E, del resto, anche solo a scorrere con rapidità la bibliografia in italiano dell’autore, si ritrovano titoli eloquenti, da La crisi della modernità a Breve storia del neoliberismo, da L’esperienza del capitale a L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza. Harvey, geografo di formazione ma, più ancora, storico, sociologo e politologo di vocazione, è considerato lo studioso che, negli ultimi anni, più e meglio di altri ha saputo riprendere in mano, con onestà e accortezza, le tesi marxiste classiche, evidenziandone limiti e mancanze, sottolineandone punti di forza, e applicandole a una nuova critica al capitalismo globale e al neoliberismo. In questo senso, Città ribelli è un esempio quasi paradigmatico del pensiero di Harvey. L’idea di fondo è molto semplice, quasi elementare: bisogna partire da un nome, e da un anno. Il nome è quello, celebre, di Henri Lefebvre, e l’anno è il 1967, con l’uscita del primo volume dell’opera Il diritto alla città.
Ma cosa è il diritto alla città? Un «tipo di diritto collettivo», di certo, ma non basta, poiché è necessario capire cosa è davvero la città, e come formalizzare i processi, le direttrici che informano questa entità, così familiare alle nostre concezioni, eppure, a volte, tanto “aliena”. Dunque Harvey chiama in causa Robert Park, sociologo urbano, che definisce la città come «il tentativo più coerente e nel complesso più riuscito da parte dell’uomo di plasmare il mondo in cui vive in funzione dei propri desideri».
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E, in fin dei conti, risiede proprio in ciò la gustosità del saggio di Harvey, che ricostruisce e riflette allo stesso tempo, partendo da lontano, senza dubbio, e utilizzando qualche categoria che è necessario padroneggiare per comprendere il senso generale dell’operazione critica, ma riuscendo in scioltezza a condurre una sorta di storia, seppure anomala, dei reclami manifestati in giro per il mondo, sul diritto a “riavere” indietro gli spazi delle città.
In questa prospettiva, delle due grandi sezioni in cui il volume è suddiviso, la seconda, che dà anche il titolo al saggio, la fa da padrone e dimostra, e crediamo ce ne sia ancora bisogno, che sul terreno delle rivendicazioni, Marx, Occupy, anticapitalismo. liberismo, lotta di classe urbana, no-global, si incontrano, e scontrano, anche se spesso senza la piena consapevolezza, “storica” diremmo, che questo stia accadendo.
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