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Clienti e altri animali

Creato il 24 febbraio 2015 da Martinaframmartino

Clienti e altri animaliLo so, lavoro in una libreria, ma gli animali che vedo sono davvero tanti. Con tutto il rispetto per le bestie a quattro zampe, che spesso sono molto meglio di quelle a due. Se non ci credete eccone un campionario.   Clienti e altri animaliMaiali. Entrano in libreria con il gelato, lo sbrodolano sui libri e se ne vanno senza pagare il danno. E a volte il loro menefreghismo può essere davvero dannoso. In un’occasione a qualcuno è caduto così tanto gelato che sciogliendosi ha sbrodolato l’intera pila di sette libri. Se lo avesse detto, o se avesse provato ad asciugare, avrebbe rovinato un libro solo, ma perché riconoscere di aver fatto un danno quando si può scappare? Peggio sono quelli, e ce ne sono, che lasciano la coppetta, o anche il residuo del cono, sui libri. Almeno i primi (presumibilmente) non l’hanno fatto apposta, questa invece è maleducazione bella e buona. Se proprio non vedono quella dozzina di cestini che ci sono in giro per il piano potrebbero provare a chiedere, invece forti dell’anonimato perché non possiamo avere gli occhi dappertutto preferiscono ricordarci che il mondo è pieno di maiali. E il gelato non è l’unico problema. Ci sono pure le bibite, e non so quanti libri abbiamo dovuto buttare perché qualche genio aveva appiccicato sulla loro copertina una gomma da masticare usata. Clienti e altri animaliCani. Tutti vogliamo il libro in perfette condizioni, giusto? E quindi tutti prendiamo il secondo libro della pila e non il primo. La cosa è talmente ovvia che quando noi stessi passiamo un libro al cliente prendiamo sempre la seconda copia. Il che però non giustifica la devastazione del reparto. C’è gente che per prendere il decimo libro di una pila sparge in giro per il reparto le nove copie che c’erano sopra, o le lascia impilate storte in modo che loro hanno la copia perfetta, ma anche che tutte le altre che lasciano lì si rovinano perché le hanno messe male. C’è anche chi rimettendo un libro nello scaffale per sbaglio si impiglia in un altro libro, che finisce dentro a quello che ha in mano. Credete che la soluzione sia riprendere il libro e metterlo a posto facendo maggiore attenzione? No, si lasciano uno dentro l’altro così che quello che si trova all’esterno si possa rovinare per bene. Clienti e altri animaliElefanti. Quello in cui lavoro è un negozio, e al suo interno ci sono mobili. Non è un ampio prato. Non si può correre, e anche quando si cammina bisognerebbe guardare dove si va. Il condizionale ovviamente è d’obbligo, perché se il proverbiale elefante in un negozio di cristalli fa più danni di quanti ne subiamo noi è solo perché i cristalli sono più fragili dei libri e la maggior parte delle cadute non provoca gravi conseguenze. Ma i libri che arrivano per terra perché sono stati travolti da qualcuno sono parecchi, e non sempre chi li ha fatti cadere si ferma a raccoglierli. Clienti e altri animaliTalpe. Va bene non vedere un libro, anche se lo si ha davanti agli occhi. Con tutti i libri che ci sono può capitare. Però mi hanno chiesto dov’era il reparto bambini quando già eravamo nel reparto bambini, e al mio “qui” la domanda successiva è stata “qui dove?”. Guardarsi intorno pare brutto? Una persona che frequenta poco le librerie può anche non distinguere il reparto classici da quello di narrativa contemporanea, ma il reparto bambini mi sembra facilmente distinguibile a colpo d’occhio da chiunque. Mi hanno chiesto anche dov’era il reparto dizionari mentre ero impegnata a sistemare alcuni dizionari sul relativo tavolo. Clienti e altri animaliMuli. Forse sono semplicemente sordi, di una sordità selettiva che gli impedisce di sentire le risposte che non gli piacciono, certo è che è difficile smuoverli dalle loro posizioni. Come quando chiedono un libro che non abbiamo. Una volta a una signora che ho detto che il libro che le interessava era terminato ha ribattuto con un “ma a me ne serve solo uno”, come se questo potesse risolvere tutto. Non lo avevo, ma visto che a lei ne serviva solo uno… era comunque uno in più rispetto a quelli che avevo. No, non posso rispondere così. E provate a far capire che un libro è fuori catalogo, il che significa che l’editore non lo stampa più, che non ce l’ho e che non lo posso procurare perché anche se lo ordino non mi arriva, che non è più in commercio, che non ho modo di farlo arrivare in negozio e via di questo passo. Al decimo modo in cui abbiamo provato a spiegare il concetto noi siamo estenuati, e non è detto che l’aspirante acquirente abbia capito. Clienti e altri animaliTordi. Coloro che sbagliando fanno una domanda assurda e non se ne rendono neanche conto. Un ragazzo una volta mi ha chiesto il libro Rimorchiare una ragazza sempre e dovunque. Lasciamo stare la mia considerazione di chi mi viene a chiedere un libro del genere, odio il termine rimorchiare e secondo me di questo libro può aver bisogno solo qualcuno messo davvero male. Forse per aiutarmi nella ricerca il ragazzo mi ha detto anche la casa editrice: Songonzo! Poi uno se la cerca se viene ritenuto un gonzo… pardon, un tordo. L’editore, in questo caso, era Sonzogno. Clienti e altri animaliPesci. Nel senso che sono muti. No, non che abbiano qualche malattia o handicap, qualcuno ne è capitato e con un po’ d’impegno da parte loro e nostra riusciamo comunque a capirci. Semplicemente parlano a voce così bassa che non riusciamo a sentirli. Allora chiediamo di ripetere quello che ci hanno detto, e loro gentilmente lo fanno… usando lo stesso tono di voce. Capisco il non voler urlare, ma se vogliono farci una domanda dovrebbero almeno consentirci di sentirla. Invece c’è gente che parla a voce più bassa di come faccio io quando sono afona.

