25 ottobre 2011 di Massimiliano Scordamaglia Lascia un commento
Oggi i film che si definiscono colossal, hanno la sola prerogativa di costare come una manovra correttiva.
Un tempo invece i colossal erano robe per le quali si costruivano citta’, si abbattevano montagne, si rendevano fertili i deserti, si reclutavano comparse in tal numero da invadere un piccolo stato baltico e di manovre correttive ne servivano almeno un paio.
A buon titolo "Cleopatra" puo’ far parte di questa famiglia, uno di quei film il cui insuccesso avrebbe potuto spazzare via dalla faccia della terra una major e quasi vi riusci’ considerando i fantastiliardi spesi dalla "20th Century-Fox" che pote’ rientrare nel budget solo a distanza di qualche anno.
La storia, anzi la Storia e’ a questo punto praticamente irrilevante: Cleopatra, Cesare, Marco Antonio, egiziani, romani, tutta robetta gia’ nota riproposta in salsa metastorica di stampo hollywoodiano ma in fondo dico io, chi se ne frega davanti al viola degli occhi della Liz, occhi che spezzarono le reni al grande Burton facendolo capitolare ai piedi dell’altare, non una ma per ben due volte.
Del resto diciamocelo, Burton e la Taylor sono una delle poche coppie degne di essere ricordate, recitazione fatta corpo, di potenza devastante lui, di bellezza inesprimibile lei.
Nei monologhi di Burton troviamo Shakespeare e il dopobarba dell’uomo che non deve chiedere mai e mi si creda, in cio’ che dico c’e’ molta meno ironia di quanto appare perche’ il suo Marco Antonio e’ esaltante e terrorizzante, ipnotizza con l’audacia e il coraggio e quando cade si cade con lui in virile solidarieta’.
Non saprei dire se il tetto scotta, ma Liz e’ una gatta che di calore ne ha da vendere, risoluta quando serve ma sempre donna, sempre femmina, in centimetri di pelle l’elisir per attrarre milioni di spettatori e piegarli al suo cospetto.
Non si puo’ dimenticare il Cesare di Rex Harrison e il Rufio di Landau ma nel complesso non c’e’ nulla che non esprima gigantismo, dagli interpreti agli arredamenti, dalle scenografie agli abiti di scena.
Anche la durata e’ da colossal: 4 ore per la versione ridotta che invero scorre senza difficolta’ alcuna anzi niente e’ scontato e tantomeno noioso, con ritmo sostenuto da grandi dialoghi e perfetta cadenza degli avvenimenti.
Film come questi vanno rivisti ogni tanto, magari per ricordarci che "Cleopatra" e’ il Cinema per come abbiamo sognato debba essere, i gatti blu su draghetti volanti sono solo soldi
Un tempo invece i colossal erano robe per le quali si costruivano citta’, si abbattevano montagne, si rendevano fertili i deserti, si reclutavano comparse in tal numero da invadere un piccolo stato baltico e di manovre correttive ne servivano almeno un paio.
A buon titolo "Cleopatra" puo’ far parte di questa famiglia, uno di quei film il cui insuccesso avrebbe potuto spazzare via dalla faccia della terra una major e quasi vi riusci’ considerando i fantastiliardi spesi dalla "20th Century-Fox" che pote’ rientrare nel budget solo a distanza di qualche anno.
La storia, anzi la Storia e’ a questo punto praticamente irrilevante: Cleopatra, Cesare, Marco Antonio, egiziani, romani, tutta robetta gia’ nota riproposta in salsa metastorica di stampo hollywoodiano ma in fondo dico io, chi se ne frega davanti al viola degli occhi della Liz, occhi che spezzarono le reni al grande Burton facendolo capitolare ai piedi dell’altare, non una ma per ben due volte.
Del resto diciamocelo, Burton e la Taylor sono una delle poche coppie degne di essere ricordate, recitazione fatta corpo, di potenza devastante lui, di bellezza inesprimibile lei.
Nei monologhi di Burton troviamo Shakespeare e il dopobarba dell’uomo che non deve chiedere mai e mi si creda, in cio’ che dico c’e’ molta meno ironia di quanto appare perche’ il suo Marco Antonio e’ esaltante e terrorizzante, ipnotizza con l’audacia e il coraggio e quando cade si cade con lui in virile solidarieta’.
Non saprei dire se il tetto scotta, ma Liz e’ una gatta che di calore ne ha da vendere, risoluta quando serve ma sempre donna, sempre femmina, in centimetri di pelle l’elisir per attrarre milioni di spettatori e piegarli al suo cospetto.
Non si puo’ dimenticare il Cesare di Rex Harrison e il Rufio di Landau ma nel complesso non c’e’ nulla che non esprima gigantismo, dagli interpreti agli arredamenti, dalle scenografie agli abiti di scena.
Anche la durata e’ da colossal: 4 ore per la versione ridotta che invero scorre senza difficolta’ alcuna anzi niente e’ scontato e tantomeno noioso, con ritmo sostenuto da grandi dialoghi e perfetta cadenza degli avvenimenti.
Film come questi vanno rivisti ogni tanto, magari per ricordarci che "Cleopatra" e’ il Cinema per come abbiamo sognato debba essere, i gatti blu su draghetti volanti sono solo soldi