Clip – il teen movie per adulti sulle periferie di belgrado

Creato il 14 gennaio 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

Ogni creazione artistica è figlia del proprio contesto, considerazione ovvia ma che conviene tenere a mente mentre scorrono sullo schermo le scene di Clip, film dell’esordiente Maja Milos, già vincitore del Tiger Award a Rotterdam e apprezzato al festival di Toronto.

In Italia il film è stato in proiezione esclusiva sino a pochi giorni fa al Kino, in zona Pigneto a Roma; lo stesso Kino curerà la sua distribuzione anche nel resto del Paese.

La storia è semplice: Jasna ha 16 anni ed è innamorata del poco più grande Djole, tra i ragazzi più gettonati della scuola; per conquistarlo adotta una strategia tanto elementare quanto efficace, vista anche l’avvenenza della ragazza: la totale sottomissione sessuale. La vita di Jasna scorre nell’evitamento delle mura domestiche, dalle quali scappa appena può per stare con Djole o le sue amiche, dato che è incapace di sopportare la sofferenza del padre malato di tumore e i rapporti con la madre sono ridotti ai ben noti “dammi i soldi per uscire” e “tra quanto mangiamo?” – anche nella variante ancora più stringata “ho fame”.

Ci troviamo di fronte a un film che vuole scandalizzare: alla periferia di Belgrado (in tutte le periferie del mondo?) gli adolescenti si annoiano, non hanno valori, e quindi fanno sesso in maniera fredda e meccanica, sniffano, distruggono aule scolastiche, lanciano nei cassonetti… i ragazzi “sfigati”. E, siccome hanno gli smartphone, riprendono tutto: dal pompino fatto al fidanzato in bagno, al dolore intorno al papà sul letto dell’ospedale; un punto, quest’ultimo, che alla regista sta a cuore sottolineare, visto che vediamo quasi metà delle scene attraverso le telecamere degli smartphone; iperrealismo in stile Blair Witch Project aggiornato alla YouTube/YouPorn generation.

Probabilmente un film del genere ha senso in Serbia dove, immagino, non è mai esistita una Melissa P., né i giornali sono pieni di resoconti e indiscrezioni circa le acrobazie sessuali di personaggi pubblici e non, con ragazze maggiorenni e non; dove, forse, ancora non c’è una consapevolezza dell’analfabetismo emotivo prima ancora che scolastico che colpisce tanti adolescenti. Il personaggio di Jasna (la cosa più riuscita del film) ispira una profonda pena, incapace com’è di manifestare il proprio affetto ai genitori e in particolare al padre malato, di rispettarsi e quindi di farsi rispettare dal suo ragazzo, di non essere succube delle pratiche a base di alcol e coca delle amiche. Ma come giustificare la risonanza che il film sta avendo al di fuori del proprio paese? Un plauso al coraggio della regista? Veramente nel 2014 ancora fanno effetto scene esplicite di sesso tra adolescenti sbandati?

Non resta, quindi, che valutare il film alla luce della sua provenienza, nella convinzione che quanto può essere roba forte a Belgrado agli occhi dello spettatore italiano rischia di sembrare tremendamente naïf.

Di Adriano Vinti


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