14 novembre 2009: 80mila persone riempiono lo stadio di San Siro all’inverosimile. Dentro c’è l’Italia, ma soprattutto gli All Blacks. Una giornata indimenticabile. Una giornata che il prossimo novembre vedrà un bis quasi identico perché la Nuova Zelanda campione del mondo è tra le tre squadre che l’Italia affronterà nella sua tornata di test-match autunnali. Quasi identico, dicevo. Perché a differenza di quanto ormai veniva dato per scontato lo scenario con ogni probabilità non sarà quello di San Siro, ma verosimilmente – a questo punto – quello dell’Olimpico di Roma. Oppure del San Paolo di Napoli, se la FIR dovesse decidere di portare il grande rugby al sud, ma è improbabile.
Dopo mesi di trattative c’è stato prima un rallentamento nelle ultime settimane e quindi il brusco stop. Stamattina la svolta decisiva: in un ultimo contatto Milan e Inter (attraverso il Consorzio San Siro 2000, la società che gestisce lo stadio ed equamente divisa tra i due club al 50%) hanno fatto sapere che loro non possono farci nulla: il calendario delle competizioni UEFA verrà annunciato solo il 31 luglio a causa degli Europei di calcio di questa estate. Una scelta pilatesca – i calendari si possono modificare senza grosse difficoltà se le cose si sanno per tempo, o quantomeno ci si può provare – e che aveva come probabile obiettivo quello di scaricare la patata bollente all’amministrazione comunale, nello specifico all’assessore dello Sport Chiara Bisconti, che sta cercando di tenere in piedi la trattativa.
Una notizia che stupisce per più di un motivo: perché ormai tutti davano per scontato che Milano sarebbe stato il palcoscenico di un nuovo sold-out. Perché Roma già ospita in pianta stabile il Sei Nazioni. Perché il nuovo sponsor tecnico della nazionale dal prossimo luglio sarà lo stesso degli All Blacks e la sua sede italiana è alle porte di Milano. Perché sarebbe stato un premio a una delle regioni-guida del movimento. E invece…
Ma cosa è successo? Come si è arrivati alla probabile rinuncia di Milano? E’ successo che lo stadio Meazza è stato dichiarato “indisponibile”, ufficialmente a causa delle probabili partite di coppa. Vero, a novembre si gioca la Champions League di calcio, nelle serate di martedì e mercoledì. Se una delle due squadre milanesi dovesse invece prendere parte alla Europa League (per come buttano le cose in questo momento l’Inter è la candidata) ci potrebbero essere delle partite il giovedì sera. Niente di insormontabile comunque.E il post-partita? L’Uefa, in caso di partita al martedì, vuole che il campo sia disponibile già dalla domenica sera. Ma anche qui non ci sarebbero grossi problemi, ma quelli quando si vuole si trovano sempre. E così Consorzio San Siro 2000 ha fatto sapere che causa possibili condizioni meteo e ripristino del terreno di gioco non è affatto certo che il campo possa essere riconsegnato entro la domenica sera pronto per essere utilizzato dal calcio.
Uno potrebbe però dire: Roma non ha gli stessi problemi? Anche lì ci sono due squadre di calcio che devono vedersela anche con il Sei Nazioni (e nel 2013 le gare interne degli azzurri in quel torneo saranno tre, non due come quest’anno). Vero, ma lo Stadio Olimpico è di proprietà del CONI che ne dispone come meglio crede. Roma e Lazio possono dire la loro, ma non decidere direttamente.
Ma altri due attori hanno portato a questo risultato. Il primo è la FIR, dove non ci si strappa i capelli per la caduta dell’opzione Milano. La Federazione nel capoluogo lombardo sarebbe stata una degli attori principali dell’organizzazione dell’evento, ma per quanto importante e determinante di certo non l’unico. A Roma invece gestirà tutto assieme a CONI servizi. E al Comitato Olimpico dopo il recente smacco del no del governo alla candidatura di Roma ai Giochi 2020 un evento come gli All Blacks non può che far comodo, con un sold-out assicurato e un’attenzione mediatica enorme.
Il secondo attore invece manca: nel 2009 fu l’RCS, ma questa volta manca l’interlocutore principale nell’organizzazione, nessuno si è preoccupato di chiamare a raccolta eventuali partners finanziari ed istituzionali, non c’è stata una spinta aggregativa, tutti o quasi tutti a guardare e dare per scontato che tanto gli All Blacks dovevano giocare a Milano per… meritocrazia passata. Chi eventualmente avrebbe potuto assurgere a tale figura, non ha potuto farlo in quanto ufficialmente non ha ancora i “gradi”, perché questo è un Paese che vive di segreti di Pulcinella, mentre da altre parti (vedi Francia) il cambio di uno sponsor principale è stato annunciato ben un anno prima dell’inizio del rapporto. Uno sponsor che ha grossi interessi in entrambe le Federazioni Italiana e Neozelandese (anche se in quella Italiana da luglio 2012), nella stessa città di Milano e in uno dei due massimi club di calcio meneghino.
Ora qualcuno sta cercando di mettere una pezza a questa situazione, cercando di mantenere gli All Blacks a Milano, impegnando risorse economiche e umane, ma se il comune di Milano e l’assessorato competente non si impegnano a dare la disponibilità dello stadio Meazza, intervenendo d’autorità (in quanto in loro potere come lo è il CONI a Roma) presso le organizzazioni competenti, allora dopo non si vada a cercare presunti colpevoli o colpe.
Il trasloco da Milano a Roma per la partita con gli All Blacks ha poi un effetto anche su un altro dei test-match del prossimo autunno, e cioè quello con Tonga. Con i campioni del mondo a Milano la gara si sarebbe giocata a sud della linea gotica, ma ora dovrebbe finire a Torino, allo Stadio Olimpico. L’altro test-match, quello con il Sudafrica, si giocherà invece a Bologna. A ratificare il tutto sarà un consiglio federale ad inizio marzo.
Quale lettura dare delle vicenda? Beh, si potrebbe dire che il calcio, e gli interessi che girano attorno a quel mondo, si sono messi di traverso. Ma questo è vero solo in parte, perché chi poteva intervenire a più livelli non lo ha fatto. Lo so, è una frase facile e pure un po’ scontata. Ma non si va troppo lontani dalla verità. Purtroppo.