Magazine Cinema
Pinocchio (1940) - 3,5/5
Fantasia (1940) - 5/5
Dumbo (1941) - 3,5/5
Bambi (1942) - 3/5
Saludos Amigos (1942) - 2,5/5
I tre caballeros (The Three Caballeros) (1944) - 2/5
Musica, maestro! (Make Mine Music) (1946) - 2,5/5
Bongo e i tre avventurieri (Fun and Fancy Free) (1947) - 2,5/5
Lo scrigno delle sette perle (Melody Time) (1948) - 2,5/5
Le avventure di Ichabod e Mr. Toad (The Adventures of Ichabod and Mr. Toad) (1949) - 3/5
Cenerentola (Cinderella) (1950) - 3/5
Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland) (1951) - 4/5
Le avventure di Peter Pan (Peter Pan) (1953) - 3/5
Lilli e il vagabondo (Lady and the Tramp) (1955) - 3/5
La bella addormentata nel bosco (Sleeping Beauty) (1959) - 3,5/5
La carica dei 101 (One Hundred and One Dalmatians) (1961) - 3,5/5
La spada nella roccia (The Sword in the Stone) (1963) - 2/5
Il libro della giungla (The Jungle Book) (1967) - 2,5/5
Gli Aristogatti (The Aristocats) (1970) - 2,5/5
Robin Hood (Robin Hood) (1973) - 2,5/5
Le avventure di Winnie the Pooh (The Many Adventures of Winnie the Pooh) (1977) - 2,5/5
Le avventure di Bianca e Bernie (The Rescuers) (1977) - 3/5
Red e Toby - Nemiciamici (The Fox and the Hound) (1981) - 2,5/5
Taron e la pentola magica (The Black Cauldron) (1985) - 1,5/5
Basil l'investigatopo (The Great Mouse Detective) (1986) - 2,5/5
Oliver & Company (Oliver & Company) (1988) - 3/5
La sirenetta (The Little Mermaid) (1989) - 3/5
Bianca e Bernie nella terra dei canguri (The Rescuers Down Under) (1990) - 3/5
La Bella e la Bestia (Beauty and the Beast) (1991) - 4/5
Aladdin (Aladdin) (1992) - 3,5/5
Il re leone (The Lion King) (1994) - 3/5
Pocahontas (1995) - 2/5
Il gobbo di Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame) (1996) - 3/5
Hercules (1997) - 3/5
Mulan (1998) - 3/5
Tarzan (1999) - 4/5
Fantasia 2000 (1999) - 2,5/5
Dinosauri (Dinosaur) (2000) - 2/5
Le follie dell'imperatore (The Emperor's New Groove) (2000) - 2,5/5
Atlantis: L'impero perduto (Atlantis: The Lost Empire) (2001) - 3/5
Lilo & Stitch (2002) - 2,5/5
Il pianeta del tesoro (Treasure Planet) (2002) - 3/5
Koda, fratello orso (Brother Bear) (2003) - 2/5
Mucche alla riscossa (Home on the Range) (2004) - 1,5/5
Chicken Little - Amici per le penne (Chicken Little) (2005) - 3/5
I Robinson - Una famiglia spaziale (Meet the Robinsons) (2007) - 3/5
Bolt - Un eroe a quattro zampe (Bolt) (2008) - 3,5/5
La principessa e il ranocchio (The Princess and the Frog) (2009) - 3/5
Rapunzel - L'intreccio della torre (Tangled) (2010) - 3/5
Winnie the Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri (Winnie The Pooh) (2011) - 2/5
Ralph Spaccatutto (Wreck-It Ralph) (2012) - 3,5/5
La lunga serie di Classici Disney ha segnato indelebilmente la storia del cinema di animazione. La lista ufficiale dei classici qui riportata è consultabile sul sito Disney e su Wikipedia. Tutti i Classici furono realizzati sotto la diretta supervisione di Walt Disney, fino a The Jungle Book (Disney morì poco dopo l'uscita del film nelle sale). La maggior parte dei Classici attinge da libri o racconti fiabeschi, con alcune eccezioni di rilievo specie nell'ultimo decennio. Fin quando Walt rimase in vita non furono mai realizzati sequel dei Classici. Dopo la sua morte però tale pratica divenne frequente; tuttavia solo 3 sequel rientrano nella lista dei classici: Bianca e Bernie nella terra dei canguri, Fantasia 2000, Winnie The Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri. Nel corso degli anni è stata fatta un po' di confusione riguardo la numerazione dei classici: spesso le uscite home video riportano numerazioni diverse da quella corretta; ciò è dovuto ad alcune iniziali perplessità nel considerare Classici alcuni film, per esempio i primi realizzati in CGI.
I Classici Disney si sono rivelati un laboratorio estremamente interessante per lo studio di tecniche di animazione innovative, ed alcuni di essi sono ormai entrati nell'immaginario collettivo di diverse generazioni.
I Classici sono stati realizzati da innumerevoli registi, fra i quali ne spiccano alcuni in base a cui si può tracciare una divisione cronologica e stilistica. Il primo di questi "nomi forti" è quello di Ben Sharpsteen (1895 - 1980), presente fino a Dumbo. E' stato uno dei periodi più felici dei Classici Disney, in cui si sono sperimentati accorgimenti tecnici inediti e creati alcuni dei film più ricordati ed importanti degli Studios.
-Biancaneve e i sette nani
USA 1937 - regia di David Hand, Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben Sharpsteen - animazione/fiabesco - 87min.
La regina (si chiama Grimilde ma il suo nome non è mai esplicitato nel film, bensì nelle sole versioni a fumetti) è ossessionata dalla volontà di essere la donna più bella del regno, così ogni giorno ne chiede conferma al suo specchio magico. Un giorno però lo specchio le rivela che la principessa Biancaneve (che la regina condanna ai lavori più umili e servili) l'ha ormai superata in bellezza. Furiosa, Grimilde convoca il cacciatore del regno ordinandogli di uccidere la fanciulla e di portarle il suo cuore come prova. Mosso da pietà, il cacciatore suggerisce a Biancaneve di trovare rifugio nel bosco, ed inganna la regina portandole il cuore di un cinghiale. Nella foresta intanto Biancaneve fa la conoscenza dei 7 simpatici nani minatori, mentre Grimilde, venuta a conoscenza dell'inganno, ordisce un malefico piano per sbarazzarsi della ragazza.
E' il primo lungometraggio d'animazione in lingua inglese mai realizzato. Ha richiesto 3 anni di lavoro e spese ingenti, e fu definito dai detrattori del progetto "la pazzia di Disney". Fu un successo strepitoso che lo rese (tenendo conto dell'inflazione) il maggiore incasso della storia per un film d'animazione, nonché il maggior incasso della storia del cinema alla sua uscita (fu battuto poi da Via col vento).
Non solo: fu anche il primo film d'animazione della storia ad essere realizzato in Technicolor, con una resa visiva di notevole pregio.
Per tratteggiare in modo realistico le movenze dei personaggi umani si fece ricorso alla tecnica del Rotoscope (il disegnatore realizza un disegno su un foglio traslucido posto sopra immagini di riprese effettuate dal vivo con attori carne ed ossa; il ruolo di Biancaneve nello specifico fu ricoperto da Marjorie Belcher, che interpretò anche la Fata Turchina in Pinocchio).
Emergono già alcune delle future costanti della produzione Disney-ana dei Classici: netta distinzione tra buoni e cattivi, Bene e Male, narrazione lineare ma ravvivata da continue gag dei personaggi principali o di contorno, numerose sequenze musicali e canore (il film fu anche candidato all'Oscar per la migliore colonna sonora), grande cura nel tratteggio dei protagonisti, ognuno con la propria psicologia (fattore evidente soprattutto nelle personalità dei nani), dinamismo dei personaggi (tutti disegnati a mano) su fondali ad acquerello, uso dei fondali multipli per dare l'illusione della profondità di campo (la tecnica fu inventata proprio dagli studi Disney, ed usata per la prima volta nel cortometraggio Il vecchio mulino, sempre del 1937, facente parte della serie delle Silly Sympohnies).
Un capolavoro dell'animazione godibilissimo ancora oggi.
Intramontabile.
Voto: 4/5
-Pinocchio
USA 1940 - regia di Hamilton Luske, Ben Sharpsteen, Bill Roberts, Norman Ferguson, Jack Kinney, Wilfred Jackson, T. Hee - animazione/fiabesco - 84min.
Il Grillo Parlante, uno dei personaggi più simpatici del mondo Disney, è la voce narrante della favola: mastro Geppetto, abilissimo falegname costruttore di balocchi e marionette, ha completato la sua opera più bella, Pinocchio, un burattino-bambino cui manca solo la scintilla della vita. Vi provvede la Fata Turchina, esaudendo così il desiderio più grande del vecchio artigiano, ed eleggendo il Grillo a sua coscienza. Ma il buon Pinocchio scopre presto i mali del mondo: ingannato, venduto, schiavizzato, il nostro legnoso eroe è vittima di molti soprusi, ed impossibilitato a ricongiungersi col suo padre-creatore, finché non lo ritrova nella pancia di un'enorme balena.
Incoraggiato dal successo strepitoso del primo film, Walt Disney insiste nei suoi ambiziosi progetti animati dando alla luce un altro Classico intramontabile, basato sull'omonima fiaba di Collodi. Sebbene non introduca innovazioni particolari rispetto a Biancaneve, Pinocchio mostra un sensibile lavoro di perfezionamento tecnico nell'artificio dei piani multipli, nei raffinati effetti visivi atti a rappresentare scintillii ed acqua, nonché nuove ed ardite prospettive (ad esempio la ballonzolante inquadratura soggettiva del Grillo Parlante). In termini di scrittura il racconto appare più dinamico del film precedente, facilitato da una netta scansione episodica della storia, che offre più varietà di situazioni ed è in grado di coinvolgere maggiormente un pubblico infantile di sesso maschile grazie al suo simpatico protagonista. La struttura di racconto di formazione verte sull'assunzione di responsabilità, sul riconoscimento oggettivo di cosa sia Bene e cosa sia Male, sull'agire secondo coscienza, insomma sull'agire in modo degno di un essere umano (proprio ciò che impara ad essere Pinocchio alla fine del film). Oltre alla pregevolezza delle animazioni e delle ambientazioni, il film ci propone una galleria di personaggi che entrano a pieno titolo nel novero dei Classici: Pinocchio, Geppetto, il gatto Figaro, il pesciolino Cleo, Il Gatto e la Volpe, la Balena, Mangiafuoco, Lucignolo, sono tutti talmente ben tratteggiati da rimanere inculcati nella memoria dello spettatore.
Ottima prova per lo studio Disney, che osa maggiormente anche nella rappresentazione del "lato oscuro" (gli esseri infernali del Paese dei Balocchi, la feroce Balena).
Voto: 3,5/5
-Fantasia
USA 1940 - regia di Samuel Armstrong, James Algar, Bill Roberts e Paul Satterfield, Ben Sharpsteen e David Hand, Hamilton Luske, Jim Handley e Ford Beebe, T. Hee e Norm Ferguson, Wilfred Jackson - animazione/musical/fantastico/sperimentale - 112min. (125 edizione restaurata)
Un frammento di storia del cinema: un musical d'animazione intramontabile, accolto tiepidamente alla sua uscita (costringendo Disney a ridurre il budget per i film successivi) ed in seguito consacrato a Olimpo del cinema d'animazione, restaurato e riproposto negli anni in formati e durate differenti (la versione qui recensita da 112 minuti è quella rilasciata per il mercato home video nei primi anni '90, nonché la più nota), non è solo un esemplare di rara fattura per quanto riguarda la perfetta simbiosi di disegni e musica, ma anche un ardito esperimento d'avanguardia ed una sintesi di alcune correnti filmiche precedenti codificate nell'inedito linguaggio del cartone animato (con brevi inserti in live action dell'orchestra che suona i pezzi).
Il film è diviso in scene:
-nell'introduzione, i membri dell'orchestra guidata dal maestro Leopold Stokowski prendono posto in un'astratta sala da concerto fiocamente illuminata da luci multicolori, mentre una voce narrante presenta il film.
-Toccata e fuga in Re minore di Bach: le immagini mostrano dapprima l'orchestra che suona, poi una serie di disegni di natura astratta che si sovrappongono alle immagini reali con una transizione incrociata. Questo segmento rimanda alla nozione di cinema puro di Epstein (il cinema come sinfonia visiva di corpi in movimento senza un tessuto narrativo) e richiama le avanguardie degli anni '20, influenzate da cubismo e dadaismo (può venire in mente Le Ballet Mecanique di Fernand Leger del 1924).
-Lo Schiaccianoci di Chajkovskij: sinfonie visive di carattere naturalistico/fiabesco rappresentanti flora e fauna antropomorfi (noché fate dei boschi) che danzano a ritmo di musica con varie coreografie; sembra un tributo agli spettacolari musical di Busby Berkeley.
-L'apprendista stregone di Dukas: è senza dubbio l'episodio più famoso ed uno dei più pregevoli, un esperimento magico dagli esiti disastrosi operato da Topolino, apprendista di un potente stregone. E' il frammento che ha dato origine a tutto il film, infatti fu il primo ad essere realizzato da Disney che voleva far recuperare popolarità al suo personaggio, che ne stava perdendo a discapito di Paperino. E' il primo segmento ad avere una struttura narrativa, e costituisce una forma più complessa ed articolata delle classiche Silly Symphonies. Al termine del pezzo, in un breve intermezzo Topolino raggiunge la sala dove si trova l'orchestra, stringendo la mano al direttore Stokowski; per la prima volta un Classico Disney unisce animazione e live action nella stessa scena.
-La sagra della primavera di Stravinskij: è uno dei frammenti più lunghi ed ambiziosi, che ricostruisce la genesi della vita sul pianeta e la sua successiva evoluzione, fino all'estinzione dei dinosauri, secondo uno scrupoloso rigore scientifico (limitatamente alle conoscenze scientifiche che si avevano allora, ovviamente; infatti ci sono degli errori nella rappresentazione di alcuni dinosauri). Una strabiliante ricchezza visiva che fa uso di notevoli effetti, specie nelle scene vulcaniche e sottomarine, con scorci spettacolari e momenti (la lotta tra T-Rex e Stegosauro) rimasti impressi nella storia dell'animazione.
