In attesa che la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, la rassegna parallela al, ma indipendente dal, festivalissimo (conviene ribadire il concetto, perché su Cannes gli stessi giornalisti fanno confusione) riveli al mondo il suo programma completo, ecco arrrivare le anticipazioni. E lasciano sbalorditi. Tre film che molti Cannes watchers davano per probabili, se non certi, nella selection officielle del festival maximo, e che invece spuntano qui, nella rassegna (non chiamatela minore) che il direttore Edouard Waintrop anno dopo anno sta trasformando in una corazzata. Lo s’era capito già l’anno scorso, vedendo in programma roba come Bande des filles di Céline Sciamma o P’tit Quinquin di Bruno Dumont, adesso si continua con tre colpi grossi. Tant’è che vien da pensare a una programmata politica di potenza, a una dichiarazione di guerra al Palazzo (del cinema).
1) Il film d’apertura sarà In the Shadow of Women (L’Ombre des femmes) di Philippe Garrel, auteur adorato dai cinéphile francesi e non solo da loro. Film annunciato come una storia di coppia, di tradimenti e disillusioni e sottili crudeltà, passioni, tenerezze. Come peraltro il precedente di Garrel La jalousie. Protagonista Clotilde Coureau, ebbene sì, la moglie di Emanuele Filiberto, e Stanislas Mehar.
2) Le mille e una notte (As Mil e uma Noites – Arabian Nights) di Miguel Gomes. Vale a dire la nuova e assai attesa opera del regista portoghese che con Tabu, lanciato alla Berlinale 2012, ha messo a segno uno dei film più stimati dalla critica internazionale di questa decade. Lo si dava tra i favoriti per la selezione del Festival, invece eccolo qua alla Quinzaine. Evento annunciato e assicurato. Un trittico - tre film veri e propri, che verranno proiettati distintamente, ognuno in una giornata diversa -, per una durata complessiva di oltre sei ore. Waintrop lo/li annuncia come un’opera ispirata insieme ai racconti di Sheherazade e al Portogallo tra il 2013 e il 2014, “quando il paese è stato oggetto di una politica di ingiustizia sociale”. Con una Sheherazade che intrattiene il re, se ho ben capito, raccontando storie che da quella realtà di ingiustizia traggono spunto e materia. Mah, staremo a vedere (temo che ci saranno file ancora più pazzesche del solito). Le mille e una notte si divide in: Volume 1, l’irrequieto; Volume 2, il desolato; Volume 3, l’incantato. Il talento di Gomes è tale da promettere qualcosa di sensazionale.
3) My Golden Days (Trois souvenirs de ma jeunesse) di Arnaud Desplechin, che, dopo la parentesi americana di Jimmy P (piuttosto deludente), torna alla sua Francia del Nord, a Roubaix, agli ambienti da cui proviene e che ha già raccontato in film meravigliosi come Un racconto di Natale. Ancora una volta sarà Mathieu Amalric il suo alter ego, nella parte di un uomo, Paul Dedalus (Joyce?), che, in partenza per il Tagikistan, si ritrova a ripensare la sua storia, a cominciare dall’infanzia lì a Roubaix. La madre complicata, il fratello aggressivo, il padre inconsolabile vedovo, un viaggio in Russia, la banda degli amici. Un perfetto racconto di formazione, e chi ama Desplechin non vede l’ora.