Cosa può fare la società civile partenopea per traghettare la città di Napoli fuori dal dominio della violenza, dell’illegalità, della logica del compromesso e da quella endemica rassegnazione che contraddistingue i suoi abitanti?
È molto difficile dare una risposta a questa domanda e, di certo, una soluzione univoca, qualunque essa sia, risulterebbe superficiale e incapace di ovviare a problemi estremamente complessi, generati da una realtà varia e mutevole, difficile non solo da modificare ma anche da studiare e comprendere.
Tra le, sicuramente piccole, cose che qualche napoletano “di buona volontà” si è inventato c’è di sicuro la fondazione della Città di Partenope, una comunità virtuosa (come è definita dal suo creatore, il pubblicitario Claudio Agrelli) che intende raccogliere intorno a sé quei napoletani stanchi di essere associati ai loschi concittadini dei quali si parla in TV e sulla carta stampata e che sono estranei “non solo a camorra e microcriminalità ma anche a volgarità e malcostume”.
Per queste persone è istituita una vera e propria Angrafe Comunale che rilascia una Carta di Identità. Ai cittadini di Partenope non è richiesto nulla se non l’osservanza al Codice Eticocittadino, una sorta di decalogo che racchiude norme semplicissime, al limite della banalità, come “non parcheggiare in seconda fila né sui marciapiedi” o “non buttare nulla per terra né in mare”, che però se rispettate da tutti permetterebbero un sicuro innalzamento del livello di vivibilità cittadino.
Insomma, un’idea originale e di sicuro meritoria, forse leggermente populista perché fondata su bisogni semplici ed elementari, che non sottendono una forte logica o una ideologia. Forse un limite. O un punto di forza.
Link esterno
Città di Partenope
da “Lo Stregatto” dell’8 Settembre 2010