Anno: 2013
Distribuzione: Tucker Film
Durata: 112’
Genere: Drammatico
Nazionalità: Slovenia/Germania
Regia: Rok Biček
Data di uscita: Settembre 2014
Quanto pesa la valutazione di un’insegnante sulla sensibilità di ragazzi vulnerabili e a volte fragili, con personalità comunque in evoluzione? A questa domanda, ed alle sue sfaccettature, cerca di rispondere il bel film sloveno Class Enemy, diretto da Rok Biček e presentato alla Settimana della Critica, una delle sezioni indipendenti del Festival di Venezia, risultato vincitore della Palmares Fedeora 2013.
Il regista, non ancora trentenne, ha realizzato un film di grande maturità, dove il bianco ed il nero si confondono, traendo spunto da un fatto realmente avvenuto quando era al liceo: una ragazza di nome Sabina, dal temperamento artistico ed inquieto, dopo l’arrivo di un professore di tedesco molto severo che la richiama in modo piuttosto aggressivo alle sue responsabilità nel progettare la propria vita, si suicida. I suoi compagni di classe si stringono contro il professore, considerandolo un vero e proprio nemico, e mettono in atto comportamenti trasgressivi e rabbiosi, per tener vivo il ricordo di Sabina e farle giustizia, mentre la scuola cerca di dimenticare rapidamente l’accaduto. Il professore non sembra, apparentemente, soffrire per l’accaduto, né sembra sentirsi in colpa, e si trincera dietro l’affermazione: ‘Sabina ha fatto la sua scelta”. A poco a poco vengono fuori altre informazioni sulla ragazza, problemi in famiglia, altro che possa aver contribuito alla sua decisione, alcuni ragazzi della classe cominciano ad avere dubbi sulla linea dura e pura contro il professore, il gruppo vacilla, iniziano i primi litigi e vengono coinvolti genitori, psicologi e gruppo docente.
La pellicola ha il suo punto di forza nei dialoghi e nelle riflessioni, sia quelle degli studenti fra loro, sia quelle del professore incriminato e degli altri adulti con gli studenti: la descrizione delle difficoltà intergenerazionali, della fatica di crescere ed accettare i meccanismi del mondo adulto e le regole della vita stessa, le espressioni della rabbia giovanile per eventi incontrollabili, sono affrontate con un’ottica di grande profondità e con non comune capacità di scavare nei personaggi. Un film che non si dimentica facilmente e che ci fa porre domande sulle nostre presunte certezze di adulti, sulle nostre responsabilità di esseri umani.
Elisabetta Colla