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Civiltà ed ormoni ovvero strapparsi i capelli tra donne incinte non è peccato, ma non è nemmeno uno spettacolo edificante.

Creato il 09 dicembre 2013 da Phoebe1976 @phoebe1976

Civiltà ed ormoni ovvero strapparsi i capelli tra donne incinte non è peccato, ma non è nemmeno uno spettacolo edificante.

5391171-168688-silhouette-of-pregnant-woman-retro-illustratHo deciso di fare la visita per una eventuale epidurale al momento del parto. E questo nonostante le ostetriche del corso che sto seguendo lancino anatemi e peana lamentosi alla sola nomia della terribile puntura.

Io, da donna pratica (vabbè, almeno in queste cose) mi son detta che non avendo mai partorito in vita non c'è ragione per precludersi vie alternative.

E poi, insomma, parliamoci chiaro: è gratis e basta fare un colloquio prima con l'anestesista. Che ci vuole?

Si tratta delle solite domande pre-intervento: la famiglia? Tutto bene? Allergie? Blabla blabla.

Prenoto la visita e vado all'ospedale, informandomi prima sull'orario. Che è, come nelle migliori e più organizzate democrazie terzomondiste il seguente: tutti alle 14:00, poi chi prima arriva meglio alloggia.

Esco dal lavoro alle 13 e mi fiondo, trovando sedute nell'atrio già quattro persone avanti a me. E niente numeri. Vabbè, mi dico, siamo un paese civile in fondo, no? Lo sappiamo chi c'è prima e chi è arrivato dopo, un po' come dal fruttivendolo. Abbiamo noi mica bisogno di una certificazione? Sioamo forse galline?

Sì, ne abbiamo bisogno.

La gente sbuffa, si affastella nel corridoio, arrivano almeno altre venti donne palesemente portatrici di pancia. La contabilità per le priorità acquisite diventa difficile, l'attesa è resa aspra dalla mancanza di sedie e dalla lontananza della toilette.

Alle 14 in punto arriva una infermiera che tira fuori da uno stanzino il dispenser dei numeri come dal macellaio della Coop. 

Ed è subito guerra.

Immaginate 25 plantigradi (me compresa) che corrono verso il numerino. La vincitrice, più fresca delle altre perché appena arrivata, strappa il numero 1 tutta tronfia. 

"Scusa, guarda che c'è gente in fila da più di un ora"

"E quindi?"

"E quindi non credo che sia tu il numero uno, ma è lei" sentenzio indicando una ragazza con gli occhiali modello Arisa rimasta seduta stringendo la cartellina delle analisi in grembo.

"Certo, come no"

"E poi lei è la seconda, e la terza, la quarta ed infine io. Poi ho perso il conto e fai come vuoi tu."

"Ma io ho preso il numero uno" protesta indispettita.

"Guarda cocchina che qui c'abbiamo tutti gli ormoni impazziti ed io non è che c'avessi un buon carattere manco prima. Vogliamo litigare? Che dici?"

Avverto dietro di me la presenza confortante delle altre future puerpere, i cui occhi iniettati di sangue mi fanno intendere che sono pronte a sgozzare la povera scema al mio via.

Mi sento molto il Governatore in questo momento.

La mentecatta, nel frattempo, stringe il numero tra pollice ed indice, rifiutandosi di cedere e serrando le labbra.

Sto per liberare le belve alle mie spalle, quando la dottoressa esce dalla stanza chiamando il numero 1. Con un movimento fluido, Arisa si alza, strappa il bigliettino dalle mani della prepotente ed entra per la visita, lasciando il mondo in fermo immagine.

Come si chiude la porta, prendo in mano la situazione distribuendo i bigliettini fino al numero 5 (cioè il mio) e lasciando le altre ad accapigliarsi.

Non posso salvare tutto il mondo, me ne basta una fetta.


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