-Un intermezzo spiritoso in cui la voce narrante ci presenta la Colonna Sonora, che si esibisce nella timbrica di svariati strumenti musicali. E' un altro pezzo di astrattismo visivo con una geniale idea di partenza.
-Sinfonia Pastorale di Beethoven: è un segmento narrativo che illustra una giornata ambientata sul Monte Olimpo, in compagnia di svariate figure mitologiche dell'antica Grecia (centauri, cupidi, Bacco, Pegaso, Zeus...) dal giorno alla notte, dal bel tempo ella tempesta. Uno dei momenti più leggeri e colorati, all'insegna dei sentimenti positivi di gioia, divertimento ed amore. Nel corso degli anni la scena subì qualche taglio relativamente alla rappresentazione di una centaura nera ritratta in alcune scene dalle implicazioni razziste.
-La danza delle ore di Ponchielli: in un palazzo dall'architettura neoclassica, per tutto il giorno, vari animali (struzzi, ippopotami, coccodrilli) eseguono danze coreografiche spiritose. Ancora un'impostazione tipicamente da musical che è un esercizio di stile nella rappresentazione delle movenze degli animali.
-Una notte sul monte Calvo di Musorgskij e Ave Maria di Schubert: il demone Chernabog fa danzare gli spiriti infernali sopra una paesino avvolto nelle tenebre della mezzanotte, finché una campana annuncia l'arrivo dell'alba. Poi la scena cambia e si segue una processione di pellegrini attraverso paesaggi boschivi dall'aura magica, fino ad una cattedrale dalla quale si ammira il sole nascente. E' il segmento di chiusura e probabilmente il vertice emozionale di tutta la produzione Disney, nonché un caso unico di cinema d'animazione religioso: l'aura sacrale che investe la scena (permeata di un profondo credo cristiano, religione più volte accennata nei Classici Disney e rappresentata probabilmente con fede autentica) conduce Fantasia ad un finale di solenne maestosità, con una carica di misticismo che raramente si è vista nella storia del cinema.
Capolavoro sotto ogni aspetto, Fantasia è un film imprescindibile per la storia del cinema d'animazione (la stessa Disney ne verrà in un certo modo perseguitata, ricorrendo alla sua struttura per molti film successivi, tutti di qualità inferiore; Walt Disney in persona voleva farne un progetto "infinito", riproponendolo saltuariamente nelle sale con nuovi numeri musicali, ma poi non se ne fece nulla, a parte il suo seguito ufficiale, Fantasia 2000) costituendo un Classico della settima arte.
Voto: 5/5
-Dumbo
USA 1941 - di Ben Sharpsteen, Norman Ferguson, Wilfred Jackson, Bill Roberts, Jack Kinney, Samuel Armstrong - animazione/fiabesco - 64min.
In un circo americano itinerante c'è un'elefantessa che sogna di avere un cucciolo tutto per sè. La cicogna glielo porta, ma il piccolo ha due orecchie a sventola di abnormi proporzioni, cosicché è preso in giro da tutti gli animali del circo, e chiamato Dumbo (assonanza con "dumb" = muto/stupido). Dumbo subirà angherie di vario genere, confortato solo dal suo unico amico Timoteo, un simpatico topo, fino a che non scoprirà di avere doti a dir poco eccezionali...
Film low budget dopo il flop iniziale di Fantasia, che costrinse Walt Disney ad un ridimensionamento dei progetti successivi, ristrettezza che caratterizzerà lo Studio per molti anni di lì a venire. sebbene realizzato in modo "povero", rinunciando a strabilianti effetti speciali o innovazioni particolari, Dumbo è uno dei Classici più riusciti: un racconto più concreto dei precedenti (è anche il primo ambientato negli States, cioè nel mondo reale) e più duro per quanto riguarda le sofferenze del protagonista, qui tutte psicologiche, che riesce nella scommessa di tratteggiare un eroe che non parla ma con cui si può entrare in empatia. Il topolino emula la figura del Grillo Parlante, almeno in quanto aiutante e consolatore del buon elefantino. I disegni semplici non mancano di dinamismo né di parentesi surreali di bell'impatto (fra tutte la famosa sequenza onirica degli elefanti rosa) e, sebbene la corta durata non permetta uno sviluppo della vicenda molto articolato, c'è abbastanza materia narrativa per farne una fiaba completa ed apprezzabile da bambini e adulti.
Consigliato anche per le divertenti musiche, vincitrici di un Oscar.
Voto: 3,5/5
Dumbo è stato l'ultimo film Disney diretto da Sharpsteen. Segue un periodo tumultuoso in cui si alternano di volta in volta vari registi.
-Bambi
USA 1942 - di David Dodd Hand, James Algar, Bill Roberts, Norman Wright, Sam Armstrong, Paul Satterfield, Graham Heid - animazione/fiabesco - 70min.
Bambi è il cucciolo di una capriola compagna del Principe Della Foresta, un possente capobranco (non quindi un cerbiatto come erroneamente si pensa; infatti l'opera è tratta dal libro di Felix Salten del 1923 "Bambi, la vita di un capriolo"). Bambi vive in armonia con gli animali del bosco ed impara dalla madre a vivere in comunità. Un giorno la madre viene uccisa da un cacciatore e Bambi si salva per un pelo. Da quel momento è il padre stesso ad educarlo fino all'età adulta, quando toccherà anche a lui divenire padre.
Questo film chiude la prima fase di Classici Disney, prima dello scombussolamento che investirà lo Studio a causa della WWII. E' una fiaba immersa nella natura (rappresentata da un bosco dipinto con fascino evocativo e misterioso) e popolata da una moltitudine di animaletti teneri e pacioccosi che possono costituire una cornice idilliaca un po' stucchevole per un pubblico non infantile. Improntato al melodramma, è meno fine nella descrizione psicologica e più classicamente impostato sulla prevalenza del racconto, sebbene quest'ultimo non brilli per originalità. Il tutto sembra sospeso in una dimensione ultraterrena (ogni violenza è relegata nel fuoricampo e la figura umana è abolita), un mondo magico inaccessibile, anche se non c'è nulla di propriamente "magico". Le musiche romantiche e l'atmosfera di sospensione riproducono tuttavia un senso ottocentesco di sublime.
Il disegno non presenta novità per stile o innovazioni tecniche, proseguendo la politica di sobrietà post-Fantasia.
Bambi è un film d'animazione discreto che chiude una prima importante fase della storia Disney.
Voto: 3/5
La WWII intanto è scoppiata anche per gli USA: lo Studio Disney subisce il dramma nella misura in cui buona parte dei suoi membri è chiamata a dare il suo contributo alla patria. Walt Disney vive un periodo difficile, in cui tenta di barcamenarsi realizzando film propagandistici pur di tenere aperti i battenti. Negli anni successivi a Bambi realizza numerosi corti e mediometraggi, a cominciare da quelli inerenti l'America Latina. I paesi di quel continente davano segni di apprezzamento per la politica hitleriana, perciò gli Stati Uniti pensarono di rinforzare con ogni mezzo la propria influenza nel Sud America, anche con lo strumento dei film d'animazione. Saranno anni tumultuosi caratterizzati da una produzione di livello qualitativamente inferiore al precedente.
Tre nomi che guideranno questa difficile fase sono Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi.
-Saludos Amigos USA/Brasile 1942 - Norman Ferguson, Wilfred Jackson, Jack Kinney, Hamilton Luske, Bill Roberts - animazione&live action/documentario/propaganda - 42min.
Serie di siparietti più o meno comici, tutti molto musicali, atti ad illustrare le bellezze naturali e culturali di Argentina (lago Titicaca e Ande e monte Aconcagua) e Brasile. Una voce narrante fa da collante fra i vari episodi, che per la prima volta nella serie dei Classici Disney mischiano disegni animati e live action. E' anche il primo Classico a non essere un lungometraggio. Sebbene i mezzi siano chiaramente scarsi, non manca la voglia di sperimentare un impianto inedito che rende il film inascrivibile ad alcun registro di genere: un po' documentario, un po' film di propaganda, un po' classico cartone animato, un po' musical (celebre il pezzo "Acquarela do Brazil" di sottofondo alla parte finale del film), Saludos Amigos costituisce anche la prima apparizione di José Carioca, personaggio Disney-ano divenuto poi molto noto in quei paesi. Film dagli evidenti limiti, pure vedibile.
Voto: 2,5/5
-I tre caballeros USA/Brasile/Messico 1944 - di Norman Ferguson, Clyde Geronimi, Jack Kinney, Bill Roberts - animazione/propaganda - 72min.
Paperino riceve un pacco regalo dai suoi "amici dell'America Latina": si apre una serie di sipari musico-canori di animazione mista a live action atti a dipingere un affresco divertente e colorato su quei paesi.
A Paperino e José Carioca si aggiunge questa volta Panchito Pistoles, nuovo personaggio Disney creato per l'occasione . A parte nuovi episodi musicali e situazioni più o meno comiche in cui si trovano i nostri, non ci sono sostanziali novità rispetto a Saludos Amigos. Lo Studio Disney paga faticosamente il suo tributo propagandistico alla patria.
Voto: 2/5
-Musica, Maestro! USA 1946 - Bob Cormack, Clyde Geronimi, Jack Kinney, Hamilton Luske, Joshua Meador - animazione/musical - 75min.
Ecco l'unico Classico Disney a non essere mai stato commercializzato in Italia, se non per il videonoleggio (solo un paio di episodi furono pubblicati nella collana Miniclassici in VHS nei primi anni '90). E' un tentativo di reiterare l'operazione vincente di Fantasia, ma il risultato è nettamente inferiore, sia per motivi economici (nell'immediato dopoguerra non c'erano soldi da investire in costose raffinatezze tecniche) sia per la qualità non eccelsa del disegno, sia per la scarsa inventiva figurativa. Il comparto audio invece se la cava meglio, con musiche variegate e piacevoli. Gli episodi sono in tutto 10, il primo fu censurato nell'edizione home video a causa della sua violenza.
-I Testoni e i Cuticagna (The Martins and the Coys): due famiglie rivali di cowboys si scannano a vicenda finché non muoiono tutti. Solo un giovane uomo ed un'avvenente fanciulla, ciascuno appartenente a una delle opposte fazioni, sopravvivono e si sposano, ma ben presto la vita coniugale degenera. Episodio un po' volgare e non molto divertente. -Palude Blu (Blue Bayou): la sequenza, che mostra una palude ed i suoi abitanti animali immersa nell'azzurrognola luce lunare, era stata realizzata per Fantasia (la musica doveva essere "Il Chiaro di Luna" di Debussy) ma poi fu scartata e inserita in questo film con una canzone attuale di sottofondo. La qualità dei disegni è paragonabile a quella del capolavoro del '40 ed è superiore a quella degli altri episodi di questo film, tuttavia l'episodio è svilito da una lentezza un po' stucchevole. -All The Cats Join In: è un segmento divertente che ricorre a disegni minimali (figure stilizzate su sfondi neutri), rappresentanti un ritrovo di giovani, resi come gatti antropomorfi, che ballano musica jazz. -Senza Te (Without You): frammento enigmatico costituito per chiazze di colore astratte che si compenetrano tramite dissolvenze. La musica malinconica di sottofondo evoca tristezza e nostalgia per una probabile delusione d'amore. -Casey at the Bat: è una storia breve di un campione di baseball troppo sicuro di sè. Non particolarmente divertente, né ben disegnata. -Two Silhouettes: per questo episodio, forse il migliore del lotto, si è ricorso al rotoscope filmando la performance di due ballerini, David Lichine e Tania Riabouchinskaya, per poi innestrarne le silhouettes su sfondi astratti dal sapore magico/fantastico. Evocativo. -Pierino e il Lupo (Peter and the Wolf): è la messa in immagini della famosa opera musicale di Prokofiev. Ad ogni personaggio è assegnato uno strumento. E' un affascinante lezione di come si possa coniugare l'immagine al suono. Ha anche le animazioni migliori del lotto. -After You've Gone: sinfonia visiva astratta che coinvolge gli strumenti musicali (pianoforte, clarinetto, violoncello e batteria); la musica vivace e coinvolgente è di Benny Goodman. -Gianni di Feltro e Alice di Paglia (Johnny Fedora and Alice Blue Bonnett): storia d'amore fra due cappelli (!), separati da diversi proprietari e fortunosamente ritrovatisi. Sequenza divertente in quanto assurda, senz'altro originale. -La Balena Ugoladoro (The Whale Who Wanted to Sing at the Met): Accettata l'idea che una balena possa cantare la lirica grazie al fatto che le sue 3 ugole gli permettono di raggiungere tre diversi registri vocali, ci si può godere quest'epilogo immaginoso che, coinvolgendo Tetta Tatti, impresario senza scrupoli che vuol far soldi con il cetaceo, fa tornare alla mente King Kong. Episodio triste, ma piacevolissimo a livello musicale, con tante arie famose.
Voto: 2,5/5
-Bongo e i tre avventurieri
USA 1947 - di Jack Kinney, Bill Roberts e Hamilton Luske, William Morgan - animazione/live action/fantastico - 73min.
Sebbene sia un lungometraggio, si tratta semplicemente di due cartoni attaccati in sequenza, incorniciati da un episodio che fa da collante in apertura e chiusura del film che ha per protagonista il Grillo Parlante, il quale intrattiene il pubblico prima facendo partire un giradischi che narra la vicenda di Bongo (un orsetto acrobata che lascia il circo per andare a vivere nel bosco, suo habitat naturale) e poi aggregandosi al party di compleanno (filmato in live action) dell'attrice bambina Luana Patten (che interpretò alcuni film prodotti dalla Disney) durante il quale il ventriloquo Edgar Bergen (1903-1978) racconta la storia di tre avventurieri (Topolino, Paperino e Pippo) che, ricalcando la fiaba del fagiolo magico, ascendono al castello incantato fra le nuvole per cercare una soluzione alla siccità che sta distruggendo la loro terra.
