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Clima islamofobico: l’Associazione “Non da sola” promuove il dialogo ed il confronto per le donne del Mondo

Creato il 28 gennaio 2016 da Alessiamocci

Dopo gli ultimi fatti di Parigi che hanno sconvolto il mondo, l’Associazione “Non da sola” nell’ambito del progetto “Lune nomadi”, sta ospitando alcuni incontri, aperti al dialogo e al confronto fra donne native e donne immigrate.

L’azione è scandita da pensieri, riflessioni e idee collegate soprattutto alla domanda: cosa le donne delle periferie cittadine, anche di Reggio, in dialogo con le loro variegate culture, hanno da dire? Le riflessioni sono state tante e per niente scontate.

Alla domanda quali sensazioni avete provato in quanto donne migranti di religione musulmana, le risposte sono state molte, alcune di queste: “ho dovuto affrontare l’amara realtà della diversità a scuola fra i miei bambini e gli altri” e poi “ho avuto molto paura, non di questi mostri, ma del conseguente giudizio della gente” “Sono terrorizzata delle conseguenze per i miei figli a scuola”.

“Siamo noi per primi a non perdonare questi terroristi”

“Perché devono sempre specificare, terroristi “islamici”, questo ci mette in difficoltà, ci mette in condizione di doverci difendere”.

I commenti di pancia in un primo momento sono stati questi, con un misto di paura e di rabbia.

Il gruppo è formato anche da donne native, interessanti anche le loro considerazioni: “Voi non dovete discolparvi di nulla e nemmeno rispondere per loro, noi la conosciamo la differenza. Anche questo è assurdo, io posso rispondere per me e per le relazioni che ho ma non per gli altri. I terroristi risponderanno per se stessi. Capisco la vostra difficoltà ora, queste persone hanno forti interessi politici, alleanze, strategie vogliono uccidere anche noi, per renderci non attivi, spaventati e fermi. Vogliono dividerci in “noi” e “voi” che non esiste, ma questo se lo dico io non ha lo stesso valore se lo diciamo insieme.”

“Io centro così tanto con questa guerra che voglio disertarla, non voglio essere un soldato di questa guerra”

Nell’ambito degli incontri sono state prese in considerazione diverse priorità attraverso un’altra domanda: quale valore comune possiamo portare, non in quanto musulmane o appartenenti ad una certa realtà, ma semplicemente in quanto donne.

Non soltanto non dobbiamo accettare quel linguaggio o quel modo di vedere i fatti, ma dobbiamo avere una voce farci sentire, con la premessa che tutte le vittime sono uguali”

 “Io non ho paura di voi ma della politica. Mi ricordo molti anni fa la sensibilità delle persone alle guerre era diversa, oggi non si muove niente, c’è un disegno sopra di noi preciso, vogliono creare il nemico e farci sentire diversi”

Mi sento disarmata, tutte le vostre considerazioni mi hanno colpito perché non le avevo prese in considerazione, davo per scontato che non vi doveste discolpare o sentite prese in causa”

Sono un’italiana musulmana, di solito un estremismo di questo tipo si accompagna ad un rigore morale per essere credibile, questi fumano, bevono. In questi casi la coerenza non c’è.”

“Dobbiamo essere più impegnati politicamente se no non capiremo mai cosa succede veramente”

“Ritrovare la parola in un mondo improntato al maschile, la radice della guerra non appartiene al mondo femminile. Le donne sono molto più portate al dialogo alle relazioni. Ecco, l’esigenza è quella di recuperare questa responsabilità femminile”

“Il meccanismo è sempre lo stesso che vediamo anche qua, lavorando con donne vittime di violenza. Le donne che arrivano qua in un primo momento e spesso per molto tempo, tendono a darsi la colpa di quello che fanno i mariti o i compagni. La donna che è stata al centro di violenza si sente in dovere di discolparsi, questo assurdo perché la cosa riguarda l’altro”

Noi ragazze di “seconda generazione” dopo l’11 settembre, siamo cresciute in questo clima islamofobico, dove il musulmano è tracciato di arretratezza e “ignoranza”. In questi anni mi sono resa conto che questa nostra tendenza al “discolparci” non porta a nulla. Così prendo solo il ruolo che mi hanno dato altri, discolparmi significa che in qualche modo centro.”

Le logiche di potere sono talmente al di là delle nostre supposizioni che la conseguenza più immediata è il disordine, e questo è un disordine che si appella ad un ordine preciso, quello della logica politica della guerra”

L’impegno preso da questi spunti è stato quello di restituire verità a queste situazioni che hanno inevitabilmente avuto ricadute sociali. Attraverso azioni concrete è uscito il bisogno imminente di liberare il discorso religioso dalle logiche di potere.

La controinformazione è alla base del prendere le distanze da questi poteri e riportare un senso alle cose. La necessità è quella di trovare un equilibrio e di restituire lo stesso valore a tutte le vite. In una guerra che si combatte attraverso i simboli, in questa sede è stata identificata l’esigenza di fare un gesto simbolico e di portare questa voce di donne al di là delle etichette.

Written by Amani Salama

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Sito Non da sola


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