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Clacsoon: il pollice verso l’alto 2.0. Intervista a Giuseppe Colistra

Creato il 08 ottobre 2014 da Alessandro Ligas @TTecnologico

L’innovazione è portare qualcosa di nuovo in qualcosa di vecchio. E cosa c’è di più vecchio di un pollice alzato a bordo strada? (Giuseppe Colistra)

Clacsoon: il pollice verso l’alto 2.0. Intervista a Giuseppe Colistra
Viaggiare è sempre un’esperienza affascinante. Permette di ampliare le nostre conoscenze, incontrare persone nuove, vedere posti nuovi. Nel breve periodo del nostro viaggio diveniamo cosmopoliti, cittadini del mondo, sentendoci parte di quella nuova comunità. Ma un viaggio non è soltanto quello delle vacanze, un viaggio è anche uno spostamento di pochi kilometri o all’interno della stessa città. Ogni esperienza che facciamo non è mai uguale a se stessa ed ha una sua storia: è sempre un percorso nuovo. Ciò che conta, e che fa la differenza, è sempre il punto di vista dell’osservatore, di chi viaggia, mai uguale al precedente.

Esistono tanti modi di viaggiare e di vivere un viaggio. Negli anni ’70, soprattutto negli Stati Uniti e nei paesi dell’Est Europa andava di moda l’autostop, ossia ci si fermava sul ciglio di una strada e si chiedeva un “passaggio” gratuitamente ai conducenti dei mezzi che si incrociavano per poter raggiungere una meta. Il gesto che veniva usato per comunicare con gli automobilisti era semplice “il pollice della mano alzato verso l’alto”. Con il passare degli anni questa pratica è scesa in disuso principalmente per l’aumento del tenore di vita e per la maggiore diffusione delle automobili.

Rispetto ad un viaggio organizzato l’autostoppista non ha certezze su dove passare la notte o quale possa essere il percorso per arrivare a destinazione. Principalmente viene fatto per spirito di avventura o magari per esigenze dettate dalle necessità.

Ma viaggiare come autostoppista non è esente da problemi come l’incertezza di poter effettivamente riceve un passaggio, o magari di dover viaggiare in posti scomodi e stretti. Per minimizzare questi problemi, nell’era del 2.0, sono nati siti web ed applicazioni che agevolano gli spostamenti.

Recentemente ha preso il via un nuovo servizio che in real-time permette di chiedere passaggi in auto: Clacsoon. L’app, sviluppata dalla società GreenShare srl, spinoff dell’Università di Cagliari, è nata per rispondere all’esigenza di condividere piccoli spostamenti quotidiani, nell’ottica del risparmio e dell’ecosostenibilità. Il principio è quello di ridurre i costi di trasporto dell’auto contribuire a diminuire la congestione stradale, minimizzando la richiesta di aree destinate al parcheggio. Senza contare che meno auto in circolazione significa anche meno CO2 e polveri sottili, quindi una migliore qualità dell’aria in città. Luigi Atzori, professore al Multimedia Communications Laboratory presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’Università di Cagliari, ed uno dei fondatori della Startup, ha scritto nel blog del neonato servizio “Per noi questo non è un punto di arrivo, ma solo una piccola tappa del nostro viaggio. Stiamo già sviluppando l’applicazione per gli iPhone e stiamo già lavorando a miglioramenti e modifiche al sistema per i prossimi mesi. Non ci fermiamo e ci aspettiamo che il lavoro sarà sempre di più”.

Il servizio si basa sulla completa automazione del servizio, e sulla velocità, infatti è possibile accedere in tempo reale alle informazioni sul viaggio e sul possibile compagno di viaggio. Inoltre è possibile comunicare con lui tramite un servizio di messaggistica istantanea.

Abbiamo incontrato Giuseppe Colistra CEO di Clacsoon che ci ha raccontato la sua idea.

Chi è “Clacsoon”,cosa fa e con che obiettivi nasce?
CLACSOON è un servizio di carpooling istantaneo, accessibile tramite app, che permette di offrire e richiedere passaggi in città in maniera semplice, sicura, economica ed ecosostenibile. Nasce con l’obiettivo di promuovere un approccio sostenibile (economico e ambientale) alla mobilità urbana.