L'episodio più interessante è senza dubbio il secondo, sia perché é la prima volta che i tre personaggi principali del mondo Disney sono insieme per un'avventura, sia perché dopo anni difficoltosi per lo Studio, si comincia a notare un risollevamento della qualità artistica e tecnica nella realizzazione di storie e disegni.
Voto: 2,5/5
-Lo scrigno delle sette perle
USA 1948 - di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske, Jack Kinney- animazione/musical - 73min.
Ennesimo esperimento simil-Fantasia, l'ultimo di questo tipo (prima di Fantasia 2000); ha gli alti e bassi del suo predecessore Musica, maestro!, ovvero una piacevole colonna sonora ma storie e disegni non sempre all'altezza:
-Once upon a winter time: racconta la breve vicenda di due innamorati che pattinano sul ghiaccio con pericolose conseguenze.
-Il valzer del calabrone: è una sequenza astratta in cui l'insetto in questione deve fuggire da strumenti musicali assassini.
-La leggenda di Johnny Semedimela: riprende un personaggio della tradizione americana che incarna la figura del pioniere, fautore della civilizzazione delle terre inabitate dell'America profonda; uno degli episodi più interessanti perché non omette di segnalare il problema della deforestazione e ammette con un certo disagio i possibili effetti negativi di un'iper-attività umana.
-Little Toot: è la storia breve di un piccolo rimorchiatore antropomorfo che viene cacciato dal porto perché combina casini, ma poi si redime salvando una nave in difficoltà.
-Trees: è un pezzo astratto in stile Fantasia che presenta scenari arboricoli senza trama.
-Ecco la samba: recupera le situazioni dei film propagandistici di qualche anno prima, con i soliti Paperino e José Carioca che ballano in Sud America.
-Pecos Bill: è introdotto da una sequenza in live action con dei cowboys accampati che ascoltano la storia di Bill narrata da uno di loro. Questo personaggio tradizionale è una specie di super-uomo del Far West che si rovina per amore di una fanciulla. E' forse il segmento più divertente.
In conclusione ci sono alcune trovate carine, ma niente che non si sia già visto nei film precedenti.
Voto: 2,5/5
-Le avventure di Ichabod e Mr. Toad
USA 1949 - di Jack Kinney, James Algar, Clyde Geronimi - animazione/fiabesco - 68min.
Netto miglioramento rispetto agli anni passati, questo Classico, che come Bongo e i tre avventurieri unisce due storie brevi separate pescate dalla tradizione anglosassone, si eleva al di sopra di tutti i suoi predecessori fino a Bambi per inventiva figurativa, architettura della storia, azzeccata caratterizzazione dei personaggi (quelli del primo episodio specialmente) e pulizia del disegno: finalmente due storie divertenti e complete piacevoli da vedere.
La prima ricorre ad animali antropomorfi per illustare le disgrazie di Taddeo, rampollo di una nobile casata che sperpera tutti i suoi averi malgrado i rimproveri degli amici fino a ritrovarsi in guai seri; la seconda riprende il racconto di Sleepy Hollow di Washingotn Irving sul quale si baserà Tim Burton per il suo omonimo film; in questo caso però la narrazione è più fedele al racconto letterario, che vede Crane come maestro elementare di sgradevole bruttezza e fame atavica, persosi negli occhi dell'avvenente Katrina, figlia di un possidente locale. Di ritorno da una serata a casa di quest'ultimo si imbatte nel fantasma del Cavaliere Senza Testa. L'aura gotica che pervade il racconto lo rende forse il cartone più cupo dai tempi del segmento finale di Fantasia con il demone Chernabog.
Voto: 3/5
Il difficile decennio degli anni '40 si chiude, e per lo Studio Disney inizia una fase di rinascita, con maggiori disponibilità di uomini e mezzi.
-Cenerentola
USA 1950 - di Clyde Geronimi Hamilton Luske Wilfred Jackson - animazione/fiabesco - 72min.
Una giovane di bell'aspetto e di ricca famiglia vede la sua vita cambiare completamente a seguito delle seconde nozze del padre e della morte di quest'ultimo. Soprannominata Cenerentola dalla perfida matrigna che la relega nella torre della magione e la riduce a sguattera per lei e le sorellastre, la ragazza ha come unici amici topini ed uccellini, e sogna un futuro diverso. L'occasione sembra arrivare in occasione di un grande ballo organizzato dal re al palazzo affinché il principe suo figlio possa trovare una damigella a cui chiedere la mano. Ovviamente a Cenerentola è negato subdolamente il permesso di andare al ballo, ma mentre si dispera accorre in suo aiuto la fata Smemorina che, impietositasi, le concede di apparire come una splendida principessa fino a mezzanotte. Cenerentola va quindi al castello ed il principe si innamora di lei. Mentre se ne sta andando, prima che l'incantesimo svanisca, la ragazza perde una scarpetta di cristallo. Il giorno seguente il re dà ordine che tutto il villaggio sia setacciato in cerca della ragazza cui appartiene quella scarpetta. Riuscirà Cenerentola a coronare il suo sogno d'amore?
Fate conto che la parentesi mediocre degli anni precedenti non si sia mai verificata, e che l'ultimo film Disney sia stato Bambi: avrete così l'impressione di una continuità artistica mai interrottasi, che scaturisce in questo film forte e determinata. Cenerentola ha richiesto una lavorazione scrupolosa che ha comportato la direzione di un film parallelo in live action su cui basare poi la trasposizione in disegni animati. Il personaggio di Cenerentola è stato interpretato dalla modella Helene Stanley (che ha funto da base anche per la Bella Addormentata ed il personaggio di Anita Radcliff ne La carica dei 101). Il disegno è preciso e dettagliato, l'azione si compone di una serie di gag da cinema comico per quanto riguarda i personaggi animali (gli inseguimenti fra il gatto ed i topi) e da fiaba classica per quel che concerne i personaggi umani. La sceneggiatura non riserva molte sorprese (anche perché è tratta dalla fiaba omonima), e come spesso accade la protagonista è una persona oppressa e sognatrice che grazie alla forza di volontà, a quella dell'amore e ad un aiuto esterno riesce a coronare i suoi desideri.
La visione è accompagnata da un'indimenticabile colonna sonora che vanta pezzi memorabili come" Bibbidi-Bobbidi-Boo" e" I sogni son desideri di felicità" (A Dream Is a Wish Your Heart Makes), entrati nell'immaginario collettivo.
Da vedere.
Voto: 3/5
-Alice nel paese delle meraviglie
USA 1951 - di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske - animazione/fiabesco - 75min.
Tratto dai libri di Carroll, questo lungometraggio è uno dei più famosi Classici Disney, un esempio di come una storia sconclusionata e straripante di invenzioni figurative si presti ad essere messa in immagini colorate e psichedeliche per dar vita ad un film di animazione per bambini ma anche per adulti. A nessun piccolo spettatore sfugge infatti la dimensione inquietante dell'opera, ed un adulto può cogliere ancor meglio i bagliori sinistri annidati nel racconto surreale che vede la giovane Alice precipitare dal mondo reale al Paese Delle Meraviglie attraverso una tana di coniglio.
I disegnatori Disney si sono sbizzarriti nel dar forma alle fantasticherie di Carroll: abbondano animali strampalati, architetture impossibili ed atmosfere oniriche (o da trip allucinogeno). Molti personaggi fanno parte dell'Olimpo delle creazioni Disney: lo Stregatto, Alice, la Regina, il Cappellaio Matto. E' il meno lineare dei Classici fin allora realizzati (grazie all'originalità del testo di partenza) ed il meno scontato. Possiede ancora oggi una raffinata eleganza stilistica, resa possibile dai rinnovati mezzi che lo Studio ebbe a disposizione dopo la WWII (infatti il film fu concepito già agli inizi degli anni '40, ma Walt Disney lo posticipò data la situazione precaria di allora).
Inspiegabilmente il film fu criticato alla sua uscita e non ebbe un gran successo, cosicché non fu più visibile per oltre un ventennio.
Per fortuna hanno inventato l'home-video.
Voto: 4/5
-Le avventure di Peter Pan
USA 1953 - di Wilfred Jackson, Clyde Geronimi, Hamilton Luske - animazione/fiabesco - 74min.
Ispirato al personaggio letterario omonimo, creato da James Matthew Barrie nel 1902, il film racconta le peripezie di Wendy, Gianni e Michele, catapultati dalla notturna Londra all'Isola Che Non C'è in compagnia di Peter Pan e dei Bambini sperduti, braccati dal vendicativo Capitan Uncino ed il suo seguito di pirati.
Concettualmente è uno dei Classici più interessanti realizzati fino a quel momento: il rifiuto di crescere, la difficoltà di assumersi le proprie responsabilità, l'egoismo sono tutte caratteristiche che contraddistinguono Peter, protagonista affatto negativo. Per la prima volta anzi forse si prova maggior simpatia verso il "cattivo", un Uncino fifone e pasticcione cui spettano i momenti comici. I dialoghi molto divertenti ed il ribaltamento di ruoli ne fanno un film gradevole, pur nell'iper-azione che stucca un po' ed una sceneggiatura ripetitiva nella seconda metà.
Il disegno è ispirato e fantasioso, sebbene non aggiunga molto ai film precedenti. Le musiche invece sono più rocambolesche ed interessanti.
Il film era già stato pensato da Disney anni prima, e doveva essere il secondo Classico; tuttavia ci fu un ritardo con l'ottenimento dei diritti: così si pensò di realizzarlo per quinto, ma poi scoppiò la WWII con le conseguenze sovracitate.
Il risultato è un cartone avvincente quanto a personaggi, un po' meno quanto a svolgimento, macchinoso e non brillante.
Voto: 3/5
-lilli e il vagabondo
USA 1955 - di Wilfred Jackson, Clyde Geronimi, Hamilton Luske - animazione/fiabesco - 73min.
Lilli è una cocker allevata da una famiglia benestante. Biagio è un bastardo vagabondo che vive di espedienti. Lilli ha come amici dei cani rispettabili, che vivono con lei nei quartieri benestanti. Biagio ha come amici cani randagi della peggior risma. I due sono destinati ad incontrarsi ed innamorarsi, ma svariate difficoltà rischieranno di dividerli.
Primo film d'animazione realizzato in CinemaScope (tecnica di ripresa con lenti anamorfiche che permetteva una resa panoramica una volta proiettata l'immagine sul grande schermo), questo Classico Disney è una storia romantica ed avventurosa ambientata nel nostro mondo, ma avente per protagonisti animali antropomorfi. Le figure umane sono relegate in secondo piano, mentre la pellicola si concentra sulla descrizione del mondo canino, un mondo pieno di problemi tanto quanto il nostro!
Il disegno raggiunge livelli splendidi nelle movenze dei cani e nella loro caratterizzazione (figurano innumerevoli razze diverse). Alcuni momenti assurdi (la famosa scena della cena al lume di candela presso il ristorante italiano) sono poetici e memorabili, anche grazie alla colonna sonora estremamente enfatica. Siccome la sceneggiatura non offre sorprese di sorta, il lavoro di scrittura è incentrato sul profilo caratteriale dei nostri amici a quattro zampe: alla compostezza aristocratica di Lilli si contrappone la gigioneria scapestrata di Biagio e la semplice rozzezza dei suoi amici di strada.
Dato il successo del film i suoi personaggi figurano con brevi comparsate in alcuni Classici successivi, ed in generale le figure canine torneranno molto spesso nei Classici e con più frequenza di quelle feline, che peraltro sovente sono negative (come i perfidi siamesi di questo film).
Voto: 3/5
-La bella addormentata nel bosco
USA 1959 - di Clyde Geronimi, Les Clark, Eric Larson, Wolfgang Reitherman - animazione/fantasy - 75min.
Nasce Aurora, principessa del regno. I sovrani danno un sontuoso ricevimento a palazzo, ma nel mezzo dei festeggiamenti compare Malefica, strega malvagia, che maledice la piccola: il giorno del suo sedicesimo compleanno si pungerà con un arcolaio e morirà. Le tre fate buone fanno un controincantesimo: la maledizione non può essere annientata del tutto, però viene ammorbidita, trasformando la morte in un sonno perenne che può essere interrotto solo da un bacio di vero amore.
Inoltre, per nascondere la fanciulla alla strega, i sovrani e le fate decidono di farla vivere in incognito lontano da palazzo, e di non svelare nemmeno a lei medesima le sue origini regali.
Primo film realizzato in SuperTechnirama 70 (ovvero una tecnica per cui si impressiona una pellicola di 35mm e poi si dilata otticamente l'immagine a 70mm in fase di proiezione) rappresenta il maggor risultato in campo stilistico e tecnologico raggiunto dagli Studi Disney fino a quel momento. La resa visiva è a dir poco stupefacente ancor oggi, con spettacolari effetti luministici e panoramiche mozzafiato (per essere un cartone).
Il prodigio tecnico (la sua produzione ha tenuti impegnato lo Studo per tutto il decennio) va certo a discapito della trama, tra le più classiche fiabe di stampo fantasy che ci siano. Ciò non toglie che alcuni personaggi, Malefica in primis, siano entrati di diritto nell'universo Disney e nell'immaginario collettivo. Altri sono invece più superficiali, come il principe (tra l'altro è quasi una tradizione che i principi dei film Disney siano personaggi di poco conto rispetto alle principesse; bisognerà aspettare Aladdin per vedere un cambio di rotta in questo senso).
Un film che conta più per l'estetica che per il contenuto stereotipato, in ogni caso una visione consigliata ed un'altra dimostrazione dei risultati straordinari ottenuti da Disney nel campo dell'innovazione tecnologica applicata all'animazione.
Prima (co)regia per Wolfgang Reitherman, figura di riferimento per la regia dei Classici degli anni a venire.
Voto: 3/5
Si conclude un decennio glorioso per gli Studi Disney, un decennio di rinascita e di sperimentazioni visive all'avanguardia dopo gli anni incerti della guerra. Peccato che il decennio successivo non sarà in grado di mantenere standard qualitativi così alti, scivolando verso un appiattimento creativo sempre più pronunciato. La figura chiave di questo nuovo periodo è il regista Wolfgang Reitherman.
