“Adesso o piangiangiamo tutti o giochiamo tutti…meglio la seconda!”. E’ questa una delle tante frasi celebri del nuovo (ma già messo in discussione) tecnico del Milan Clarence Seedorf, personalità dall’enorme carisma e un passato da assoluto fuoriclasse in campo, che però sta avendo importanti difficoltà nelle vesti del suo nuovo incarico da allenatore. Troppo intelligente Clarence per non capire che il suo inizio in questa nuova e affascinante avventura non sarebbe stato tutto rose e fiori, che ci sarebbero stati dei problemi, che il Milan di oggi non è il Milan in cui lui ne era stato uno dei tanti grandi protagonisti in campo insieme a Pirlo, Gattuso, Kakà… Ma perché tanto accanimento mediatico verso un allenatore alla prima esperienza in panchina? E perché la società non ne rafforza la posizione come fatto a suo tempo con il maestro Arrigo Sacchi? Seedorf inizialmente avrebbe voluto il ruolo di manager all’inglese, con l’intenzione di controllare ogni aspetto del club e avere importante voce in capitolo in sede di calciomercato, ma la presenza di Galliani si scontra fortemente con questo tipo di figura. Inoltre, alcuni metodi come i colloqui personali in presenza dello psicologo e le continue interruzioni delle partite in allenamento a favore di delucidazioni tattiche non hanno colpito in maniera favorevole l’ambiente rossonero che, a seguito di alcuni risultati negativi culminati con l’eliminazione dalla Champions League, ha così deciso di mettere in bilico la posizione di “Clarence l’innovatore” dopo solamente due mesi di lavoro. Ma davvero qualcuno pensa che la colpa del momento del Milan sia di Clarence Seedorf? Dall’estate del 2012, con la cessione del difensore e del centravanti più forti del pianeta quali Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic, il Milan ha deciso di ridimensionarsi in maniera significativa o, almeno, di cambiare i suoi obiettivi: se nel recente passato, infatti, l’ambizione della società era quella di vincere tutto con una squadra di campioni, ora l’obiettivo è ricostruire una squadra vincente con nomi meno altisonanti e soprattutto ingaggi ridotti. Le chiavi del nuovo progetto rossonero sono state affidate a Seedorf per volere del patron Silvio Berlusconi, forse un po’ meno per volontà di Galliani che invece gli avrebbe preferito il suo pupillo e idolo di San Siro Filippo Inzaghi, attuale tecnico della Primavera e fresco vincitore del Torneo di Viareggio con i suoi ragazzi. Ora la strada della “Pantera” (così Seedorf veniva soprannominato da giocatore) sarà decisamente lunga e tortuosa, ma se le sue idee avranno il tempo di essere applicate, nel lungo termine, potranno essere un grande aiuto verso un calcio che di questi tempi, di idee, ne è decisamente molto povero.
Matteo Depoliti
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