Come è nata l’idea?
Mi capitava però di vedere sempre le macchine incolonnate (il centro di Cagliari è abbastanza congestionato) con una sola persona alla guida e i restanti quattro posti vuoti. Quindi il bisogno del popolo dei passeggeri era abbastanza chiaro, l’opportunità esisteva e dall’altra parte il guidatore non stava meglio. Era il periodo che la benzina era volata a quasi 2€ al litro e da poco la mia ragazza aveva pagato i suoi 600€ di assicurazione, 120€ di tagliando e già pensava a bollo e revisione…Chiaramente anche il popolo dei guidatori aveva le sue sofferenze, soprattutto economiche. Da qui nasce il concept che porta oggi a CLACSOON.

Come funziona l’app?
E’ davvero semplice diventare un CLACSOONER. Basta inserire la propria destinazione e in automatico il sistema propone le persone che sono disposte a condividere anche solo parte del viaggio, segnalando il miglior punto per incontrarsi. Puoi dunque controllare i vari profili e scegliere a chi inoltrare la richiesta e iniziare dunque l’esperienza di condivisione. Fai il check-in appena sali in macchina e il check-out al punto di arrivo. Il costo del viaggio lo calcola direttamente l’applicazione, che al momento del check-out, effettua anche il passaggio dei crediti dal passeggero al guidatore (in questa fase ricaricare i crediti è gratuito, in una seconda fase bisognerà acquistarli). Finito il viaggio lasci il feedback per valutare il tuo compagno di viaggio.

Vi invito a provare un’esperienza da CLACSOONER e a farci avere dei feedback!

Ad oggi è operativa soltanto per l’ambiente Android… giusto?
Sì al momento è disponibile solo per sistema Android, a Novembre contiamo di rilasciare la versione anche per iOS e inizio 2015 per Windows Phone.

Qual è il vostro modello di business?
Il nostro modello di business si basa sulla richiesta di una piccola fee sui crediti che vorranno essere riscattati. Un utente, accumulato un certo numero di crediti può decidere di riscattarli, in questo caso noi chiediamo una piccola fee. Una sorta di “malus” per l’uscita dei crediti dal sistema.

Esistono altri progetti di carpooling, il vostro per cosa si differenzia?
I sistemi attuali funzionano come una sorta di bacheca digitale. Ogni persona può inserire una richiesta o offerta di passaggio e aspettare di essere ricontattato. Quindi bisogna accordarsi su orario e punto di ritrovo. E’ dunque chiaro che questi sistemi non si adattano bene agli spostamenti in città, che spesso sono caratterizzati da esigenze estemporanee. Serviva un sistema in real-time e totalmente automatizzato per superare questi limiti.

Che ruolo ha la rete nel vostro business?
Avendo una grande impronta digital, la rete intesa come web, ha una grossa importanza. Allo stesso modo viste le interazioni sociali, alla base della sharing economy, che vogliamo stimolare hanno bisogno di una fitta rete sociale tra gli individui. Proponiamo quindi un modello in cui fondere i due aspetti.

Come è composta la squadra e come vi siete incontrati?
I primi “runner” partono dall’interno dei laboratori del DIEE dell’Università degli Studi di Cagliari. In tre: io, Michele Nitti e Virginia Pilloni eravamo studenti di dottorato, oggi loro sono post doc. Nel gruppo iniziale è presente anche Luigi Atzori, Prof. presso lo stesso dipartimento. Con loro lavoro a stretto contatto da anni e trattiamo diversi aspetti dello stesso settore di ricerca dell’Internet of Things (IoT) e condividiamo un particolare interesse per l’innovazione tecnologica. Quindi è partito tutto da una idea, che poi è diventata una chiacchierata, si è strutturata in un progetto che ci ha portato al Premio Nazionale dell’Innovazione.

Dopo la partecipazione al PNI, quindi sin dagli albori, entrano in squadra anche Antonio Solinas (responsabile R&S di Abinsula) e Massimo Farina (giurista esperto in diritto dell’informatica).

Con entrambi avevamo collaborato in diversi progetti e dopo un breve racconto della nostra idea, abbiamo condiviso sin da subito l’entusiasmo per andare fino in fondo e abbiamo fondato GreenShare srl.

Dalla fondazione a oggi il team si è strutturato ed è cresciuto con l’ingressodi talenti giovani e motivati che rispondono al nome di Matteo, Maurizio, Valentino e Terence. Contiamo di far crescere ancora la squadra per continuare a correre.

Come l’utilizzo di queste nuove tecnologie può migliorare la vita dei cittadini?
L’utilizzo delle tecnologie sicuramente aiuta la vita delle persone. Ad esempio attraverso la rete si abbattono le distanze, si affievolisce l’idea di lontano e vicino. Le differenze spaziali decadono e si può entrare in contatto con tantissime persone collegandosi con un dispositivo tascabile, da qualunque parte del mondo. Questo permette di costruire tantissimi servizi che aiutano a migliorare la qualità della vita.