-La carica dei 101
USA 1961 - di Clyde Gernomi Hamilton Luske, Wolfgang Reitherman - animazione/fiabesco - 76min.
Tratto dal romanzo I cento e una dalmata di Dodie Smith (1956), Il film racconta le peripezie di Pongo e Peggy, una coppia di dalmata che vive a Londra con i loro "padroni" Rudy (un pianista) e Anita, aiutata nelle faccende di casa dalla governante Nilla. A seguito della cucciolata di Peggy, Crudelia De Mon, acida vecchia conoscente di Anita, si propone di acquistarglieli, ma la coppia non sembra intenzionata a vendere. Crudelia ha in mente un losco proposito ed ordina ad una coppia di balordi di intrufolarsi in casa e portar via i piccoli. Ovviamente Pongo e Peggy si lanceranno alla ricerca dei cagnolini scomparsi.
Dopo La Bella Addormentata nel bosco, che come spesso è capitato per le mega-produzioni Disney incassò meno di quanto era costato, serviva un film a basso costo per recuperare le perdite. La carica dei 101 centrò l'obbiettivo grazie al fatto che a fronte di un disegno meno elaborato e più stilizzato, seguendo l'esempio del precedente, e senza ricorrere a particolari effetti speciali, la storia avvincente ed il ritmo frenetico assicurarono un grande successo di pubblico. Nonostante ciò in questo film si introduce un importante innovazione tecnica, come al solito ad opera di Ub Iwerks, noto tecnico specialista dello Studio Disney, ovvero l'introduzione della xerografia nell'animazione. Xerox è il nome di un'azienda americana di fotocopiatrici che deve il suo nome all'invenzione, da parte di Chester Carlson, della xerografia, un metodo di stampa a secco realizzato nel 1938. Applicando tale tecnologia all'animazione, Iwerks riuscì ad ottenere un'inchiostratura automatica dei disegni degli illustratori realizzati sui rodovetri (o, più pragmaticamente, "cels" in inglese), cioè le lastre di vetro contenenti i disegni degli elementi in movimento di un film che venivano poi giustapposti ai fondali fissi dipinti, riprendendo il tutto con una videocamera per realizzare un singolo frame del film. In questo modo si riuscirono ad abbattere tempi e, soprattutto, costi (licenziando tutti gli inchiostratori Disney ridusse il suo staff di centinaia di dipendenti).
Anche in questo film furono ingaggiati degli attori per ricoprire i ruoli principali, ma non fu usato il Rotoscope come in precedenza, lasciando più liberi i disegnatori. Così il tratto è più leggero, i movimenti più liberi e l'azione più vivace e rocambolesca che in passato.
Anche la sezione musicale è accattivante, sebbene figurino solo tre canzoni nel film: altro sintomo della volontà di cambiamento rispetto all'epoca precedente; maggior concentrazione è stata infatti dedicata alla storia ed alla caratterizzazione dei personaggi, tutti riusciti.
In conclusione la bella sceneggiatura, la musica prorompente e le animazioni esagitate da gag del muto ne fanno un altro Classico Disney da non perdere.
Voto: 3,5/5
-La spada nella roccia
USA 1963 - di Wolfgang Reitherman - 76min.
Artù, adolescente chiamato in modo derisorio Semola da tutti, è un orfano che fa da sguattero in casa di Sir Ettore e del suo figlio idiota. Capitato per caso nella casa del mago Merlino, Artù ne diventa il pupillo: Merlino gli fa da mentore dandogli un'istruzione e facendo da maestro di vita. Ad un certo punto viene bandita una gara per decretare il nuovo re d'Inghilterra, ed Artù accompagna il fratellastro nella capitale per fargli da scudiero. Qui giace una spada leggendaria incastonata in una roccia, che solo il prescelto sarà in grado di estrarre, diventando così re.
Reitherman sperimenta la regia in solitaria con scarsi risultati. Il film è uno dei più fiacchi tra i Classici fin lì prodotti: la storia è noiosa e, a fronte delle possibilità che un'ambientazione fantasy e delle figure magiche mettono a disposizione, lo svolgimento è lento e prevedibile, non compensato da qualche figura riuscita (Merlino, Anacleto e Maga Magò) e qualche gag. Il disegno è nella media, e non introduce innovazioni di sorta. Il periodo Reitherman è stato più volte caratterizzato da storie ambientate in un passato nordico e fantastico, ma che non riescono a sfruttare le situazioni di partenza per portare avanti discorsi interessanti o trame avvincenti.
Permane solo una certa atmosfera fiabesca connotata da colorazioni insolitamente fredde per un film Disney.
I suoi difetti non gli hanno comunque impedito di essere un discreto successo al botteghino (sesto maggior incasso dell'anno negli States).
Voto: 2/5
Mentre lo Studio sta lavorando al Classico successivo, Walt Disney muore alla fine del 1966.
-Il libro della giungla
USA 1967 - di Wolfgang Reitherman - animazione/musical/avventura - 75min.
Ispirato ai libri di Rudyard Kipling, racconta di Mowgli, "cucciolo d'uomo" cresciuto nella giungla fra i lupi e sorvegliato dalla saggia pantera Bagheera, amico del goloso orso Baloo, nemico del subdolo serpente Kaa e preda prescelta dalla famelica tigre Sher Kan che brama carne umana.
Ripresa di tono dopo lo scivolone passato, Il libro della giungla ha in comune col precedente un disegno poco soddisfacente per gli standard qualitativi Disney (e per i più assetati di effetti speciali) specie per quanto riguarda i personaggi, meno fluidi che in passato, mentre i fondali rimangono ispirati e vari. A livello di scrittura invece ci sono dei passi avanti evidenti da La spada nella roccia proprio nella caratterizzazione dei personaggi, tutti molto diversi e originali. Anche la colonna sonora, variegata ed accattivante, segna un altro punto a favore del film. La storia è un po' rarefatta e sembra più un pretesto per collegare tra loro i numeri musicali.
Un gradevole cartone senza troppe pretese.
Voto: 2,5/5
Inizia il primo decennio della storia degli Studi Disney senza il suo padre fondatore.
-Gli Aristogatti
USA 1970 - di Wolfgang Reitherman - animazione/fiabesco - 76min.
Ultima produzione approvata da Walt Disney. La trama ha vari punti in comune con Lilli e il vagabondo: una gatta aristocratica ed un gatto randagio che si innamorano. Lo sviluppo della vicenda però è molto diverso: c'è di mezzo un maggiordomo avido che vuol sbarazzarsi dei felini per ereditare gli averi della nobildonna per cui lavora, che vuol lasciare tutti i suoi beni ai suoi gatti (forse il maggiordomo non ha proprio torto...).
Ci sono anche vari richiami a la Carica dei 101, di cui imita anche il disegno: scene speculari, viaggio avventuroso di ritorno ed altro. Insomma non si può dire che brilli per originalità. La versione italiana inoltre trasforma il gatto randagio irlandese Thomas in un gatto romano di nome Romeo, senza alcun senso: come se traducendo un libro straniero, il curatore italiano cambiasse nome ed origine di uno dei personaggi principali!
Tralasciando questa assurdità, il film diverte soprattutto per le musiche: la storia si svolge nella Parigi della Belle Époque, in cui motivi romantici si alternano a sfuriate jazz (queste ultime fanno da motivo conduttore delle scene più riuscite della pellicola, sarabanda di suoni luci e colori).
Da notare che è forse il primo Classico Disney in cui i gatti sono i buoni (tralasciando figure di poco conto come Figaro in Pinocchio), e sicuramente è il primo in cui sono protagonisti; tuttavia i cani non mancano.
Gli Aristogatti è un Classico derivativo, ma si lascia vedere.
Voto: 2,5/5
-Robin Hood
USA 1973 - di Wolfgang Reitherman - animazione/avventura - 80min.
Un gallo menestrello ci racconta la leggenda di Robin Hood, ladro gentiluomo che ruba ai ricchi per dare ai poveri.
Le musiche sono probabilmente il maggior pregio del film, varie ed insolite per un film Disney, non più improntate su arie operistico-romantiche tardo-ottocentesche, ma su un delicato folk inglese per voce e chitarra. Per il resto il film non offre nulla di nuovo, ma personaggi simpatici ed alcune trovate comiche lo rendono gradevole. Il livello di concitazione in alcune scene raggiunge picchi di frenesia cinetica e baraonda rocambolesca inusuali in un Classico.
Il disegno è simile nello stile a quello de Il Libro della giungla, e l'ambientazione nordica e medievale rimanda invece a La spada nella roccia (ma qui i colori sono molto più solari e caldi). I personaggi sono animali antropomorfi, ciascuno secondo le proprio qualità (Robin è una volpe perché è furbo, Giovanni è un leone perché è re ecc.). Ci sono diversi errori di continuità (oggetti che compaiono e scompaiono da un'inquadratura all'altra) ed in generale il film sembra un po' poco rifinito (in effetti per il basso budget a disposizione si sono riciclate alcune idee pensate per film precedenti).
Voto: 2,5/5
-Le avventure di Winnie The Pooh
USA 1977 - di John Lounsbery, Wolfgang Reitherman - animazione/fiabesco - 71min.
basato sui libri dello scrittore britannico A.A. Milne (1882-1956), il film è in realtà la riproposizione di tre cartoni brevi (rispettivamente del 1966, 1968 e 1974) assemblati e tenuti assieme da una cornice narrativa creata appositamente.
Entriamo nel mondo immaginario del Bosco dei 100 Acri, luogo idilliaco partorito dalla fervida immaginazione di Christopher Robin, ragazzino che vi penetra attivamente e partecipa a mille avventure in compagnia dei vari abitanti del bosco: l'orsetto Pooh, golosissimo di miele, l'asino Ih-Oh, cui si stacca sempre la coda, il coniglio Tappo, la tigre saltellante Tigro, il gufo saggio Uffa e altri.
Rivolto esclusivamente ad un pubblico di giovanissimi, il film è molto poetico, pacifico e a colori pastello. Con una bella invenzione grafica Pooh e gli altri si muovono fra le pagine di un libro di racconti, interagendo con i paragrafi, saltando da una pagina all'altra e così via: una soluzione inedita nei film Disney con un divertente risultato visivo. Le musiche giocose e infiocchettate di melodie orecchiabili assecondano lo spirito estremamente fantasioso della pellicola, immergendo lo spettatore in un mondo fiabesco che tenta di riprodurre visivamente la creatività immaginifica della mente infantile. Tanti buoni sentimenti e nessun tipo di violenza contraddistinguono le varie storie che compongono l'affresco complessivo. Pur essendo forse un film minore nel panorama dei Classici, è uno dei pochissimi ad avere un sequel facente anch'esso parte di questa prestigiosa serie di film, ed ha inoltre dato origine ad una notevole quantità di merchandising (pupazzi, libri, giochi, varie attrazioni nei parchi Disney e altre robe che fruttano un totale di circa 1 miliardo di dollari annuo alla Disney!).
Comunque sia è un film adatto solo ai bambini ai completisti dei Classici.
Voto: 2,5/5
-Le avventure di Bianca e Bernie
USA 1977 - di Wolfgang Reitherman, John Lounsbery, Art Stevens - animazione/avventura - 74min.
Ispirato alle novelle di Margery Sharp, il film ha come assunto di base l'esistenza di una Società di Salvataggio con sede a N.Y., composta da topi che raccolgono messaggi provenienti da tutto il mondo da parte di bambini in difficoltà ed organizzano spedizioni di salvataggio. In questo caso è scomparsa una bambina di nome Penny, ed il caso viene affidato all'intraprendente Miss Bianca ed al pasticcione e goffo Bernie, che viene coinvolto suo malgrado.
E' un bel film di avventure con un'idea di base inedita e del tutto strampalata. Le sue carte migliori sono i due protagonisti principali, una coppia di opposti che conquista per la simpatia di Bernie e l'intelligenza pragmatica di Bianca. Lo script offre situazioni variegate, fughe rocambolesche, inseguimenti frenetici e più di un momento di suspence. Fu accolto così bene da essere il primo Classico Disney ad avere un seguito appartenente alla stessa serie, diversi anni dopo. La seconda parte è particolarmente cupa, con un'ambientazione palustre da maledizione vudù che ritornerà simile solo ne La principessa e il ranocchio.
Voto: 3/5
Il dubbio periodo Reitherman finisce. Il regista figurerà ancora come produttore esecutivo nel film successivo, mentre la regia passa in mani altrui.
-Red e Toby - Nemiciamici
USA 1981 - di Art Stevens, Ted Berman, Richard Rich - animazione/fiabesco - 79min.
Tratto dal racconto omonimo di Daniel P. Mannix, racconta di Red, volpe orfana cresciuta da una vecchia contadina, e Toby, cane da caccia di un vicino cacciatore. Tra i due animali nasce un amicizia di difficile gestione, dato che da grandi il cane verrà addestrato per dar la caccia alle volpi.
Sebbene il disegno non offra soluzioni visive nuove e ricalchi paesaggi boschivi di fiabe passate, il contesto è più concreto di molti Classici precedenti: un po' come accadeva in Bambi, non si tratta di un mondo fantastico, tuttavia l'isolamento del locus amoenus boschivo dà vita ad un microcosmo autonomo nel quale le vicende narrate hanno il sapore di una fiaba. Con riflessioni realistiche e sorprendentemente profonde sul concetto di amicizia, sul binomio complicità/rivalità, sugli aspetti deteriori della società che risalta le differenze mettendo uno contro l'altro gli individui che la abitano, sull'inutilità del Male, sui rapporti umani (sebbene come spesso accade i protagonisti siano animali). Lo svolgimento però è prevedibile e non si segnalano novità di rilievo per quanto riguarda estetica e tecnica. Il film è noto più che altro perché vi hanno preso parte dei giovani ed ancora inesperti Tim Burton, Don Bluth e Brad Bird.
Voto: 2,5/5
-Taron e la pentola magica
USA 1985 - di Ted Berman, Richard Rich - animazione/fantasy - 80min.
Basato sui primi due libri della serie Le cronache di Prydain, di Lloyd Alexander.
