Mercoledì sera sono andata con un’amica all’inaugurazione del primo Heritage Film Festival, una boccata d’aria fresca nel soffocante “panorama culturale” abudhabino.
Il festival, organizzato dal Goethe Institut – Gulf Region in collaborazione con le ambasciate tedesca e svizzera negli Emirati Arabi Uniti e con i festival cinematografici di Abu Dhabi e di Dubai, si è tenuto all’aperto, nella cornice dell’Heritage Village, uno dei posti più belli e quieti della città, dal 23 al 26 febbraio.
Il tema del festival è stato “Homeland & Identity”, ovvero una riflessione sull’Heimat, concetto difficilmente traducibile in italiano, ma che pervade un po’ tutte le società multiculturali e, proprio per questo, adatto al contesto emiratino.
Purtroppo ho partecipato solo alla serata inaugurale, che in apertura presentava un divertente corto in italiano del regista ticinese Fulvio Bernasconi, “Hopp Schwyz”, prima di passare al piatto forte (nonché mio principale motivo d’interesse): “City of Life“, una sorta di “Crash” in salsa emiratina.
Bel film, una di quelle storie quasi hollywoodiane di cui Dubai è lo sfondo perfetto (e poi il giovane regista -un gran figo!- va incoraggiato), ma che lascia davvero l’amaro in bocca quando, a proiezione finita, si riflette sull’inquietante realtà della vita che si conduce da queste parti.
Ecco, io ne consiglierei la visione a quelli che ancora hanno il “sogno dubaita” e che credono sia sempre tutto oro quel che luccica…
p.s.: il titolo del film viene da un (appropriatissimo) vecchio soprannome della città in arabo (دار الحاية).
- ascolto: Street Spirit (Radiohead)
- mood: oNdIvAgO