Che difficoltà avete incontrato nel realizzare il vostro progetto? Come le avete risolte?
La prima difficoltà è sicuramente quella economica. Siamo riusciti a risolverla credendo fortemente nel progetto, perdendo weekend e nottate per lavorarci. Abbiamo messo dentro anche investimenti economicimettendo,come si suol dire, “la mano in tasca” ed autofinanziandoci .. Abbiamo investito molte energie nel fundraising, soprattutto cercando di migliorare la qualità della presentazione del progetto. E finalmente è arrivato un finanziamento seed da parte di Sardegna Ricerche che ci ha dato un po’ di luce e la prima spinta per partire.

Altro problema italico: la burocrazia, che ti fa perdere davvero tanto tempo anche per cose banali. Purtroppo per quello non abbiamo ancora trovato una soluzione.

Quali sono le competenze necessarie per avviare una startup in questo settore e come le avetecostruite?
Il team iniziale aveva una forte impronta tecnologica, che ci ha permesso di sviluppare abbastanza velocemente un prototipo da testare e migliorare. Abbiamo pian piano inserito figure professionali complementari che potevano portare l’expertise mancante a livello di marketing e legale.

Per quanto riguarda invece il livello di management è stato utilissimo il percorso Sistema Startup di Sardegna Ricerche, che ci ha formato su questi aspetti.

Quali risultati avete ottenuto e quali sono i vostri prossimi passi?
Abbiamo ottenuto diversi riconoscimenti, il primo posto nella startcup Sardegna del 2012 che ha premiato il concept della nostra idea e ci ha permesso di partecipare al Premio Nazionale dell’Innovazione. Nel 2014 siamo stati finalisti al premio Startup dell’anno, organizzato da PNIcube.

Il risultato più bello per ora è stato il rilascio il 1 Ottobre, della prima versione di CLACSOON sullo store di Google.

I prossimi passi sono l’uscita per sistema iOS e il potenziamento della campagna di comunicazione.

Clacsoon è un progetto che aiuta le città ad una migliore gestione del traffico cittadino, e possiamo dire che traccia la direzione per far diventare le città smart, quali altri percorsi possono essere tracciati per far diventare veramente smart una città? Ad esempio per Cagliari?
Credo che per definire una città smart, sia necessario che la città stessa sia orientata ai cittadini e ai loro bisogni, che sia in grado di gestire le risorse senza sprechi, che ogni cittadino possa prendere decisioni sulla base di informazioni aggiornate, certe, condivise e certificate. Una città smart è una città che pianifica uno sviluppo sostenibile. La Città deve quindi rispondere in modo creativo e innovativo ai principali problemi territoriali: energia, ambiente, mobilità, accessibilità, inclusione sociale, stili di vita. I percorsi sono molteplici, ma devono seguire la stessa direzione, serve coesione, collaborazione e integrazione.CLACSOON sicuramente è solo un tassello del mosaico che compone una smart city. Servono dunque tante altri tasselli per completare l’opera e serve la giusta armonia per metterle insieme.

Cagliari ad esempio ha iniziato questo percorso, i tasselli del mosaico stanno nascendo e crescendo. Bisogna continuare su questa strada e lavorare anche nella sensibilizzazione della comunità alla collaborazione, condivisione e comunicazione affinchè le singole iniziative siano valorizzatee si concorra tutti insieme all’obiettivo di diventare davvero smart.

Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo delle startup?
Molto schematicamente

  1. Snellire la burocrazia.
  2. Offrire oltre ai finanziamenti, percorsi di accompagnamento e formazione.
  3. Favorire l’incontro con gli istituti di ricerca, per favorire l’innovazione.

Cosa vuol dire per voi innovare?
Innovare non è solo avere un’idea più o meno radicale, magari ultratecnologica. Per noi l’innovazione è l’applicazione efficace e sostenibile di una nuova idea di prodotto, servizio, modello.L’innovazione è portare qualcosa di nuovo in qualcosa di vecchio. E cosa c’è di più vecchio di un pollice alzato a bordo strada?

In un “tweet” cosa consigliate a chi vuol fare impresa?
Non avere paura degli ostacoli e assorbire come una spugna tutti i consigli e feedback che si incontrano per strada.

Ti ringrazio ed in bocca al lupo


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