La trama è quanto di più sconclusionato si possa immaginare: un re malvagio vuole dominare il mondo per mezzo di una pentola magica (e vabbè). Per farlo deve impadronirsi di una scrofa dotata di poteri magici (eh?), ma il guardiano di maiali Taron si lancia in suo soccorso (yuk!), aiutato da personaggi stravaganti e buffi animaletti che incontra durante il viaggio.
Una storia che fa acqua da tutte le parti, ellittica, per nulla appassionante, scialba e spesso ridicola, con poche idee e male sfruttate, una colonna sonora anonima (nessuna canzone presente in questo Classico) e nessuna novità formale di sorta (solo un cambiamento stilistico all'insegna di un'anonima compostezza del disegno) rendono questo film il peggiore Classico Disney di sempre. Brutto e nient'affatto coinvolgente, dimostra la difficoltà degli studi Disney nel misurarsi col genere fantasy, ambito in cui spesso i Classici hanno mostrato di non saperci fare (all'infuori delle fiabe più classiche, almeno). Idem per questo caso. Non fu un successo al botteghino, tanto che uscì in VHS solo nel 1998.
Si salva l'atmosfera stregata di qualche ambientazione.
Primo Classico a far uso in modo embrionale della CGI.
Voto: 1,5/5
Per il film successivo la regia è divisa in 4, fra cui spicca la coppia Clements-Musker, molto attiva negli anni a venire.
-Basil l'investigatopo
USA 1986 - Ron Clements, Burny Mattinson, David Michener, John Musker - animazione/avventura - 71min.
Rivistazione dei gialli di Sherlock Holmes in chiave topesca.
L'uso della CGI è più massiccio stavolta, occupa un'intera sequenza di inseguimento nella parte finale del film, con risultati visivi suggestivi, il che fa di questo film uno spartiacque fra il vecchio ed il nuovo periodo Disney, nel quale si farà ricorso sempre più frequente e massiccio all'immagine computerizzata.
L'uso discreto che ne si è fatto in questo film lo rendono un giusto equilibrio fra tradizione (il racconto di avventura investigativa nell'Inghilterra vittoriana) ed innovazione, imbastendo uno spettacolo più cupo del solito nei toni e nei colori e più adulto per l'elaborata sceneggiatura. Ma è anche uno dei più divertenti film Disney del decennio per le trovate a getto continuo e la simpatia dei personaggi.
Poche canzoni, ma efficaci.
Voto: 3/5
-Oliver & Company
USA 1988 - George Scribner - animazione/avventura - 71min.
Rivisitazione del racconto di Dickens Oliver Twist in chiame moderna ed animalesca, a New York fra cani, gatti, barboni e criminali.
Un'avventura prorompente che catapulta nel pieno della vita urbana e moderna come mai era capitato in un Classico Disney. C'è un ritorno alla musicalità insistita nelle molte canzoni (schema che sarà ripetuto per quasi tutti gli anni '90) a ritmo veloce, ed una specie di sensibilità "rock" nel dipingere la vita di strada, di espedienti, di avventure al limite nella degradata periferia urbana, un qualcosa delle atmosfere dei fantascientifico-videoludici americani anni '80 da apocalisse industriale alla Robocop/Tartarughe Ninja (sarà forse il ricorso più sistematico alla CGI? Da notare che per realizzare i numerosi effetti speciali del film fu creato un apposito dipartimento all'interno dello Studio) benché ovviamente su toni spiritosi e tonalità colorate. Personaggi altalenanti: non tutti sono accattivanti, sebbene nel complesso l'amalgama sia vario.
Molta componente notturna da noir poliziesco a tenere alto l'interesse verso una storia ben sceneggiata, senza cali di tensione o momenti noiosi.
Voto: 3/5
La scelta del ritorno al musical, i maggiori fondi a disposizione, le meraviglie della tecnica computerizzata mischiata ai disegni tradizionali portarono, dal film successivo, ad un periodo decennale noto come Rinascimento Disney, definito così dall'allora capo della divisione cinematografica dello Studio, Jeffrey Katzenberg. La coppia di registi Clemens-Musker è in gran parte responsabile di questo successo.
-La sirenetta
USA 1989 - Ron Clements, John Musker - animazione/fiabesco - 79min.
Ispirato alla fiaba omonima di Hans Christian Andersen, il film racconta le vicissitudini di Ariel, principessa sirena bramosa di avventure che, contravvenendo alle regole del padre, re Tritone, ne combina di tutti i colori, specie quando si innamora di un principe abitante della superficie...
Tornati allo stile primigenio della fiaba amorosa, i registi sono riusciti a creare un film inaspettatamente vitale, principalmente in virtù della splendida colonna sonora, messa in immagini da numeri da musical che esaltano la bellezza dei fondali, la pulizia del disegno dei personaggi, la perfezione delle movenze degli animali (anche meglio di quelle degli umani!) e l'ottima resa visiva complessiva ottenuta con l'apporto delle tecnologie digitali di colorazione ed effettistica, che creano con suggestiva efficacia un paesaggio sottomarino misterioso e fantastico. Senza contare poi che tutti i personaggi sono azzeccati e simpatici: oltre alla bella e sognatrice Ariel, rimangono impressi almeno il premuroso granchio Sebastian (doppiato in italiano dal cantautore francese Henri Salvador) e la perfida strega-piovra Ursula.
Il plot stereotipato da racconto di fiabe impedisce tuttavia al film di elevarsi fino alla vetta delle produzioni migliori dello Studio; resta un Classico valido e meritevole di visione.
A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, ne ha incassati più di 200.
Voto: 3/5
-Bianca e Bernie nella terra dei canguri
USA 1990 - di Hendel Butoy, Mike Gabriel - animazione/avventura - 74min.
Primo sequel di un Classico ad entrare a far parte della serie stessa.
B&B sono richiamati in azione, per salvare il coraggioso Cody, ragazzino australiano che, nel tentativo di aiutare i suoi amici animali, cade in una trappola di un bracconiere, che lo imprigiona.
Tripudio di soluzioni tecniche, questo film è il primo per cui lo Studio è ricorso al processo CAPS (Computer Animation Production System) di inchiostratura e colorazione digitale, ovvero realizzate interamente a computer, una volta che i disegni base ed i fondali vengono scansionati (tecnologia sviluppata in collaborazione con l'allora neonata Pixar).
Il film rispecchia lo schema narrativo del suo prequel, e fa affidamento ancora una volta all'affiatamento della coppia di protagonisti. Si introducono nuovi personaggi secondari ed aumenta il numero delle gag, le quali però, nonostante siano tutte più che riuscite, rischiano di sembrare un riempitivo per arrivare ad una lunghezza accettabile. Il bracconiere è un buon esempio di villain senza scrupoli, stupido e prepotente, che viene facile detestare.
Mancano numeri canori (meno male, perché avrebbero stonato con il resto della pellicola), ma le trame musicali riuscite non mancano. Notevole anche il design ambientale dell'outback australiano, creato a partire da un viaggio di ricognizione in quei luoghi da parte degli artisti Disney.
Voto: 3/5
-La Bella e la Bestia
USA 1991 - di Gary Trousdale, Kirk Wise - animazione/fiabesco - 91min (edizione estesa)
Basato sulla fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Fu il primo film d'animazione candidato all'Oscar per Miglior Film (il secondo è Up, 2010, della Pixar): non lo vinse, ma guadagnò due statuette per la Miglior Colonna Sonora (del compositore Alan Menken e del paroliere Howard Ashman, quest'ultimo morto di AIDS nello stesso anno) e Miglior Canzone (Beauty and the Beast).
In un paesino della campagna francese, Belle, figlia di un inventore strampalato, è oggetto d'attenzione da parte di Gaston, bellimbusto insopportabile. Il padre di Belle deve andare in città per mostrare a tutti la sua invenzione, ma strada facendo si perde nel bosco e, attaccato dai lupi, si rifugia in un antico e cupo castello. Qui viene fatto prigioniero da un essere mostruoso. Andata alla ricerca del vecchio, Belle riesce ad arrivare al maniero, dove incontra la Bestia, l'abominevole proprietario dell'edificio. Barattata la prigionia del padre con la propria, Belle si rassegna ad una vita di solitudine e terrore, ma è rinfrancata dalla presenza di molti servitori curiosi che animano l'apparentemente disabitata fortezza, la storia del cui proprietario ci viene narrata a inizio film: trattasi di un principe punito per la sua crudeltà, condannato a restare mostro per sempre se non riuscirà a far innamorare di sé una donna prima che l'ultimo petalo di una rosa incantata si stacchi dalla sua corolla. Intanto però il padre di Belle rivela al villaggio l'esistenza di questo essere terribile: all'inizio non viene creduto, ma presto i paesani dovranno ricredersi...
Tolti Fantasia e Alice nel Paese Delle Meraviglie, sicuramente i due capolavori Disney, questo film è il miglior risultato conseguito dallo Studio: l'approccio rimane lo stesso degli ultimi film (matrice fiabesca e realizzazione in stile musical) ma mai le parti ed il tutto avevano funzionato così bene: la CGI è ormai avanzata ad un livello tale che la sua presenza quasi non si nota più, talmente è ben amalgamata con i disegni, gotici ed ispiratissimi, così come le già citate musiche, pregne di un senso di mistero fantastico irresistibile. Nell'edizione estesa qui recensita è stata inoltre aggiunta una scena musicale precedentemente tagliata: era stata omessa a mio parere giustamente, perché spezza un po' il ritmo, ma è piacevole da vedere ad anni dall'uscita del film nelle sale. I toni sono sorprendentemente adulti, complici le cupe atmosfere di molte sequenze, ed anche le tematiche affrontate, che ruotano attorno ad emozioni e concetti forse difficili da capire per un infante (rimpianto, compassione, amore, discriminazione, follia, isteria di massa...), sono quantomai mature: un segno che l'animazione non è affatto solo per bambini.
L'ottima caratterizzazione dei personaggi e le numerose sequenze memorabili (la lotta finale, la scena introduttiva, la baldoria nella taverna...) lo rendono un Classico imprescindibile.
Voto: 4/5
-Aladdin
USA 1992 - di Ron Clements, John Musker - animazione/avventura/fiabesco - 87min.
La leggenda di Aladdin, straccione che vive di espedienti assieme alla scimmietta Abu, e di Jasmine, principessa che sogna di fuggire da palazzo e vivere a modo suo. Jafar, malvagio visir, sfrutta il primo per arrivare alla seconda attraverso la conquista del potere. Ma grazie al fidato Genio della lampada, Aladdin sarà in grado di affrontare il temibile avversario e mirare al cuore della principessa.
Ancor prima di elogiare la perfetta realizzazione tecnica dell'opera non si può non constatare che Aladdin sia uno dei protagonisti più simpatici ed azzeccati di tutta la produzione Disney. Sarà anche merito del setting così inusuale per la serie dei Classici, di una sceneggiatura avvincente che riporta alla mente miti antichi e favole perdute (ma aggiornate alla più moderna canonicità dei film d'azione e con una sana dose di umorismo) e di musiche ispirate, ma la caratterizzazione dei personaggi è forse il fiore all'occhiello di questo film, a cominciare dal perfido Jafar, uno dei villains più riusciti del mondo Disney, crudele e spietato eppure simpatico a suo modo. La CGI permette la realizzazione di sequenze a dir poco stupefacenti (il volo attorno al mondo a bordo del tappeto volante, la fuga dalla Caverna delle Meraviglie), ma non è il fine: è anzi il mezzo che dà vita alle notevoli intuizioni visive dei disegnatori, che dipingono un Oriente misterioso, sensuale e magico, per poi sbizzarrirsi nelle spettacolari fantasie nonsense del Genio, altro personaggio formidabile, e nelle sue frequenti gag che rendono la visione divertentissima. A livello di puro intrattenimento è uno dei vertici della serie; cercarvi particolari significati è invece abbastanza superfluo, a parte la solita volontà di emancipazione della principessa e la volontà di auto-affermazione del protagonista.
Voto: 3,5/5
-Il re leone
USA 1994 - di Roger Allres, Rob Minkoff - animazione/avventura - 90min. (edizione estesa)
Le influenze principali per questo film sono i racconti biblici dell'Esodo e di Giuseppe, nonché l'Amleto di Shakespeare. Vi pare forse eccessivo? In realtà c'è una vecchia accusa di plagio mai del tutto chiarita nei confronti dell'anime e manga giapponese "Kimba il leone bianco".
Comunque sia, la storia non è particolarmente originale (il legittimo erede al trono è esiliato dall'astuto zio che ne uccide il padre per ottenere il potere. Il giovane cresce, si assume le proprie responsabilità, torna ad affrontare lo zio e a combattere per il bene del suo regno) se non fosse che il film è ambientato in Africa ed i personaggi sono tutti animali: leoni, gnu, iene, facoceri, scimmie eccetera, per la gioia dei bambini.
Il principale punto a favore del film, che ne ha decretato il successo, è la realizzazione tecnica, in particolare per quanto riguarda la rappresentazione degli animali e le loro movenze, credibili ed insieme "umane" nella capacità di esprimere emozioni e sentimenti. Occorre ripetere che l'unione tra disegno e CGI è in grado di regalare scorci a dir poco stupefacenti? Sebbene l'ambiente della savana sia per definizione monotono i disegnatori Disney sono riusciti a rielaborare creativamente quel paesaggio naturale dando vita ad una gamma di ambienti diversi tra loro e mai monotoni, assicurando una piacevole varietà.
Ma gli Studi sono riusciti egregiamente anche a livello di colonna sonora - con brani composti da Hans Zimmer (celebre The Circle of Life) ed una ballata di pianoforte cantata da Elton John (Can You Fell the Love Tonight?) - che è una delle migliori di tutta la serie dei Classici.
Per il resto il film non si discosta da quanto sia già stato fatto e visto nei Classici precedenti, sia a livello di personaggi (non memorabili, a parte protagonista e antagonista e la coppia comica di Timon e Pumbaa) che di sceneggiatura (piatta e prevedibile).
A tener viva l'attenzione ci pensano comunque scene di mirabile fattura, specie le più concitate ed oscure (l'inseguimento al cimitero degli elefanti, la parata di iene, la carica degli gnu, la battaglia finale), mentre i momenti lirici e riflessivi sono affidati a confronti fra padre e figlio - Mufasa e Simba - o dialoghi sotto le stelle che puntano alla commozione ma risultano troppo enfatici.
