di Giovanni Agnoloni
Claudio Volpe, giovane scrittore esordiente l’anno scorso con Il vuoto intorno (ed. Anordest, e già prima Il Foglio Letterario), quest’anno è in finale al Premio Flaiano con Stringimi prima che arrivi la notte (ed. Anordest), già segnalato allo Strega. Ecco l’intervista che gli ho fatto.
- Dopo Il vuoto intorno, un altro romanzo viscerale, su un tema di radicale sofferenza: la sterilità di una donna. Perché questa scelta?
Sì, un altro romanzo su dolore e la sofferenza che, tra le varie tematiche, affronta anche quella della sterilità di una donna, Delia. In realtà potremmo dire che tutti i personaggi in partenza nel romanzo sono sterili. Essi partono da una situazione di sterilità innanzitutto emotiva, sono incapaci ad amare e a lasciarsi amare, hanno paura, tremano, si chiudono a riccio e non riescono ad essere felici. Tutto il romanzo è il racconto del loro affiorare alla vita vera e alla conquista della consapevolezza della bellezza dell’amare senza limiti, del perdonare e del lasciarsi custodire dagli altri. Ognuno di loro troverà la propria realizzazione nell’amore inteso come negazione della morte, come antidoto ad ogni sofferenza.
- Come sei riuscito a immedesimarti nel dramma della protagonista?
Sfruttando come al solito una mia innata propensione alla somatizzazione del dolore e della felicità altrui. Naturalmente quando si costruisce un personaggio c’è uno studio da fare dietro al suo comportamento, alle sue azioni e al suo modo di pensare. Assumere il punto di vista degli altri insegna a capire il perché del loro agire e insegna la tolleranza, anzi, l’amore per la complessità di tutto ciò che è vita, realtà e umanità.
- Parlaci del tuo metodo di scrittura: elabori una trama “a tavolino” o vai avanti seguendo un flusso intimo?
Non riesco a seguire uno schema preciso, quando scrivo, perché sento il bisogno di lanciarmi nel viaggio della parola e dell’emozione. Lascio che sia la storia a condurre me, che sia lei a costruirsi. Fondamentale è sapere ciò che si vuole comunicare e il linguaggio che si vuole utilizzare. L’importante è che la parola riesca a farsi materia, creazione, ferita, salvezza.
Claudio Volpe (da culturaclassic.it)
- Sei fra i tre finalisti del Premio Flaiano. Considerando anche la tua giovane età, quali sono le tue sensazioni?
Sapere di essere tra i tre finalisti del Premio Flaiano insieme ad autori come Rosella Postorino e Marco Balzano mi ha riempito di gioia. Ho quasi 23 anni e tutto per me è una continua scoperta, una conquista quotidiana. Flaiano è un pilastro della letteratura italiana, e poter vincere il premio a lui dedicato sarebbe un onore immenso.
- Qualche anticipazione sul tuo prossimo lavoro?
Ho in progetto due diversi lavori: un nuovo romanzo sull’antica questione del rapporto tra norma sociale e norma morale e un lavoro ibrido a carattere saggistico e letterario sull’amore inteso, voglio ripeterlo, come negazione della morte, salvezza, felicità, e non come proprietà privata. In entrambi i lavori porto questa domanda: chi ha il diritto di negare ad un altro di amare, e così di salvarsi ?
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