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Claudio Magris e Trieste: i luoghi della scrittura

Creato il 06 febbraio 2014 da Luoghidautoreblog

triesteClaudio Magris è stato invitato varie volte a scrivere della sua città di origine e del suo rapporto con Trieste e l’ennesima volta che gli è capitato, in un articolo apparso nel 1982 fra le pagine del «Corriere della Sera» e poi pubblicato nella raccolta Itaca e oltre (edito da Garzanti, 1982) con il titolo I luoghi della scrittura: Trieste, spiega quanto sia inutile porre questa domanda ad uno scrittore: perché la risposta è fra le sue pagine e se non dovesse risultare da quanto scritto è ancora più inutile chiederglielo; poco dopo precisa infatti che «lo scrittore parla di volti, colori o sapori della vita, e lo stesso accade con i luoghi primari della nostra esistenza, nei quali la nostra vita affonda le sue radici essenziali». La scrittura è un legame indissolubile con il luogo della propria origine e Trieste rappresenta «il nome amato di questa patria che non c’è, di questa essenza della propria vita che non si riesce a dire, di questa precaria eppure irrinunciabile sintesi fra il mare italiano e il Carso sloveno. Ma quella diversità imprecisabile e incompresa […]è il luogo della poesia». Qualche pagina dopo aggiunge: «Trieste diviene una città di scrittori, grandi, mediocri o falliti, perché i contrasti che elidono e paralizzano la sua storia inducono a credere che solo scrivendo, esprimendo questo stallo, si possa dare consistenza alla propria persona. […] Da quella sospensione nasce il desiderio o la necessità di scrivere, la scrittura saggistica e obliqua di chi si sente un passeggero clandestino nella storia». Fra i luoghi più suggestivi della città di Trieste in cui contrasti e varietà convivono e interagiscono quotidianamente vi è il Caffè San Marco a cui Magris ha dedicato il primo capitolo del suo libro Microcosmi (edito da Garzanti, 1997) con cui ha vinto il Premio Strega e in cui descrive l’ambiente, i personaggi locali e le personalità letterarie che hanno frequentato questo storico luogo, «un’arca di Noè, dove c’è posto, senza precedenze, né esclusioni, per tutti. […] Il San Marco è un vero Caffè, periferia della Storia contrassegnata dalla fedeltà conservatrice e dal pluralismo liberale dei suoi frequentatori. […] Al San Marco trionfa, vitale e sanguigna, la varietà». Descrivendo il locale che definisce il «luogo della scrittura» aggiunge che «si è soli con carta e penna e tutt’al più due o tre libri, aggrappati al tavolo come un naufrago sbattuto dalle onde». Ed è proprio in questo primo capitolo di Microcosmi che Magris ci regala la sua definizione di scrittura: «Scrivere significa sapere di non essere nella Terra Promessa e di non potervi arrivare mai, ma di continuare tenacemente il cammino nella sua direzione, attraverso il deserto. Seduti al caffè, si è in viaggio; come in treno, in albergo o per la strada, si hanno con sé pochissime cose, non si può apporre a nulla una vanitosa impronta personale, non si è nessuno. In quel familiare anonimato ci si può dissimulare, sbarazzarsi dell’io come di una buccia» aggiungendo poco dopo «Forse anche scrivere è coprire, una sapiente mano di vernice data alla propria vita, sino a farla apparire nobile grazie ai suoi errori messi abilmente in vista mentre si finge di occultarli, con un tono di sincera autoaccusa che li rende magnanimi, mentre la sozzura resta sotto. Tutti santi gli scrittori».

Le citazioni sono tratte da:

Itaca e oltre (edito da Garzanti, 1982) I luoghi della scrittura: Trieste, pubblicato dal «Corriere della Sera» il 14 febbraio 1982 con il titolo La mia Trieste (Gli scrittori italiani e la loro terra).

Microcosmi (edito da Garzanti, 1997)

Suggeriamo di consultare il seguente Link per l’itinerario fra i Caffè di Trieste, compreso il Caffè  San Marco:

http://www.trieste.com/vacanze/itinerari/caffe.html


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