Comunque Il Re Leone rimane un bel film, da vedere almeno una volta.
L'edizione estesa offre una scena musicale aggiuntiva (superflua) ed un nuovo doppiaggio per i due animali sovracitati (inefficace); nel 2011 è inoltre uscita un'inutile versione in 3D: lasciate perdere in entrambi i casi.
Voto: 3/5
-Pocahontas
USA 1995 - di Mike Gabriel, Eric Goldberg - animazione/storico/fantastico - 78min.
Storia (del tutto romanzata, anche perché le fonti storiche sono incerte) dell'indiana d'America Pocahontas (1595-1617), che si innamora del capitano John Smith, giunto in Virginia nel 1607 con una spedizione coloniale inglese. Smith si innamora a sua volta, ma gli interessi sovra-individuali prevalgono.
Sebbene il film abbia la particolarità di essere il primo (e finora unico) Classico Disney ad ispirarsi a fatti storici, non è certo fra i migliori, anzi: il discorso ecologista e di rispetto delle minoranze è vago, e la sceneggiatura è incerta, costantemente in bilico fra la scontatezza della storia romantica e l'ambizione dell'affresco epico, fallendo in entrambi i casi. Oltre alla piacevole colonna sonora si salva poco altro in questo melenso polpettone: alcune buone intuizioni scenografiche e la rinuncia (almeno in parte) all'inserimento di personaggi comici o troppo sui generis, in favore di un approccio più serio ed adulto, conformemente alla materia trattata.
Si poteva però fare meglio.
Voto: 2/5
-Il gobbo di Notre Dame
USA 1996 - di Gary Trousdale, Kirk Wise - animazione/drammatico - 87min.
La coppia di registi de La Bella e la Bestia ritorna con un altro cupo gotico a sfondo storico, ancorato al mondo reale ed alla famosa leggenda del campanaro gobbo della celebre cattedrale parigina. Nella storia che sa di caccia alle streghe, estremismo nazi ed aberranti passioni umane, fa da contraltare l'amore impossibile del deforme Quasimodo per la bella zingara Esmeralda. In un tripudio di emozioni al limite del dramma Shakespeare-iano (amore impossibile, vendetta, sete di potere ed altro) c'è più di un riferimento al secolo scorso, quel Novecento insanguinato da ideologie folli e stermini di massa che rivivono nell'infallibile personaggio del cattivo di turno, Frollo.
Per la prima volta un Classico Disney ha come protagonista un individuo repellente alla vista (anche se come al solito puro di cuore) che deve innanzitutto scontrarsi con una società che non vuole avere nulla a che fare con un freak, se non per esibirlo come un fenomeno da baraccone.
Tra gli aspetti negativi si possono citare i gargoyles, personaggi inutili, fastidiosissimi ed insopportabili che distolgono dalla storia e occupano spazio inutile nell'economia del racconto, e l'ostinazione al lieto fine che forse in una storia come questa stona un po', nonché il ricorso alla spettacolarità di una battaglia hollywoodiana nel finale che proprio non centra nulla col resto del film.
Da ricordare invece l'apparato figurativo che, grazie all'uso della CGI, garantisce una profondità inedita al disegno.
Voto: 3/5
-Hercules
USA 1997 - di Ron Clements, John Musker - animazione/mitologico - 89min.
L'affiatata coppia di registi autrice di Aladdin e La Sirenetta realizza un nuovo Classico, ispirandosi alla mitologia greca (con molte libere interpretazioni): Hercules, figlio di Zeus ma non dio per colpa di Ade, vive sulla terra ignaro delle sue origini, allevato da una coppia di contadini. Scoperte le sue vere origini, inizia l'apprendistato per diventare Eroe, sotto la supervisione del maestro Fil(ottete). Dovrà scontrarsi con il perfido (ma simpatico) Ade, che gli manda contro bestie di ogni tipo, e conquistare il cuore della bella Meg(ara).
Stupendo a livello visivo, questo Classico non vendette bene quanto alcuni successi precedenti ("solo" 250 milioni di dollari il botteghino mondiale, contro i 950 de Il Re Leone, i 504 di Aladdin e i 424 de La Bella e la Bestia), eppure è uno dei più validi film sulla mitologia greca fatti a Hollywood (se pensiamo ai recenti esempi quali 300, Scontro tra Titani o Immortals): sebbene il tutto sia estremamente ritoccato per esigenze di spettacolo il film non snatura troppo i personaggi, e quando lo fa è con un intento giocoso che riflette la creatività dei disegnatori e degli sceneggiatori, alle prese con una quantità di materiale talmente vasta da cui poter attingere da perdercisi. Invece tutto fila: la storia è divertente e varia, i personaggi ben caratterizzati e meno prevedibili del solito (mai la Disney si era cimentata con il mondo dell'antica Grecia, se non per un frammento di Fantasia), le musiche rockeggianti ben si adattano al tono scanzonato della narrazione, e gli effetti speciali fanno il loro dovere.
Forse le tematiche guerresche hanno tenuto lontano un pubblico di giovanissimi, ed in effetti la violenza c'è, anche se rappresentata in modo mai eccessivo.
Gradevole.
Voto: 3/5
-Mulan
USA 1998 - di Tony Bancroft, Barry Cook - animazione/avventura/guerra - 84min.
Ispirato al racconto tradizionale cinese di Hua Mulan, il film fu concepito inizialmente come un corto per la distribuzione in VHS nel 1994, ma poi il progetto si è ingigantito, con animatori inviati in Cina per un "viaggio ispiratore" e l'utilizzo massiccio di software di vario tipo: quello di "crowd simulation" Attila, per gestire le imponenti masse di personaggi nelle scene di battaglia; una sua variante detta Dynasty per la sequenza finale alla corte imperiale, in cui vengono "mobilitati" circa 3000 personaggi; l'interfaccia RenderMan della Pixar per la resa fotorealistica di tali soggetti; Faux Plane, per aggiungere profondità ai fondali dipinti: insomma un ricorso agli effetti speciali più mascherato che in passato, ma invero ancor più profondo.
Poco da eccepire su questo film, ottimamente realizzato (con uno stile di disegno orientaleggiante che si discosta dalle forme più canoniche di rappresentazione di ambienti e personaggi) una storia che fa perno su sentimenti di orgoglio, dedizione, responsabilità, coraggio, amore e senso del dovere (verso la famiglia, ma prima di tutto verso il proprio paese: il patriottismo sfrenato come ponte di collegamento fra USA e Cina?), una sceneggiatura che poggia su basi ben rodate ma che riesce a tener viva l'attenzione, un ottimo co-protagonista (il casinista draghetto Mushu) ed un perfido antagonista (sebbene un po' granitico).
Grande pregio: l'epica colonna sonora di Jerry Goldsmith (Chinatown, Alien, Star Trek...).
Qualche difetto: prevedibilità di fondo, personaggi maschili (la maggioranza) un po' anonimi, la tendenza alla riduzione di una cultura millenaria e distantissima dalla nostra a qualche stereotipo sull'onore e le buone maniere, cosa in certa misura inevitabile e scusabile....ma tant'è.
Qualche critica da parte degli ambienti femministi non ha frenato il successo di pubblico (oltre 300 milioni di dollari al botteghino)
Voto: 3/5
-Tarzan
USA 1999 - di Chris Buck, Kevin Lima - animazione/avventura - 88min.
Tratto dalla serie di racconti di Edgar Rice Burroughs. Una coppia di naufarghi con il figlioletto neonato approda su un'isola deserta. Qui costruiscono una casa su un albero gigante, che arredano coi resti della barca affondata. Un giorno sono però uccisi dal perfido felino Sabor, bestia che ha anche ucciso un cucciolo di gorilla, il figlio del capobranco Kerchak. La compagna di Kerchak, Kala, si imbatte nei resti della coppia e riesce a salvare il neonato dalle fauci di Sabor; contro il parere del "marito", Kala adotta il bambino chiamandolo Tarzan. Anni dopo, un gruppo di avventurieri inglesi approda sull'isola, e si imbatte nell'uomo-scimmia...
Alla fine del millennio lo Studio raggiunge uno degli apici di un decennio ricco di successi ed innovazioni tecnologiche. Tarzan rappresenta la sintesi perfetta del Rinascimento Disney: perfetta compenetrazione tra CGI e disegno manuale; sceneggiatura classica nella fabula ma fantasiosa nell'intreccio; una schiera di personaggi uno più simpatico dell'altro, con un eroe problematico ed un cattivo spietato; una colonna sonora entusiasmante (voce di Phil Collins che canta i brani principali in cinque lingue diverse a seconda del paese di distribuzione); un'eleganza figurativa nella rappresentazione dei lussureggianti paesaggi tropicali, empatici con gli stati d'animo del protagonista (piove nei momenti cupi ecc.) che ha pochi eguali nella serie dei Classici.
Fu il film d'animazione più costoso della storia fino a quel momento (130 milioni di dollari) ma anche uno dei più redditizi (448 milioni nel mondo).
Anche in questo film abbondano i meriti tecnici: stavolta l'innovazione principale è il Deep Canvas, tecnica di "pittura in CGI" che permette di realizzare fondali computerizzati che restituiscano il feeling visivo del disegno tradizionale, ma sono al contempo in 3D; un invenzione che è valsa il Techinal Achievement Award nel 2003, e a cui si è ricorso anche per film successivi.
Menzione di merito alla regia a quattro mani di Buck e Lima, in grado di conferire un ritmo inedito alla pellicola, alla pari di un film d'azione in live action, pur rispettando le esigenze emozionali (parentesi sentimentale e conflitto genitori-figli) ed umoristiche del pubblico.
Gran bel lavoro, per uno dei migliori Classici di sempre.
Voto: 4/5
-Fantasia 2000
USA 1999 - di James Algar, Gaëtan Brizzi, Paul Brizzi, Hendel Butoy, Francis Glebas, Eric Goldberg, Don Hahn, Pixote Hunt - animazione/musical - 75min.
Dopo 60 anni, ecco la celebrazione del capolavoro Disney, Fantasia. Come già spiegato lo stesso Walt agognava il progetto di un film in fieri, continuamente riproposto in sala con nuovi numeri musicali. Ciò non è stato possibile, però si è deciso di realizzare questo sequel per festeggiare l'anniversario del primo ed anche la fine del millennio. Purtroppo il risultato è notevolmente inferiore, per varie ragioni, in primis la non-più-originalità dell'operazione; a seguire, l'inserimento di frammenti dialogici con alcuni volti noti della tv e del cinema americano, alcuni dei quali poco conosciuto da un pubblico non anglofono, ed infine un concept che sa più di operazione nostalgia che di sperimentazione.
La struttura è identica al predecessore: una voce narrante introduce ogni brano musicale; fra un brano e l'altro ci sono questi inediti (ma inutili) intermezzi con vip.
-Quinta Sinfonia di Beethoven; affresco di astrattismo digitale in cui volatili stilizzati multicolori ingaggiano una specie di lotta con delle controparti nere in un ambiente colorato al pc. La resa visiva è suggestiva, ma lo sposalizio con la musica è solo parzialmente riuscito.
-I pini di Roma di Respighi; balene volanti nell'iper-spazio? Tutto è possibile nell'era della CGI! Sebbene il tema non centri nulla con ciò che è evocato dalla musica, il connubio fra audio e video è interessante, e l'operazione regala alcuni scorci di suggestiva spettacolarità.
-Rapsodia in Blu di Gershwin; un inno Allen-iano a New York che narra visivamente la storia di vari abitanti della città, ognuno con i suoi problemi, che però riesce ad affrontare grazie alla vitalità della città (nonostante siamo negli anni della Grande Depressione). Uno stile stilizzato e monocromatico è il contraltare ottimale alle avventure jazz della musica del grande pianista.
-Concerto per Pianoforte Numero 2 di Šostakovič; adattamento della fiaba "Il soldatino di stagno" di Andersen, è un'altra interessante incursione nelle possibilità della CGI, anche se, a confronto dei film Pixar già usciti all'epoca, non regge il confronto.
-Il carnevale degli animali di Saint-Saëns; un gruppo di fenicotteri tenta di eseguire un ballo di gruppo, ma è disturbato da uno di loro che gioca con uno yo-yo. Pur nella sua brevità ed assurdità, è uno dei segmenti migliori, che si rifà alle gag dei brevi cartoons comici (anche della stessa Disney) aggiornati alla nuova pulizia visiva offerta dalle moderne tecnologie.
-L'apprendista stregone di Dukas; riproposizione del celebre pezzo del primo Fantasia, è un puro e semplice riempitivo.
-Pomp and Circumstance di Elgar; si mette in scena il Diluvio Universale, con Paperino al posto di Noè. Un segmento di classico stampo narrativo che fa perno sulla simpatia del pennuto protagonista. Niente di nuovo o originale....tuttavia diverte.
-L'uccello di fuoco di Stravinskij; una ninfa primaverile si sveglia alla fine dell'inverno, e comincia, con un amico cervo, a percorrere le lande desolate spargendo i semi di una nuova vita. Ma si imbatte in un vulcano minaccioso e, incuriosita, penetra nel suo cratere risvegliando una fenice infuriata che incendia tutto. Sembra la fine di ogni possibilità di rinascita, ma....E' il frammento più ambizioso, e di certo il migliore: graficamente eccezionale, epico e magico, è una metafora dell'esistenza biologica, sempre pronta a rialzare la testa a seguito di calamità di tutti i tipi.
In conclusione un'opera incerta, che a dei pezzi in CGI non proprio al passo coi tempi mostra invece un'abilità non sopita di lavorare col disegno, tecnica che però verrà sempre più abbandonata dallo Studio, anche per la serie dei Classici. A cominciare dal film successivo.
