In Islanda fanno presto. Hai sbagliato nel governare la crisi economica? Vai a processo. E se vieni condannato rischi di beccare fino a 2 anni di carcere. Così sta capitando all’ex premier Geir Haarde, in carica dal 2006 fino al 2008. Le sue colpe? Non essere riuscito a prevedere la crisi e ad arginarla. Praticamente viene processato da un giudice per incapacità politica.
Calmate i bollori… Personalmente non vedo di buon occhi simili processi, che sono sempre piuttosto pericolosi, a meno che non ci siano fatti e atti dolosi che dimostrino l’inequivocabile volontà della persona “processata” di rovinare il paese. Nel caso di Haarde siamo dinanzi a un processo che lo vede imputato per “negligenza” e dunque per un fatto colposo che in politica dovrebbe essere trattato politicamente, e precisamente con la sanzione elettorale.
Haarde naturalmente si difende dalle accuse che gli vengono mosse e accusa i banchieri. La causa della bolla speculativa che ha messo sul lastrico centinaia di migliaia di islandesi è da attribuire alla loro avidità, alla loro speculazione. Secondo l’ex premier, lui ha fatto di tutto per limitare i danni, ritenendo di avere la coscienza a posto. In questi giorni dovrebbe aversi la conclusione del processo (mica siamo in Italì).
Ora, molti di voi a questo punto guardano al nostro paese. Perché in Islanda sì e in Italia no? Giusto. Perché? Forse perché da noi esiste una differenza tra atti politici e atti giuridici? Forse perché gli atti politici — giustamente — non sono sindacabili da un giudice? E forse perché la sanzione per un politico è il voto? Qualunque sia la verità, sarà sempre corretta. Non si può pretendere dal cittadino il dovere di impegnarsi politicamente ponendolo davanti al rischio di un processo per gli eventuali esiti non positivi della sua azione politica. Nessuno di noi, davanti a una simile prospettiva, farebbe politica, poiché questa verrebbe gravemente condizionata da un concreto pericolo giustizialista.
Ma chiaramente questo non significa totale assenza di responsabilità. Come ho detto più su, la condotta di un politico dovrebbe essere sanzionata là dove questa sia stata dolosamente preordinata ad aggravare la crisi, magari per un fattore speculativo (es. per far crollare il mercato mobiliare di modo che lui o i suoi amici acquistassero immobili a prezzo stracciato). È ovvio che in questi casi, la sanzione penale dovrebbe essere prevista, poiché la condotta politica si intreccia con un evidente conflitto di interesse che l’ha determinata, creando un danno alla collettività.
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Sono sicuro però che non tutti voi la pensate allo stesso modo. Anzi, sono certo che molti di coloro che stanno leggendo ora questo post sono gasati all’idea che in Islanda si processi un politico per la crisi economica. La quale — sappiamo — non è un fenomeno nazionale e facilmente controllabile, ma è un insieme di eventi legati ad azioni speculative che vengono decise altrove, nelle stanze segrete di ville lussuose immerse nel verde, da pochi individui che, agli occhi della gente, sembreranno dei perfetti anonimi sconosciuti, ma che invero hanno un potere superiore persino ai capi di Stato delle nazioni più potenti. Processare un politico indubbiamente ha o avrà la sua utilità, ma è chiaro che non fermerà questi speculatori.
Fonte: Wallstreetitalia
di Martino © 2012 Il Jester