Una scelta, scrive qualcuno, che consente di “non far morire uno dei simboli del giornalismo milanese, lombardo e italiano”. Simbolo che un anno fa aveva ricevuto lo sfratto dal lussuoso e centrale Palazzo Serbelloni.
Canone d’affitto annuo della nuova sede? 400.000 euro (circa 800 mln delle vecchie e in alcuni casi rimpiante lirette) “largamente coperto dalle entrate” che potranno derivare da attività varie ed eventuali naturalmente “compatibili con le finalità del sindacato”.
Secondo alcuni ferventi sostenitori della scelta, l’attività commerciale “che svolge il circolo è per l’appunto compatibile con le finalità del sindacato” e la dissonanza –come sostenuto dai contrari alla scelta- non esiste. “Il Circolo – si legge in una nota – è un veicolo di promozione, con le sue vaste attività culturali, della professione giornalistica”.
Non solo ma, conclude la nota, “gli eventuali utili verranno investiti nel sostegno ai colleghi in difficoltà”.
Non sembra peraltro che le frequentazioni dei giornalisti al Circolo della Stampa siano mai state così assidue né numerose, al di là di una ormai vecchia “befanata”, di qualche matrimonio nel Salone degli Specchi e di una qualche assemblea e negli ultimi tempi erano pure diminuite.
Certo il Circolo è un veicolo di promozione della professione giornalistica. Sorge il dubbio, però, che si faccia riferimento ad una professione d’antan. Da ricordare, magari anche da studiare, ma appartenente al passato.
Non si contano i convegni e le conferenze sulla professione giornalistica oggi. Risulta abbiano registrato ogni volta grande partecipazione. Evidentemente, però, non da chi si ostina a vedere solo quello che vuol vedere.
Ma questa, appunto, è storia. Oggi, inutile dilungarsi e polemizzare, l’immagine del giornalista è quella di un apparecchio elettronico (cellulare di 5 o 6a generazione, iPhone, iPad e via di questo passo) chi lo manovra, in quella immagine, non è più così importante. Anzi lo è sempre meno.
Certo il Circolo della Stampa è importante. Per la storia del sindacato lombardo, forse. Per qualche glorioso giornalista, sicuramente.
Però, sia consentito, questa situazione assomiglia molto a quella del Paese laddove agli interessi generali si antepongono quelli di pochi.
La maggioranza però ha approvato e in democrazia, per fortuna, le sue decisioni sono valide e meritano rispetto.
La maggioranza del Consiglio direttivo dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, il sindacato lombardo dei giornalisti, ha approvato di spendere 4,8 mln di euro nei prossimi 12 anni per non far mancare una sede al Circolo della Stampa.
Nel frattempo, verrebbe da dire se non fosse che nel nuovo “vecchio” Circolo della Stampa non c’è il famoso ristorante, i giornalisti in difficoltà vadano pure a pranzo e a cena in corso Venezia 48. Lì, distribuiti su tre piani, ci sono ad attenderli gli splendidi 1400 metri quadri di Circolo della Stampa.
“Ambienti gentilizi –si legge nella home page del sito del Circolo della Stampa- creati dall’architetto Antonio Citterio chiamato nel 1908 dalla famiglia Bocconi a realizzare l’opera. Entrando, a sinistra, una imponente scalinata, con corrimano impreziosito da statue bronzee, porta al piano nobile dove si estende un luminosissimo salone che guarda il giardino interno ristrutturato nel suo stile originario. Ai lati ampie sale, caratterizzate da stucchi, specchi e soffitti affrescati, si affacciano sui giardini di Porta Venezia progettati e realizzati tra il 1782 e il 1789 dall’architetto Giuseppe Piermarini”.
Cari giornalisti magari sarete in difficoltà, è vero, ma vuoi mettere con un Circolo così…..
Ps: Ci sia consentita un’ultima considerazione: come è che proprio i giornalisti che si ergono a paladini della trasparenza e che per questo lottano, nascondono i loro conti? Girovagando sui vari siti non se ne ha notizia. Su questo dove sono i “gloriosi” professionisti della Libertà di stampa?