Voto: 2,5/5
Con una decisione rivoluzionaria, almeno per il conservatorismo proprio dei Classici Disney, dal film successivo della serie si iniziarono ad abbandonare del tutto i disegni in favore di pellicole realizzate interamente in CGI. Solo pochi film dell'ultimo decennio hanno mantenuto la tecnica del disegno, e ad oggi non è chiaro se essa continuerà ad essere utilizzata in futuro. In realtà questa mossa è stata evidentemente dettata dal fatto di non voler essere surclassati dallo strepitoso successo dei film Pixar (di cui la Disney era all'epoca già partner, per quanto concerne la distribuzione di tutti i lungometraggi). Tuttavia l'attitudine meno pronunciata della Disney nel produrre film unicamente tramite la tecnica computerizzata ha segnato un generale declino qualitativo, ponendo fine al cosiddetto Rinascimento Disney, nonché al suo status di leader dell'industria dell'animazione. Al posto che mantenere la caratteristica del disegno, lo Studio ha preferito uniformarsi alla moda imperante della computer graphic, con risultati spesso inferiori rispetto ai concorrenti.
-Dinosauri
USA 2000 - di Ralph Zondag, Eric Leighton - animazione/avventura - 82min.
Un uovo di iguanodonte fa un viaggio periglioso passando di zampa in zampa, fino a schiudersi su un atollo al largo della terraferma, abitato da lemuri. Il dinosauro cresce così in compagnia delle scimmie ignaro dell'esistenza di altri suoi simili. L'arrivo di un asteroide causa cataclismi climatici e morfologici che costringe la comunità isolana ad andarsene alla ricerca di un nuovo habitat vivibile. Sulla strada si uniscono ad una gigantesca processione di dinosauri superstiti di svariate razze. Fra amicizie,infatuazioni e fughe dai predatori, gli animali dovranno farsi strada in una terra desertica e morente per poter trovare un luogo adatto alla sopravvivenza.
Con questo film, il primo dei Classici ad essere realizzato solo in tecnica mista (CGI e live action per i fondali) senza ricorrere al disegno, lo Studio si è imbarcato in un'impresa molto costosa (130 milioni di dollari) con risultati non esaltanti al box office ("solo" 350 milioni, circa 100 in meno di Tarzan). Nonostante il grado di sofisticazione tecnica inoltre il film non è stato in grado di affossare i concorrenti Pixar: ad una trama risaputa e meno originale di quelle dei film della casa rivale (in effetti sembra un remake de Alla ricerca della Valle Incantata) si aggiungono personaggi non proprio entusiasmanti (eccettuati magari i cattivi carnotauri). Insomma a parte la stupefazione visiva di alcune sequenze, che reggono bene ancora oggi, la Disney non ha osato spingersi fino in fondo nella volontà di ricerca ed innovazione, preferendo battere sentieri già percorsi e non discostandosi dai suoi classici binari formali e contenutistici; con ciò ha rinunciato ad alcuni azzardi (l'idea originale era di fare un film totalmente privo di dialoghi, ma lo stesso Eisner, all'epoca chief executive, ha dichiarato che l'idea fu abbandonata per esigenze di commerciabilità) che avrebbero garantito maggior originalità. Aggiungiamo qualche intoppo di percorso (il regista inizialmente previsto, George Scribner, che abbandona dopo 2 anni di lavoro; la canzone composta per il film da Kate Bush ed in seguito tagliata perché ritenuta non efficace) ed il risultato è un film notevole tecnicamente, ma decisamente povero di idee, il che dimostra come la tecnica debba essere il mezzo, non il fine.
Voto: 2/5
Il passo falso di quest'ultimo film renderà incerto lo Studio sulla direzione da prendere: negli anni immediatamente successivi tornerà allo stile del cartone animato, con risultati non eclatanti; in seguito si convertirà ancora all'esclusivo utilizzo della CGI.
-Le follie dell'imperatore
USA 2001 - di Mark Dindal - animazione/avventura - 78min.
Rielaborazione della fiaba di Andersen I vestiti nuovi dell'imperatore: ambientato in Sud America, è la storia dell'imperatore Kuzco, viziato e cattivo, che vuol far sgomberare un villaggio, capeggiato dal buon Pacha, solo per edificarci un parco acquatico ad uso personale. Si troverà però detronizzato e trasformato in lama da parte della malvagia consigliera Yzma (sorta di versione femminile di Jafar) e dovrà collaborare con Pacha per rimettere le cose a posto.
La lavorazione del progetto è andata avanti 6 anni, partita originariamente come musical col titolo "Kingdom of the Sun". In seguito sono stati riadattati sceneggiatura e personaggi, e ne è risultato un prodotto singolare per il panorama Disney: un film dai toni caustici, con un protagonista odioso, una cattiva esilarante ed una conduzione farsesca con molte gag. Sebbene da un lato ciò costituisca una ventata di freschezza nel panorama stagnante degli ultimi Classici, bisogna anche dire che la gestazione travagliata del film non ha fatto bene al risultato finale: il disegno è stilizzato quanto un cartone di Cartoon Network, e la storia fa acqua da tutte le parti. Il gusto per l'eccesso (verbale, cinetico...) si traduce in un accumulo di scene comiche legate fra loro da un tenue filo narrativo, con scarso interesse da parte di chi guarda. Se è vero che ne risulta una visione divertente e leggera (anche in virtù della brevità), il tutto sembra acquisire una valenza più superficiale del solito.
Voto: 2,5/5
-Atlantis - L'impero perduto
USA 2001 - di Gary Trousdale, Kirk Wise - animazione/fantascienza - 95min.
La coppia registica de La Bella e la Bestia e Il gobbo di Notre Dame ci riprova.
Attingendo al mito di Atlantide e ai molti testi sull'argomento, i due registi hanno cavato un film di fantascienza, argomento inusuale per la serie dei Classici Disney, che però da qui in poi tornerà molto spesso, mischiandola all'archeologia misterica propria delle avventure di Indiana Jones ed ai racconti fantastici di Jules Verne. Nella sarabanda di azione avventurosa il film offre diversi bei momenti visivi con molte suggestioni dal cinema di varie epoche, e sebbene i protagonisti non brillino per personalità, i personaggi di contorno sono sufficientemente caratterizzati da compensare questa carenza. Non c'è molto da dire in realtà, si tratta di un film d'animazione piacevole e divertente, che non ha niente dei risultati eclatanti del Rinascimento Disney ma è sicuramente meglio delle prove incerte che l'hanno immediatamente preceduto.
Buona anche la colonna sonora.
Voto: 3/5
-lilo & Stitch
USA 2002 - di Dean DeBlois, Chris Sanders - animazione/fantascienza - 82min.
Mischiare fantascienza e setting hawaiiano? Ora è possibile!
La sceneggiatura è certo il punto di forza di questo spassoso film d'azione-avventura a sfondo comico, che inanella gag a ripetizione basate sul rapporto fra la piccola Lilo ed il mostruoso e vorace Stitch: come al solito due figure emarginate (per vari motivi) che finiscono per aiutarsi a vicenda a trovare il proprio posto nel mondo.
Quando il film scade nel didascalico e nel sentimentale, fallisce clamorosamente. Quando invece assume il suo volto disimpegnato, riesce a raggiungere il suo scopo di intrattenimento puro: peccato che le due componenti siano presenti quasi in egual misura, cosicché il lavoro sia riuscito solo per metà. Divertenti siparietti di alcuni personaggi secondari (fra cui l'assistente sociale/man in black è forse il più azzeccato) mantengono vivo il ritmo, e l'ambientazione isolana e colorata a tinte calde produce un'atmosfera giocosa e rilassata che evoca viaggi, luoghi lontani e gusto per l'ignoto.
Peccato che il film sia poco bilanciato: cercare di esser seri in un film palesemente assurdo e così bizzarro non è stata una buona idea.
Voto: 2,5/5
-Il pianeta del tesoro
USA 2002 - di Ron Clements, John Musker - animazione/fantascienza - 95min.
Film che chiude un trittico fantascientifico, genere in cui i Classici non si erano mai cimentati, questa pellicola è una rielaborazione del celebre racconto di Stevenson "L'isola del tesoro".
Forse è l'episodio più debole dei tre per quanto riguarda il soggetto (non originale), che conferisce alla visione un che di già visto e scontato. Gli autori si sono tuttavia focalizzati, più che sulla storia, sul rapporto fra i due personaggi principali, il mozzo Jim ed il capitano Silver, rapporto oscillante fra quello maestro-allievo e quello padre-figlio, con il risultato di un pregevole approfondimento psicologico (per quanto è concesso in un film Disney, almeno); allora si può anche chiudere un occhio sulla scipitezza della vicenda, che comunque non manca di contaminare il classico racconto d'avventura piratesca con suggestioni fantascientifiche alla Star Wars ed Asimov (i cyborg). Bello l'apparato visivo, risultato di una lunga lavorazione (la realizzazione del film nel suo complesso è durata 4 anni e mezzo, ma l'idea risale addirittura a metà degli anni '80; vi ha preso parte uno staff di oltre 1000 persone) con mirabili sequenze ambientate nello spazio siderale che mischiano sapientemente disegno a CGI, una prassi ormai consolidata ma di cui la Disney riesce sempre a servirsi al meglio (si è ricorsi nuovamente al Deep Canvas usato in Tarzan).
Vale la visione, anche per la colonna sonora (la canzone principale è cantata, nella versione italiana, da Max Pezzali).
Voto: 3/5
-Koda, fratello orso
USA 2003 - di Aaron Blaise, Robert Walker - animazione/avventura/fantastico - 82min.
Il film è ispirato ad una leggenda peruviana (ma Wikipedia riporta anche influenze dal Re Lear di Shakespeare), e narra della vita di tre fratelli appartenenti ad una non meglio specificata tribù di Indiani d'America. Dando la caccia ad un orso, Kenai, il più giovane dei tre, causa la morte del fratello maggiore Sitka. Giurando vendetta, insegue ed affronta l'orso, eliminandolo. Ma gli spiriti puniscono questa azione dettata dalla collera, trasformando Kenai in un orso: potrà sciogliere la maledizione solo andando presso una montagna particolare; nel suo viaggio fa diversi incontri, compreso l'orsetto Koda, con cui instaura un rapporto di affetto fraterno.
L'animismo congenito nel film, pieno di spiritualità pagana (che però sa anche di filosofia new-age panteista) ha fatto storcere il naso ai cattolici più ferventi, specie per la presenza di un'anima negli animali e quindi nella loro equiparazione all'uomo; non dimentichiamo poi che per la prima ed unica volta un personaggio Disney si suicida (anche se per salvare i compagni). Al di là di questi dibattiti, che lascio a chi ha tempo da perdere con simili diatribe teologiche, il film, realizzato con scarso ricorso alla CGI (è la terza ed ultima produzione dello studio di Orlando della Disney, chiuso nel 2004 in concomitanza con un massiccio orientamento dell'azienda verso la produzione di film in computer graphic; gli altri due sono Mulan e Lilo & Stitch) soffre di una certa confusione di scrittura, con anime di qua e di là, spiriti che si reincarnano, voci trascendenti e morti che ritornano, a discapito di una costruzione vera e propria dei personaggi, che si riducono a "emozioni in movimento": Kenai è la rabbia e l'orgoglio, Sitka la saggezza, etc. I personaggi di contorno sono poco sfruttati: oltre alla solita coppia comica (che non fa poi tanto ridere), figurano solo Koda e la vecchia della tribù come figure di qualche interesse. Anche le musiche (ancora canzoni di Phil Collins) sono sottotono, con canzoni anonime che si scordano presto.
Si salva il bel rapporto fra Koda e Kenai, non privo di momenti intensi. Ma una storia strappalacrime con qualche rimando generico a concetti di lealtà, coraggio e responsabilità non è abbastanza per giustificare la visione.
I bambini appassionati di orsi rimarranno contenti, comunque.
Voto: 2/5
-Mucche alla riscossa
USA 2004 - di Will Finn, John Sanford - animazione/avventura - 76min.
Nelle intenzioni doveva essere l'ultimo film dei Classici realizzato con la tecnica del disegno, anche se poi ne è stato fatto un altro nel 2009.
E' una scadente epopea western che ha per protagoniste tre petulanti mucche, partite alla ricerca di un fuorilegge che ruba capi di bestiame alle fattorie: con i soldi della ricompensa vogliono aiutare la loro padrona che, affossata dai debiti, rischia di vedersi confiscato il podere.
E' proprio il caso di dire che questo film sia una vaccata: ripetitivo ed insulso, volgare, tedioso per le poche idee portate avanti fino allo sfinimento (inseguimenti interminabili, botte da orbi che pervadono di violenza l'intera durata della pellicola), con personaggi antipatici che provocano insofferenza; si spera solo che finisca presto. Si salva qualche sequenza, in particolare quella dell'alluvione, per una bella resa visiva.
Bastonato anche dal pubblico: costato 110 milioni di dollari (ma perché una cifra così folle per un film così insignificante?), ne ha incassati un centinaio, costituendo di fatto il primo progetto in perdita di Disney dagli anni '80.
Voto: 1,5/5
-Chicken Little - Amici per le penne
USA 2005 - di Mark Dindal - animazione/fantascienza - 77min.
Chicken Little, giovane polletto combinaguai, mette tutto il paese in subbuglio suonando la campana d'allarme dopo che un pezzo di cielo gli cade letteralmente in testa. Tuttavia non è creduto, con conseguenze negative sulla sua già non brillante reputazione. Evitato da tutti, guardato con sospetto dall'apprensivo papà, avente per amici i classici perdenti della scuola che nessuno si fila, Chicken Little avrà modo di dimostrare le proprie ragioni in seguito ad una scoperta minaccia sempre più incombente da parte di misteriosi alieni...
La trama deliziosamente nonsense butta in pentola vari riferimenti dell'immaginario cultural-popolare americano, dai fumetti Marvel ai film di fantascienza, con un occhio di riguardo alla filosofia Disney degli animali antropomorfi e dell'happy ending, con un risultato di rispetto, ottenuto anche grazie alle possibilità di una computer graphic ormai all'avanguardia e totalizzante. L'abbandono del disegno non ha nuociuto alla resa complessiva, che anzi permette animazioni ed inquadrature prima impossibili. La regia frenetica di Dindal è adatta alle nuove generazioni iper-tecnologizzate: magari potrà risultare un po' frastornante per i genitori. Le idee non sono nuove, ma vengono mescolate con oculatezza in un mash-up che, per dirla alla Manovich, mostra il predominio della software culture nei moderni prodotti mediali (ibridismo, crossover etc.). Non c'è da rimpiangere un'epoca che non c'è più: i cartoni animati forse scompariranno a lungo termine (almeno per quanto riguarda i lungometraggi), ma i prodigi di After Effects, Final Cut & company per ora non ne fanno sentire la mancanza. Le possibilità formali ed estetiche offerte da queste produzioni sono ancora tutte da esplorare: Chicken Little è un buon punto di partenza, conferma che il cambio di rotta per Disney è possibile, magari addirittura auspicabile.
