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Cittadini presi a bombe d’acqua

Creato il 05 settembre 2015 da Albertocapece

1391973_593552890702904_434052_nForse è stato il fascismo con la sua ridicola retorica guerresca a sdoganare il termine bomba come sostantivo, prefisso o suffisso, talvolta usato in senso tecnico come autobomba o bomba carta, più spesso usato in funzione enfatica come notizia bomba, è una bomba o da qualche anno a questa parte bomba d’acqua, usata al posto di nubifragio, temporale, piovasco, rovescio, acquazzone L’espressione è certamente efficace, ma non ci sarebbe ragione di usarla con tanta frequenza e insistenza se non fosse che essa, come espressione nuova segna una sorta di cesura col passato. Un passato in cui c’erano lo stesso nubifragi e rovesci anche violenti, ma che in genere non causavano allagamenti, straripamenti, frane e altri disastri semplicemente perché il territorio era curato, i tombini liberi, la manutenzione costante, la cementificazione più contenuta, le strade costruite o rimesse a posto con più attenzione, le metropolitane realizzate per non allagarsi. Poi qualcosa si è rotto: il clientelismo, la congiunzione sempre più stretta tra affari e politica, lo stesso disinteresse dei cittadini, l’avidità generale e non ultima la nascita di veri e propri sistemi corruttivi ha relegato in un angolo la buona amministrazione e con essa la tutela del territorio.

Così è stato necessario ricorrere a una nuova espressione che nascondesse questa disintegrazione civile mettendola tutta sul piatto del cambiamento climatico, invocato quando si tratta di trovare una giustificazione, negato o rinnegato quando si tratta di fare qualcosa per evitarne le conseguenze future. Certo i fenomeni estremi sono più frequenti, ma si abbattono su un territorio senza più difese, anzi offeso in molti modi, nel quale, come a Roma, dodici minuti di pioggia intensa possono allagare strade e sottopassi a causa soprattutto di tombini e caditoie intasati e non sboccati, possono abbattere alberi la cura dei quali è ormai trascurata.

Posso testimoniare di questo passaggio persino in una delle città meglio amministrate del Paese: quando ero bambino a Bologna cadeva tanta neve che ci si divertiva a costruire igloo nei cortili. Le strade erano però pulite regolarmente, i marciapiedi sgomberati, tram e autobus funzionavano regolarmente o quasi, per cui gli unici veri inconvenienti erano gli scivoloni. Poi il clima cominciò a cambiare e le grandi nevicate lasciarono il posto a semplici spolverate di neve. Così quanto arrivò di nuovo la neve vera, nell’inverno del ’77 la città si ritrovò completamente paralizzata per parecchi giorni con strade cittadine, statali e autostrade impercorribili e la stazione bloccata per la prima volta dopo l’unificazione del Paese, causando enormi ritardi su tutte le tratte visto che si doveva evitare il nodo di Bologna. Solo a fatica e ripristinando i vecchi collegamenti col mondo agricolo e i suoi trattori, una volta regolarmente usati come spazzaneve, che si riuscì finalmente a liberare la città. Eppure nessuno aveva ipotizzato che non vi potessero essere nevicate come si deve: semplicemente era stato più comodo depistare quei pochi fondi e quel po’ di organizzazione su altro, approfittando della temporanea clemenza climatica.

La stessa cosa accade adesso quando dopo decenni di fragilizzazione del territorio ogni volta che viene una piova più forte del normale, cosa che ovviamente accade con certezza e con un ritmo sempre più accelerato, si grida alla bomba d’acqua, all’evento eccezionale e imprevedibile contro il quale non si può nulla. Dopo il breve nubifragio di ieri è stato il capo della protezione civile nella capitale a dare il senso della situazione asserendo che sul territorio (ma quale precisamente?) ci sarebbero 60 associazioni di volontariato antincendio boschivo pronte a mobilitarsi. Il che in parole più povere vuole dire non si è in grado di affrontare la situazione, qualora il nubifragio si facesse serio e che i cosiddetti piani messi a punto, pur nel loro minimalismo non sembrano partire mai. Purtroppo la stessa cosa accade un po’ dovunque persino nel Veneto dopo i temporali, ribattezzati bombe d’acqua fanno disastri visto che i problemi non vengono mai affrontati e di anno in anno si sedimentano. Così bomba d’acqua, disgraziatamente non attribuibile all’Isis, serve a salvare le coscienze di amministratori e cittadini.


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