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Tori.

Basta la vista di qualcosa di rosso per farli partire in quarta, e noi indossiamo una camicia rossa. Ci vedono, e vanno all’attacco dicendoci quel che gli serve. Un saluto sarebbe gradito ma pazienza, quello ormai è un optional. Spesso però nella loro foga di conquistare il trofeo, cioè l’attenzione della persona in divisa, se ne infischiano bellamente del fatto che stiamo già parlando con qualcun altro e ci parlano sopra. Non sempre l’affermazione “appena ho finito con il/la signore/a sono subito da lei” basta a tranquillizzarli, c’è chi non si ferma nemmeno a rifiatare nel suo monologo e chi dice “ma io devo solo fare una domanda”. Nel dubbio la facciamo fare, magari vuole solo sapere dov’è il bagno. A volte però la domanda è se abbiamo un determinato libro e non è detto che a una domanda così sia possibile rispondere con facilità. In un’occasione una signora che non voleva aspettare che finissi di usare il computer per chi era arrivato prima di lei, e davvero ha detto “io devo solo fare una domanda” mi ha chiesto un libro che non avevo mai sentito nominare. Certo, in linea teorica era solo una domanda, ma c’era una persona prima di lei e il computer stava già facendo una ricerca diversa. Naturalmente l’ho fatta aspettare, con sua somma seccatura. Mi credete se dico che durante l’attesa sbuffava come un toro che si prepara per la carica? Quando è arrivato il suo turno ho controllato. Non ricordo il titolo né l’autore del libro (che fra l’altro lei non mi aveva neppure detto), ricordo solo che era un saggio di sociologia pubblicato da Donzelli editore vecchio di cinque anni e che non avevamo più da non so quanto tempo. E secondo lei avrei dovuto saperlo a memoria?

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Asini.

Tutti siamo ignoranti su tanti di quegli argomenti che non vale neppure la pena di parlarne. Ma se non si sa una cosa perché contraddire la persona con cui si sta parlando? Ci sono persone che chi chiedono testi di psicologia, ma quando noi diciamo in quale reparto stiamo andando dicono “psicologia? No, è un saggio“. Ma secondo loro nel reparto di psicologia cosa teniamo, uno psicologo pronto ad analizzare la loro mente? C’è anche chi viene a chiederci un libro sapendo solo il numero di pagine e il prezzo, oppure il colore della copertina, e quando noi spieghiamo che non abbiamo idea di quale libro sia se ne va sdegnato, disgustato e stupito dalla nostra ignoranza. Che una persona non ricordi quasi nulla del libro che cerca, magari perché ne ha sentito parlare in televisione e non ha preso nota dei dati importanti (nota per i conduttori televisivi: titolo e autore non si dicono solo a inizio trasmissione ma anche alla fine. All’inizio il lettore non sa se il libro di cui si parlerà gli potrà interessare, alla fine sì, ed è solo alla fine che eventualmente l’ascoltatore prende nota dei dati. Questo se i dati vengono ripetuti, altrimenti il lettore resta con la curiosità su un libro che forse non riuscirà più a identificare) ci sta. Il problema nasce solo quando l’ignoranza dei dati si accompagna alla pretesa di trovare il libro. Se il cliente non sa cosa vuole, può ritenersi fortunato se noi riusciamo a trovare il libro, non reputare degli ignoranti noi se non ci riusciamo.

Clienti e altri animali

Scommetto che solo una parte dei miei lettori capisce perché ho scelto questa foto.

Sanguisughe.

Ti si attaccano addosso e non ti mollano più, risucchiando tutte le tue energie. Non sanno cosa vogliono, qualunque cosa proponi non va bene (ma non ti dicono perché non va bene) ma vogliono comunque il tuo consiglio. La variante è il cliente che cerca qualcosa su un determinato argomento, non accetta la spiegazione che una ricerca per argomento non è fattibile e ci dice come dobbiamo usare il computer. C’è chi quando non troviamo il titolo con le parole chiave insiste che dobbiamo ripetere la ricerca con l’articolo, incurante della nostra spiegazione relativa al fatto che il computer non considera gli articoli. E questo è solo uno degli esempi possibili. O c’è chi ci chiede di fare ricerche con un solo termine usatissimo probabilmente pensando che la nostra ritrosia a farle sia dovuta a pigrizia. In un’occasione dopo aver invano cercato di spiegare a una signora che non potevo rintracciare un libro sapendo solo che nel titolo c’era la parola “amore” ho fatto la ricerca. Di solito con gli asini è più semplice fare la dimostrazione che spiegare. Mi sono comparsi oltre 5.000 titoli. Si è scoraggiata? No, perché lei era convinta di riuscire a trovare il titolo. Dopo averne letti oltre 900 ha rinunciato. In questo caso ho fatto la ricerca, e buttato via diversi minuti, perché era un momento tranquillo, ma se ho la coda come posso fare una ricerca inutile di questo tipo? E come posso far capire al cliente che non è pigrizia?

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Gazze ladre.

C’è bisogno di dirlo? Questi non sono clienti, sono ladri e basta. A volte li scopriamo, a volte no. Ecco, se del libro che cercate c’è la giacenza ma il libro non si trova potrebbe essere fuori posto, potrebbe essere in magazzino fra i libri rovinati ma potrebbe anche essere a casa di una gazza ladra.

Ci sono molti altri tipi di clienti. Per fortuna la maggior parte non appartiene a nessuna di queste categorie ed è un piacere parlare con loro, ma davvero si incontra gente di tutti i tipi.



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