nell’isola, aprendo paradossalmente scenari inattesi proprio nei rapporti con la Russia. Ieri sera il presidente cipriota Anastasiadis aveva parlato telefonicamente con Putin per fare il punto sulla situazione: il presidente russo aveva espresso tutte le sue preoccupazioni per “l’esproprio” (definito proprio così) sui conti correnti dei suoi concittadini, evidenziando che una simile misura andrebbe a ledere gli interessi russi a Cipro. Oggi una delegazione cipriota guidata dal ministro delle Finanze Sarris è volato nella capitale russa per incontrare il proprio omologo Siluanov: sul tavolo, la rinegoziazione del prestito da 2,5 miliardi di euro al tasso del 4,5% annuo erogato dalla Russia nel 2011, debito che Cipro con tutta probabilità chiederà di spalmare in ulteriori cinque anni.
Ma dietro questa trasferta moscovita potrebbe esserci anche una precisa volontà di Nicosia di tirar dentro la Russia nell’operazione di salvataggio di un Paese al collasso. L’anomala presenza del ministro cipriota per il Commercio, Industria e Turismo Lakkotripis, in una delegazione diretta ad un vertice finanziario, lascia infati pensare che a Mosca la rinegoziazione del prestito del 2011 non sia stato l’unico tema in agenda, e che le parti stiano lavorando a qualcos’altro.
L’ipotesi è che la Russia, concedendo una nuova linea di credito che eviti di metter mano sui soldi dei suoi cittadini, possa chiedere a Cipro qualcosa in cambio. Che cosa? Ad esempio le quote azionarie della Laiki Bank, di fatto nazionalizzata nel 2012 dopo un maxiprestito statale da 1,8 miliardi di euro (anche se la notizia, riportata dal Washington Post, è stata smentita in serata) oppure concessioni in campo energetico. La Gazprom, ad esempio, è interessata alle promettenti riserve di gas cipriote, e aveva già in precedenza proposto a Nicosia un piano di salvataggio privato attraverso un prestito in cambio dei diritti di sfruttamento su giacimenti off-shore nel Mediterraneo orientale.
Una situazione molto simile a quella verificatasi nella primavera 2011 in Bielorussia, dopo il crack monetario che colpì l’ex repubblica sovietica: il maxiprestito di salvataggio concesso da Mosca consentì al colosso energetico russo di fare un sol boccone della BeltransGaz, la compagnia energetica nazionale di Minsk.