Scritto da: MauroTozzato
L'8 ottobre è uscito l'atteso libro di Friedman su Berlusconi: My Way. Di fatto i numerosi interventi di La Grassa su questo blog hanno illuminato in maniera ben più efficace dei commenti che qui riporterò l'autentica parabola dell'ex-cavaliere. E proprio di recente GLG ha rimarcato la funzione particolarmente dannosa che egli sta attualmente svolgendo nella dinamica conflittuale della politica all'interno del nostro paese e la particolare sudditanza nei confronti dell'egemonismo americano. Mi sembra comunque utile presentare le prime impressioni riportate da alcune fonti riguardo a questo libro. Sul Sole 24 ore, Paolo Bricco, scrive:
Si nota subito, e non poteva non essere altrimenti, la maniera in cui il presidente americano viene accostato agli eventi. Obama avrebbe mantenuto un profilo basso mentre i "cattivi" sarebbero stati ancora una volta individuati nei capi politici della Francia e della Germania. Il leader Usa, promotore della strategia del caos, sarebbe stato solo a guardare ed avrebbe anzi mostrato una sorta di "pudore" di fronte al "complotto". Inutile ripetere a questo punto ciò che La Grassa ha detto in proposito numerose volte e ciò che, comunque, un "sano intelletto" dovrebbe facilmente comprendere. Dal tono apparentemente più graffiante - ma assolutamente concorde nel ritenere indiscutibile la reputazione e la "moralità" del "Capo", intoccabile autorità simile al "Re del Mondo" guenoniano - anche le osservazioni tratte dal sito
Ovviamente suona paradossale anche il fatto che venga attribuito all'ex presdelarep un ruolo così decisivo nei "giochi" di cui si parla facendo finta di ignorare che Napolitano ha , da sempre, agito in sintonia con i vertici "democratici" Usa e svolto la funzione di vero e proprio governatore, su mandato degli americani, nel nostro paese, per un lungo periodo negli ultimi anni. Altro punto da rilevare è dove si afferma che "Silvio Berlusconi era divenuto per la Germania e per la Francia un personaggio scomodo anche a causa dei rapporti intimi instaurati sia con la Russia di Putin, con gli Stati Uniti..."; sembrerebbe, quasi, che i buoni rapporti stabiliti dall'uomo di Arcore con Bush jr. e i repubblicani fossero anch'essi particolarmente sgraditi agli europei, ovvero all'asse Berlino-Parigi. Su questo punto non ho le idee chiare mentre, invece, da parte di La Grassa e Petrosillo, mi pare che qualche ipotesi sia stata avanzata. Tornando alla recensione di Paolo Bricco, possiamo ancora rilevare dei passi in cui l'operato di Berlusconi (in politica estera), per alcuni anni e fino alla sua "caduta", viene valutato in maniera sostanzialmente positiva e meritevole:
Con l'aiuto di un articolo di Antonella Scott pubblicato sul Sole 24 ore nel 2012 provo, adesso, a riassumere in un ultimo frammento i rapporti intercorsi tra Berlusconi e Putin tra il 2001 e il 2003. C'è da considerare , comunque, che il rapporto tra i due è rimasto, fino ad ora, sostanzialmente cordiale anche perché il presidente russo trova vantaggioso mantenere un dialogo con un personaggio che gli permette di relazionarsi rispetto ad alcune aziende e personalità europee e comunque di non perdere alcuni importanti contatti. Penso, inoltre, che non si debba sottovalutare l'importanza delle conseguenze che le posizioni berlusconiane riguardo alla seconda guerra del Golfo hanno prodotto negli Usa. Nonostante i buoni rapporti dell'allora premier italiano con Bush jr. è da ritenere verosimile che non solo il partito democratico ma anche una buona parte di quello repubblicano non abbia gradito il fronte europeo contrario alla guerra che coinvolse principalmente Germania, Francia e Italia e che si manifestò con il veto posto dalla Francia nel consiglio di sicurezza dell'Onu. Questi avvenimenti decretarono fra l'altro la completa dissoluzione di questo organismo sovranazionale riguardo alla sua funzione politica e la sua sopravvivenza soltanto come apparato burocratico-amministrativo di coordinamento per alcune agenzie interstatali (Unesco, Unicef, ecc.). Così scrive A. Scott nell'articolo sopra citato:
Il successivo fallimento del progetto South Stream, all'inizio joint venture Eni-Gazprom poi allargata a tedeschi e francesi, è storia recente. E tutta da seguire è la "guerra del gas", che vede coinvolti tutti i paesi nello spazio che va dagli Usa all'Asia centrale, con gli enormi problemi economici e geopolitici che gli sforzi per la realizzazione di North Stream, Tap e Turkish Stream implicano.
Il gasdotto è stato costruito da , una joint-venture con sede in Olanda costituita dalla russa , con l'intento di diversificare le rotte di fornitura del gas russo alla Turchia ed evitare il passaggio in Paesi terzi., una branca di Gazprom, si svolse tra il 2000 ed il 2002, e quello della tratta offshore tra il 2001 ed il 2002 ad opera di Saipem.
I lavori di progettazione iniziarono nel 1997. Nel 1999 Gazprom ed ENI (tramite Saipem) firmarono il Memorandum of Understanding del progetto e il 16 novembre 1999 costituirono la Blue Stream Pipeline.
La costruzione della tratta in territorio russo, ad opera di
L'opera è lunga nel complesso 1213 km - di cui 373 su suolo russo, 396 offshore e 444 su suolo turco. Il gasdotto fu aperto ai primi flussi di gas naturale nel febbraio 2003, ma alcuni ritardi nelle trattative tra Turchia e Russia sui prezzi del gas ritardarono l'inaugurazione ufficiale fino al novembre 2005.
La capacità massima di trasporto del gasdotto è stata calcolata in circa 16 miliardi di metri cubi di gas all'anno.
La Blue Stream Pipeline è proprietaria della sezione sottomarina del gasdotto, inclusa la stazione di compressione di Beregovaya, mentre Gazprom detiene e gestisce la sezione in territorio russo del gasdotto, e la parte in zona turca è detenuta e gestita dalla compagnia di energia turca Botas.
Maggiori informazioni:
Mauro Tozzato 14.10.2015