I membri della classe politica hanno un’immagine sociale a tal punto anemica e deteriorata, da dover ricorrere a trasfusioni di personalità della società civile. Capita ai nobili di sangue blu che il sangue marcisca a forza di riprodursi tra parenti consanguinei. Capita ai politici d’auto blu che la loro levatura si rattrappisca a forza di passarsi lo scranno per eredità di accondiscendente saper stare in meccanismi oliati.
Così, per concedere un contentino alle lamentele della gente, le forze politiche si sono viste costrette a concedere qualcosa ai civili, a coloro che la politica non la fanno di professione, come è uso dei mercenaridei voti di scambio e quant’altro. È indubbiamente operazione di marketing compiacente, in ogni caso non è certo indice di spontaneo ravvedimento o disinteressato proponimento politico. Quando un atto scaturisce dalla costrizione o dalla tardiva risposta a reiterate lamentele, siamo tutt’al più di fronte a scaltro, opportunistico buon senso politicante. Manca, e ha fallito,una precedente proposta, limpida, che scaturisse davvero e unicamente per il bene del Paese.
La maggior parte delle “liste civiche”, i tanti appelli ai migliori rappresentanti della società civile, non nascono per il bene del Paese, non nascono nemmeno per il bene della Politica. Nascono sotto l’egida e il controllo dei politici attuali, innanzitutto per il bene di quest’ultimi. Le “iniezioni civiche” potranno anche arrecare positività, alla fine del discorso. Ma il “discorso civico” nasce su concessione, e sotto stretta sorveglianza, proprio di quella cattiva politica, che le forze della società civile avrebbero il compito di contrastare e rinnovare. A ben guardare, rischia di essere una delle tante situazioni per le quali, dietro la facciata, nulla cambia, poiché a gestire la presunta novità ci sono i soliti vecchi noti.
A ragionarci sopra, si rischia il corto circuito. Se le varie forze politiche hanno individuato i rispettivi testimonial della società civile, a sua volta la società civile contribuisce a scegliere ed eleggere i propri rappresentanti politici.La dico diversamente, in forma di interrogativi.Quali elementi autorizzano a pensare che esista uno scarto di maggiore moralità e competenza nelle forze civili rispetto alle forze politiche?Cosa fa pensare che una società che esprime questo livello di rappresentanza politica, possa celare al proprio interno insperate risorse civiche da offrire all’agone politico?Le risorse della società civile, una volta che fanno politica, non diventano parte politica della società? Si pensa che i politici siano dei marziani, messi dal dio Porcellum a dominare la società civile? O non sono piuttosto la coerente rappresentanza (soprattutto con le attuali regole elettorali) di governo, della corrispettiva società, della quale anch’essi sono parte integrante?
Forse, dai rappresentanti delle società civile, andrebbero sempre selezionati gli elementi più competenti, con maggior senso civico (moralità politica). Questi individui fanno politica, riempiendo la parola “politico” di un significato positivo, con azioni apprezzabili a favore della società.
Per adesso c’è soltanto il rischio che qualcuno faccia il paladino dell’anti-politica e che qualcun altro voglia tenere in piedi la cattiva politica, dietro la facciata della fotogenica società civile.Stiamo ancora a uno scenario di scaltra gestione politicante delle risorse umane della società civile. I politici lasciano comodamente credere che al momento hanno bisogno d’aiuto di personalità della società civile, ognuno ammettendo con falsa umiltà i limiti degli altri politici, nessuno riconoscendo la propria inadeguatezza.Raggiungono insomma tutti gli scopi prefissati. Fanno autocritica, danno ascolto magnanimi alle lamentele di chi li critica, accolgono a braccia aperte le migliori personalità indicate dalla società civile. In esse vi si rispecchiano per il consenso, con esse spartiranno le eventuali colpe, prendendosene i meriti, facendosene scudo.
Invocano il ricambio con convinzione, se ne mostrano artefici e facilitatori, fan credere di farlo affinché di fatto non ci sia alcun ricambio.A tirare le fila rimangono loro. Sulla nave Politicantesi può imbarcare tutta la ciurma civile che si vuole. Sul ponte di comando rimangono i soliti, armatori e capitani di lungo corso.Nessun politico viene buttato a mare.
L'unica è sperare che dal porto della società civile, se davvero questa risorsa esiste, venga varata una nave chiamata Buona Politica. E faccia vela verso nuovi orizzonti, dove non si prendono in giro gli indigeni con le perline colorate delle "liste civiche".
K.