Non esiste progetto più aperto dei Mamiffer (Faith Coloccia, cioè House Of Low Culture, e Aaron Turner, cioè Isis, Hydra Head Jodis, Old Man Gloom…) così come non sono tanti i gruppi più anarchici dei krautrockers Circle (qui rappresentati da Jussi Lehtisalo e Mika Rättö).
La partita tra questi eccentrici si gioca in casa dei finlandesi, nello specifico in una chiesa provvista di organo Paschen. Le caratteristiche più note di due formazioni comunque non incasellabili (rispettivamente minimalismo pianistico e reiterazione esasperata) spariscono e nasce qualcosa di diverso, come prevedibile drone, ma con libertà assoluta di ricamarci sopra quello che meglio si crede. La testa, quindi, va a Dømkirke dei Sunn O))), con Steve Moore seduto di fronte al principe degli strumenti, e una situazione per entrambi live, dato che alla fin fine Enharmonic Intervals è stato registrato in un giorno. In comune, come ovvio, c’è anzitutto l’estensione infinita delle note dell’organo, che – casomai sfuggisse – sappiamo non essere un’invenzione di due ex metallari americani, il che permette ai Mamiffer e ai Circle di tornare indietro fino a Riley: un bravo dj non avrebbe problemi a far confluire l’ultima traccia di questo split nella prima di Dømkirke, o viceversa. Proseguendo il raffronto, Turner – al pari dei suoi amici di casa Southern Lord – entra con suoni pesanti di chitarra, oltre che con la sua voce: efficace soprattutto quando i suoi interventi sono brevi disturbi rugginosi, non cerca, almeno non sempre, “l’enormità” e lo scavo nel profondo della coppia Anderson/O’Malley. Del resto, il primo pezzo, essenzialmente drone e per forza di cose molto immediato (non erano, appunto, chiusi da due mesi in uno studio) è devastante nel suo spostarsi su frequenze meno “doom” e più alte e taglienti, grazie anche all’aggiunta posteriore e molto intelligente/furba della viola di Eyvind Kang, che però è pur sempre un altro degli uomini di fiducia dei Sunn O))), apparso in Monoliths & Dimensions, Altar e nel nuovo progetto Ensemble Pearl. Anche “Vessel Full Of Worms”, grigia e deprimente, segue una strada destrutturata, ma Enharmonic Intervals gioca pure altre carte, come ad esempio “Tumulus”, molto più “suonata” e melodica, con un uso delle percussioni che la rende a una specie di versione particolarissima dei Dead Can Dance. Da dimenticare, invece, “Mätäneminem”, una sorta di tentativo “operistico” riuscito male (non si capisce se ci sia dell’ironia sotto, e di nuovo viene in mente Dømkirke, quando Attila Csihar stecca nel tentativo d’essere “solenne” in maniera “tradizionale”).
Tiratura limitata, artwork eccelso, nomi di sicuro richiamo: le motivazioni per collezionare questo vinile (non è forse una delle leve azionate dalla Sige?) ci sono tutte, compresi alcuni ottimi momenti di musica.
Tracklist
A1 Kaksonen 1
A2 Parting Of Bodies
B1 Vaso Luna
B2 Tumulus
B3 Vessel Full Of Worms
C1 Mätäneminen
C2 Kakksonen 2 (Artemesia)