In effetti c'è una nicchia di viveur che affermano che stare in città ad agosto è un'esperienza trascendentale, rasserenante, che aiuta a ritrovare l'equilibrio con se stessi. Ma vuoi mettere, le strade senza traffico? E' una delle argomentazioni più utilizzate. C'è una pace, finalmente in ufficio riesco a fare tutto ciò che ho sempre rimandato durante l'anno, dice la versione finto-workaholic.
Nonostante possa constatare con i miei occhi gli indubbi benefici elencati dai signori di cui sopra (i quali, guarda caso, non sono mai stati costretti a stare in città ad agosto, ma semmai l'hanno scelto), a me, purtroppo, stare in città ad agosto fa sentire un cane abbandonato.
Che io mi trascini nel caldo torrido di Milano, o nel freddo antipatico di Bruxelles, la sostanza non cambia. Quello che conta è che "tutti" sono fuori città. E io mi crogiolo in un vittimismo eroico, indugiando appena sulle foto che gli amici più fortunati postano online da Milano Marittima o dalla Thailandia.
Soffro in silenzio nella città d'agosto, anche se so che prima o poi il mio turno di vacanza verrà. In fondo, c'è più gusto a raggiungere una meta se prima c'è un po' di sofferenza.