Voto: 3/5
Nel 2006 Disney si accorda con Pixar per una fusione (non proprio totale) delle due società, che mantengono i marchi separati ed anche i reparti creativi; nasce la Disney•Pixar, con a capo John Lasseter (come Chief Creative Officer) e Robert Iger (come presidente e CEO).
-I Robinson - Una famiglia spaziale
USA 2007 - di Stephen J. Anderson - animazione/fantascienza - 102min.
Lewis, orfano dodicenne cresciuto in orfanotrofio, è un geniale inventore. Lo scanner mnemonico, suo progetto per la gara di scienze della scuola, gli viene rubato da un malvagio e misterioso personaggio. Oltre alla delusione, Lewis è colpito anche dalla visita di un ragazzo di nome Wilbur proveniente dal futuro che gli spiega come la sua invenzione sia di fondamentale importanza, portandolo nel futuro con una macchina del tempo. Qui conosce i parenti di Wilbur (la famiglia Robinson) e cerca di recuperare la sua invenzione dalle mani del ladro temporale. Lo aspettano molte sorprese.
Indico subito il problema principale del film: la prolissità. Dilatato fino allo sfinimento, specie nella seconda parte, il film rischierebbe di collassare; per fortuna ci pensa un brillante soggetto a rimetterlo in carreggiata. I viaggi nel tempo sono un argomento affascinante per chiunque, e c'era da aspettarsi che prima o poi Disney si sarebbe buttata a capofitto in un concept di questo tipo (specie dopo il trittico fantascientifico realizzato tra il 2001 e il 2002, nonché il precedente Chicken Little); il risultato è riuscito grazie alla ricchezza di possibilità narrative offerte dallo spunto di partenza: paradossi temporali, colpi di scena che tramite un azione nel passato influiscono sul futuro (e viceversa) eccetera. Le possibilità espressive della CGI sono l'ideale per tratteggiare un mondo futuristico, e si rivelano adatte più che mai a rappresentare scene d'azione in cui gli effetti visivi la fanno da padrone. Non manca, specie nella prima metà descrittiva, una buona caratterizzazione dei personaggi principali, specie per quanto riguarda il villain di turno, le cui origini, come da copione di ogni fumetto Marvel, sono intrinsecamente legate a quelle dell'eroe protagonista.
Molto divertente, dunque, anche se stancante man mano che ci si avvicina al finale.
Adattamento dei dialoghi in italiano orribile: sentire un personaggio parlare di Giovanni Muciaccia è quantomeno imbarazzante.
Voto: 3/5
-Bolt - Un eroe a quattro zampe
USA 2008 - di Chris Williams, Byron Howard - animazione/avventura - 97min.
Bolt è un cane geneticamente modificato: ha superpoteri con i quali aiuta la sua padroncina Penny a sventare piani malvagi del dottor Calico di dominio planetario. Piccolo particolare: è tutto finto, si tratta di una fiction tv americana che ha per star proprio il simpatico Bolt; nato e cresciuto all'oscuro di tutto, il giovane cane pensa che tutto ciò che accade attorno a lui sia il mondo reale, mentre non è che una messinscena. Quando, in seguito ad una serie di eventi, Bolt si ritroverà da solo a New York, convinto che Penny sia stata rapita dal malvagio Calico, intraprenderà un lungo viaggio verso L.A. dove crede si trovi la base del cattivo, determinato a salvare la sua padroncina. Lungo il cammino incontrerà due improbabili compagni di viaggio e scoprirà una realtà molto diversa rispetto a quella cui è abituato.
Bolt è il miglior risultato di questo nuovo corso, una sintesi felice tra grafica all'avanguardia e sceneggiatura finalmente fresca di idee, base per numerose gag comiche ma anche per qualche riflessione sull'importanza dei legami affettivi e la paura dell'abbandono (in parte sicuramente derivata dalla saga di Toy Story). E' stato il primo film dei Classici ad uscire anche in 3D, il che ha incrementato il successo di botteghino (costato 150 milioni, ne aveva incassati 350 nel mondo nel 2009). Stavolta la tecnica realizzativa è stata improntata al Non-Photorealistic Rendering (NPR), una serie di tecniche miranti ad un uso creativo della grafica, ispirato a correnti pittoriche o comunque suggestioni artistiche anti-naturalistiche (un esempio di applicazione di questo approccio è il cel-shading, usato in alcuni videogiochi). Le animazioni degli animali sono eccezionali, ed i personaggi sono simpatici e divertenti. La storia è appassionante e le musiche coinvolgenti. Che volete di più? Non siamo ancora al livello dei capolavori Pixar, ma ci siamo vicini.
Voto: 3,5/5
-La principessa e il ranocchio
USA 2009 - di Ron Clements, John Musker - animazione/fiabesco - 97min.
New Orleans 1926. Bianchi sfruttatori e negri sfruttati. In questa cornice di discriminazione razziale, Tiana cerca di realizzare il sogno del padre di aprire un ristorante tutto loro a gestione famigliare. Ci penseranno un principe senza un soldo, di cui si innamora, ed uno stregone vodoo che li trasforma entrambi in rospi, a complicare le cose.
Ispirato al racconto The Frog Princess di E.D. Baker, raccontato a ritmo di jazz, sulle cui divagazioni si impronta la colonna sonora di Randy Newman, il film recupera la tecnica del disegno con efficacia, anche perchè i personaggi umani ancora non rendono al top in versione computer grafica. Prima principessa Disney non bianca, Tiana è un'eroina determinata ad emanciparsi e vivere secondo i suoi desideri, incurante delle imposizioni della società (impostazione tipica dei Classici) e delle discriminazioni di razza (prospettiva storica inedita nella serie). L'avventura non manca di elementi fantastici che rimandano un po' a Bianca e Bernie (specie per l'ambientazione palustre), alla favola di ambientazione storica stile Aladdin, perfino al melò Spielberg-iano de Il colore viola.
E' un film non solo per bambini: serve a capire quanto il problema del razzismo sia radicato nella cultura americana ed ancora ben presente, probabilmente ad un livello maggiore di quanto si possa pensare. Il pubblico dei più piccoli potrà non cogliere questi riferimenti e godersi semplicemente una storia da classica fiaba: la principessa in pericolo, gli incantesimi, la quest, lo scontro finale, il tutto però trasposto in un impianto abbastanza moderno da svecchiare la canonicità del plot e renderlo appetibile anche alle nuove, tecnologizzate generazioni.
Ottimo il design delle ambientazioni e dei personaggi, ottenuto con il software Toon Boom Harmony (prodotto dalla Toon Boom Animation Inc.) che include, fra le altre cose, tool di deformazione delle immagini, morphing, effetti particellari, inverse kinematics, integrazione 2D-3D, che ha soppiantato il vecchio software proprietario di Disney e Pixar, CAPS, ormai obsoleto. Ma non solo: si è ricorso anche ai programmi della Creative Collection di Adobe (Photoshop ed After Effects) nonché a Maya per la modellazione 3D di alcune elementi architettonici.
Insomma ormai il film a cartoni passa totalmente per l'elaborazione ibrida dei software d'assemblaggio profondo.
Voto: 3/5
-Rapunzel - L'intreccio della torre
USA 2010 - di Byron Howard, Nathan Greno - animazione/fiabesco - 100min.
Il progetto risale al 2005, con autori diversi ed un'impostazione meno fedele alla fiaba dei fratelli Grimm. Nel 2008 è stato invece presentato il progetto in una nuova versione, più fedele alla fiaba.
Una vecchia strega rapisce la figlia del re, perché ha dei poteri magici infusi nei suoi capelli: grazie a questi poteri la strega si assicura eterna giovinezza, e rinchiude Rapunzel nella sua casa/torre, senza farla mai uscire e spacciandosi per sua madre. Ma un giorno un ladro fuggiasco, Flynn, ripara nella torre in cerca di un nascondiglio: inevitabile l'innamoramento fra i due (ma in modi molto meno classici del solito!) e l'inizio di una serie di avventure rocambolesche che porteranno Rapunzel a scoprire la verità.
Il problema principale del film è la prolissità: la trama è un po' esile per giustificare 100 minuti di durata, cosicché la sceneggiatura ricorre a fughe lunghissime, scene d'azione e baldoria che si protraggono per molti minuti ed un finale che, cercando ostinatamente l'happy ending, appare ingiustificato e poco soddisfacente. Peccato, anche perché il resto del film fa di tutto per cercare di uscire dal modello stereotipato di fiaba, mettendo un fuorilegge al posto di un principe ed una ragazza sicura, determinata ma un po' ingenua nel ruolo di protagonista. Insomma un tentativo di svecchiamento clamorosamente smentito dal finale.
Per il resto, il ritorno alla CGI dopo il ricorso al disegno del film precedente è gradito, per gli ottimi effetti visivi e le coloratissime ambientazioni, anche se queste tecnologie iper-avanzate hanno fatto lievitare i costi: Rapunzel è il film d'animazione più costoso della storia (260 milioni di dollari!), nonché il secondo film più costoso in assoluto (il primo è Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo, con 300 milioni di dollari di budget). Ha fruttato comunque abbastanza incassi da renderlo il secondo Classico Disney in termini di introiti (590 milioni, contro i 950 de Il Re Leone). Il design dei personaggi comunque è stato prima studiato con modelli dipinti ad olio, ispirati allo stile rococò dell'artista francese Jean-Honoré Fragonard, in particolare il suo quadro del 1767 L'altalena.
Molto è stato speso in termini di resa realistica della profondità, cui si è arrivati con un'inedita tecnica denominata multi-rigging, usando coppie di telecamere virtuali per riprendere i vari elementi compositivi dell'immagine posti a distanze diverse, per poi assemblare assieme le varie riprese.
La resa visiva complessiva è ottima, e rende meno rilevante l'incerto lavoro di scrittura: peccato perché poteva essere un film da storia dell'animazione, invece rimane solo un film ben fatto, ma un po' banalotto.
E' andata così.
Carine le musiche.
Voto: 3/5
-Winnie The Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri
USA 2011 - di Stephen Anderson, Don Hall - animazione/fiabesco/avventura - 61min.
Costruito come il primo film, assembla varie avventure vissute da Pooh e dai suoi amici, mantenendo il tono estremamente lieto e candido adatto ad un pubblico di età compresa tra i 2 ed i 5 anni. Non apporta novità di rilievo rispetto al predecessore, anzi si può dire che in effetti lo imiti pedissequamente, il che lo rende una visione superflua. Piuttosto è interessante notare come un personaggio apparentemente di poco spessore come Pooh sia uno dei più redditizi per gla Disney, nonostante la brevità e la pochezza narrativa dei film a lui dedicati. Abile operazione di marketing o misterioso potere dell'orsetto di peluche?
Qualche idea carina c'è, comunque.
Voto: 2/5
-Ralph Spaccatutto
USA 2012 - di Rich Moore - animazioneavventura/fantastico - 101min.
Ralph è il cattivo del videogioco Felix Aggiustatutto: il suo compito è distruggere un palazzo per poi permettere al giocatore, che impersona Felix, si ripararlo. Felix Aggiustatutto è un cabinato da sala giochi in voga dagli anni '80; Ralph ha sempre svolto il suo ruolo di malvagio con professionalità, eppure ultimamente sente che gli manca qualcosa, quel riconoscimento che gli eroi ottengono ed i cattivi no, una medaglia insomma. Ma dove trovarne una? Forse nei cabinati di qualche videogioco lì vicino...
Dai giochi ai videogiochi il passo è breve: è strano quindi che, dopo la saga di Toy Story, si sia deciso solo ora di prendere in mano un mondo di sicura presa sul pubblico giovanile come quello dei videogames per cavarne un film di animazione. Per di più da parte di Disney, proprio l'unica casa di animazione che aveva più o meno affrontato l'argomento con l'allora avveniristico Tron, cui è stato dato un seguito poco tempo fa. In effetti Disney aveva in cantiere un progetto filmico di animazione di ambito videoludico già dagli anni '80, passato per vari rinvii e modifiche. Forse è stato proprio il buon successo di Tron Legacy ad indurre il colosso americano ad optare per questa tematica nel nuovo Classico, ancora una volta totalmente realizzato a computer (ma in questo caso direi che la scelta è obbligata!).
La regia è affidata a Rich Moore, regista di molti episodi dei Simpson e di Futurama. Ha fatto un buon lavoro, sulla base di una sceneggiatura per certi versi rivoluzionaria per un un Classico: il protagonista, è un cattivo che in realtà è buono, l'antagonista è un ex-buono ora cattivo; la figura della "principessa Disney" è del tutto rivista, se non abiurata nel finale. La storia subisce una decisa virata a metà film, quando alla classica quest si sostituisce un compito che non è più individualistico ma altruistico: Ralph finisce insomma per agire non più per se stesso ma per un'altro personaggio, in controtendenza con la canonicità dell'agire dei protagonisti dei film di animazione.
L'intreccio è abbastanza lineare e frenetico nella sua ipercinesi, ed i colori ipersaturi possono risultare un po' troppo accesi a lungo andare. Grande spasso per i fan dei videogames, che potranno riconoscere varie mascotte storiche dell'universo degli 8 bit: in questo senso è forse il primo Classico Disney il cui target di riferimento è specificatamente alternativo (o non limitato) ai soli bambini, poichè gioca sull'operazione nostalgia per gli ormai 30enni o 40enni che sono cresciuti con Street Fighter, Sonic e Pac-Man.
Commento musicale spassosamente ricalcato sul modello delle musiche da gioco.
Voto: 3,5/5
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