Nuovo compleanno ma forse un compleanno un po' più speciale, senza nulla togliere agli altri protagonisti dei nostri passati capitoli. Perché quando zio Clint festeggia l'anniversario della sua nascita, tutto il mondo dovrebbe farlo con lui. Un uomo come Eastwood nasce una volta ogni 500 anni, perchè colui che ha cominciato recitando con una sola espressione è stato in grado, poi, di girare alcuni dei film più belli di questo e del secolo scorso. Ora, ho pensato molto a quale pellicola recensire per festeggiare con voi (e con tutti gli altri amici blogger coinvolti) il Clint Eastwood Day. Ho dovuto scegliere prima di tutto tra film da attore o film da regista. Ho scelto la prima categoria perché, in un certo senso, ci riguarda più da vicino. Infatti se il mondo conosce questo grande attore/regista, forse parte del merito è proprio di un italiano. Ma andiamo con ordine.
Un tempo il cinema di genere era il vanto del panorama cinematografico nostrano. Soprattutto gli Spaghetti Western avevano rilanciato un genere (il western) storicamente importante e per questo difficile da innovare. Poi arrivò Sergio Leone, uno in grado di tirar fuori dal cilindro capolavori del repertorio di genere. Fu Leone a scoprire questo attore capace di due sole espressioni: quella con e quella senza sigaro. Sembra quasi un controsenso ammettere che il volto che ha incarnato la grandezza tutta italiana in un settore "di genere" è stato il volto di un americano. Un po' come ricordare che quando gli italiani andavano a fare film all'estero assumevano pseudonimi anglosassoni. E chissà cosa penserebbe adesso il nostro Sergio dell'ultra ottentente Eastwood, l'uomo con cui ha firmato la così detta trilogia del dollaro a partire da Per un Pugno di Dollari.
Inutile stare qui a parlare di trame e sinossi: Per un Pugno di Dollari è un film famossissimo, visto, rivisto, osannato. Il remake non ufficiale (e in salsa western) del famoso La Sfida del Samurai di Akira Kurosawa. Non ufficiale perché Leone non chiese permessi e non pagò diritti; semplicemente girò questo film e prese Eastwood come volto protagonista, un emerito sconosciuto nel ruolo che fu di Toshiro Mifune. Ora, Eastwood non è e non è mai stato campione di espressività. La sua grandezza sta in altro. Ma nelle sue prime prove d'avanti la macchina da presa non si faceva certo ricordare per le proprie interpretazioni. Eppure il suo volto sembrava essere nato per ruoli come quello de lo straniero, Joe, pistolero senza patria e outsider, apparentemente freddo come il ghiaccio ma in realtà dal cuore giusto, forse persino buono. Un cavaliere errante che prima per soldi e poi per onore combatte una guerra forse più grande di lui.
Leone dirige un film troppo distante dalla nostra cultura. Per questo lo infarcisce di elementi tipicamente b-movie arrivando a fonderci una certa dose di neo-realismo: i volti dei suoi personaggi sono scolpiti nella carne e lui non si fa remore nello studiarli e analizzarli, mostrarli penetrando i lineamenti, andando oltre la pelle e scivolando sulle espressioni facciali. Le sue scenografie sono immerse nella polvere e la fotografia di Massimo Dallamano è quasi in grado di farcene percepire l'odore (o la puzza). Il tutto senza rinunciare mai ad una plasticità epica e dall'ampio respiro. Perché questo è cinema italiano e si prende tutto il tempo che vuole, povero ma in possesso di un'eredità culturale immensa. Qui non c'è solo l'azione dei western classici alla U.S.A. e a ricordarcelo ci pensano le musiche di Ennio Morricone e la sceneggiatura scritta a sei mani, due delle quali appartengono a Fernando Di Leo.
E Clint? Clint in tutto questo domina la scena con il suo volto abbronzato, la sua barba incolta e il cappello calato sugli occhi stretti e diretti, affilati come lame. C'è la sua pistola e il suo sigaro e le battute che hanno reso celebre lui e i suoi personaggi pistoleri, un po' criminali un po' eroi: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto… vediamo se è vero" o "Al cuore Ramon, se vuoi uccidere un uomo devi colpirlo al cuore". Frasi leggendarie come leggendario diventerà lui, prima strettamente legato al genere che l'ha reso famoso, poi via via sempre più libero, sempre più artigiano, filosofo e artista.
Non fosse stato per il successo che questo film ottenne forse adesso non starei scrivendo questo post. Forse adesso non sapremmo nemmeno chi è sto Clint Eastwood. Attore, regista, musicista. Un grande. Tanti auguri Zio.
Ecco gli altri partecipanti alla festa:
500 film insieme - I ponti di Madison County
Bette Davis Eyes - J. Edgar
Bollalmanacco di cinema - Mezzanotte nel giardino del bene e del male
Director's cult - Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo
Era meglio il libro - Assassinio sull'Eiger
Ho voglia di cinema - Mystic River
Il cinema spiccio - La recluta
In central perk - Invictus
Montecristo - Cacciatore bianco cuore nero
Movies Maniac - Gran Torino
Pensieri Cannibali - Changeling
Scrivenny - Gli spietati
Triccotraccofobia - Un mondo perfetto
Viaggiando (meno) - Fuga da Alcatraz
White Russian Cinema - Space Cowboys
La Fabbrica dei Sogni - The Million Dollar Baby