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Nuove indagini dell’ARPA rivelano quantità preoccupanti di cromo VI ed altri inquinanti nelle falde acquifere del Bresciano.
Che la situazione ecologica della provincia di Brescia fosse allarmante non è cosa nuova.
La zona detiene una serie di tristi primati per ciò che riguarda la salubrità del proprio territorio: è del 2008 il caso di inquinamento da cromo esavalente della Baratti-Inselvini, a seguire, un rapporto ARPA 2010 individuava un numero di siti inquinati superiore al numero dei comuni stessi presenti nel Bresciano (271 contro 206), mentre nel 2013 un’indagine di Legambiente sulla qualità dell’aria pone la città come settima tra i capoluoghi più insalubri della nazione.
A portare nuovamente sotto i riflettori la Leonessa e il territorio circostante è, stavolta, la presenza di agenti dannosi nell’acqua, in particolare, nuovamente, il cromo esavalente, ma anche PBC e solventi.
La rilevazione preliminare dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Acqua individua diverse zone sensibili: nel capoluogo, particolarmente nella zona Caffaro, si riscontra una forte concentrazione di cromo, PBC e solventi clorurati, mentre l’inquinamento da solventi nei comuni dell’hinterland, come Castenedolo, Mazzano e Montichiari, sarebbe definito “storico”. Anche comuni che si affacciano sul Lago di Garda, quali Lonato e Desenzano, non verrebbero risparmiati, registrando alti tassi di tricloroetano e tetracloroetilene tricloroetilene.
A complicare ulteriormente la situazione, la norma vigente stabilisce un massimale di 5 microgrammi per la presenza di cloro nell’acqua di falda, ma la soglia di tolleranza si alza a 50 per l’acqua di rubinetto. Proprio una simile preoccupazione ha spinto i genitori degli alunni frequentanti le scuole elementari nella zona a sud di Brescia a richiedere l’introduzione di acqua in bottiglia al posto della normale acqua di rubinetto da servire in mensa, richiesta di recente ottenuta.
A preoccuparsi dello stato della potabilità delle acque è anche il deputato Cinque Stelle Girgis Giorgio Sorial, che in un appello ai ministri all’Ambiente e alla Salute chiede la convocazione di “un tavolo istituzionale tra tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione condivisa”.
Intanto, per un’analisi esaustiva volta alla bonifica dell’area SIN Caffaro, sono stati stanziati all’ARPA 554.000 euro dalla Regione Lombardia. Bruno Simini, presidente dell’ARPA Lombardia, ha spiegato che “Uno degli obiettivi dell’indagine è definire più precisamente l’estensione dell’area di contaminazione e aggiornare e integrare i dati pregressi con le nuove metodologie analitiche ora disponibili.”
I risultati sono previsti per marzo 2015.