Claudio Abbado, la morte di un laico credente

Creato il 23 gennaio 2014 da Uccronline

Come sappiamo è morto nella sua casa a Bologna Claudio Abbado, uno dei più grandi direttori d’orchestra d’Italia e, dal 30 agosto scorso, senatore a vita, nominato da Napolitano. Da anni lottava contro il cancro e in questi giorni in molti, giustamente, lo stanno ricordando.

Tra essi anche don Giovanni Nicolini, ex direttore della Caritas di Bologna, parroco del carcere della Dozza, il prete che ha frequentato Claudio Abbado negli ultimi anni diventandone amico: «Sì, era povero», ha spiegato all’incredulo intervistatore, «perché per lui la vita non era possesso, ma ricerca. E lui cercava, sempre».

«Lo definirei un laico credente», ha spiegato l’amico sacerdote, «un laico che non cessa di essere laico ma nemmeno di interrogarsi. Se la fede è ricerca, lui, a suo modo, la fede l’aveva. Il resto è un mistero». «Ci vedevano spesso, lo andavo a trovare a casa, discutevamo. Gli ultimi anni li ha vissuti un po’ sul filo del rasoio, per colpa della malattia. Sentivo che aveva bisogno di parlare, anche se era sereno, circondato dai suoi familiari. Si interessava di chi ha bisogno». Non si tratteneva dal presenziare a iniziative concrete: «Abbiamo organizzato i concerti in ospedale e in carcere, cui lui teneva moltissimo. Abbiamo fondato un coro, si chiama Papageno, che unisce carcerati e uomini liberi. Anzi, domani mattina sarà qui, a cantare per il maestro davanti al suo feretro. Io dirò una preghiera quando la camera ardente sarà chiusa».

E’ stato don Giovanni ad ufficiare il rito funebre di Abbado nella basilica di Santo Stefano a Bologna. «Santo Stefano è sempre stato un luogo caro a Claudio: era proprio di fronte a casa sua e qui spesso sostava in silenzio. Abbiamo pregato perché abbiamo riflettuto sul mistero della vita e della bellezza».

La redazione


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