un film di Lana & Andy Wachowski e Tom Tykwer,
soggetto di David Mitchell
durata 170 minuti
con
Tom Hanks
Hugh Grant
Halle Berry
Hugo Weaving
Jim Broadbent
Jim Sturgess
James D'Arcy
Susan Sarandon
Ben Winshaw
Bae Doona
Keith David
...
Qualche tempo fa, ora non ricordo precisamente quanto, sul blog di Alex Girola leggevo dei neologismi che lui trova insopportabili. Tra questi, mi colpì in particolar modo un modo di dire che davvero non sopporto neanche io: un film da guardare (o un libro, un fumetto, da leggere, o musica da ascoltare, il succo è quello) a cervello spento.Ecco, è quel cervello spento che mi fa accapponare la pelle. Porco mondo, io non lo voglio spegnere, il mio cervello! Faccio tanta di quella fatica per accenderlo, ogni mattina, e per tenerlo acceso tutto il giorno, costantemente... E devo pure pagare (perché in genere un film al cinema, un libro, una canzone... beh, si pagano) per spegnerlo?! Mi sembra un'idiozia colossale.
Per fortuna, Cloud Atlas con i film "da guardare a cervello spento" non c'entra proprio nulla. Anzi. E' un film del tutto spietato con lo spettatore che non decida da subito di concedergli tutta la propria attenzione. Per questo, forse, oltre che per la straordinaria interpretazione di tutto il cast e per la storia meravigliosa e per i temi trattati, per questa richiesta di attenzione totale, dicevo, lo considero uno dei film più belli che ho visto nell'ultimo periodo.Quindi, o incauto lettore, nel caso in cui tu stia cercando qualcuno che ti sostenga nel dire quanto sia brutto e noioso Cloud Atlas, questo articolo non fa per te. E ancora, non avendo io letto il romanzo di Mitchell, in questo articolo non troverai (sempre a te parlo, o incauto lettore) un confronto tra il film ed il libro. Ah, un'ultima cosa: l'articolo contiene notevoli spoiler.Se, dopo aver letto questi avvertimenti, ti interessa ancora leggere l'articolo per intero... Beh, vai pure avanti!
Bene.
Dunque, ripeto, Cloud Atlas mi è piaciuto moltissimo. Per la costante richiesta d'attenzione, dicevo, perché solo guardando questo film a cervello acceso è possibile cogliere i continui rimandi da una storia all'altra, dal futuro al passato, da un personaggio all'altro. I collegamenti, appunto. Per esempio: avete riconosciuto Halle Berry nella moglie del vecchio compositore? E nel vecchio coreano che toglie a Sonmi il collare? Dice: ma è solo una "finezza" da truccatori, no? Beh, dipende dal senso che gli si vuole dare.
Sto dicendo che il film parla di reincarnazione?
Forse, ma ne parliamo dopo.
E vi siete accorti di quando, in treno, il buon vecchio Timothy Cavendish legge un manoscritto ispirato alla vita di Luisa Rey, la giornalista degli anni '70? Perché solo se ve ne siete accorti riuscirete a chiudere il "ciclo delle testimonianze": Nel 2300 Zachry (e tutti i valligeri) leggono e venerano le testimonianze di Sonmi, la stessa Sonmi che nel 2100 vede il film L'Incredibile Ordalia del signor Cavendish, lo stesso signor Cavendish che, appunto, nel 2012 legge il romanzo della vita di Luisa Rey, la giornalista che negli anni '70 legge la corrispondenza amorosa tra Rufus Sixsmith e Robert Frobisher, compositore (del quale Luisa ascolta anche la sinfonia Sestetto dell'Atlante delle Nuvole) che, negli anni '30, legge il diario della navigazione di Adam Ewing, protagonista della storia ambientata nell'800.
Dunque siamo di fronte ad un film che parla di collegamenti, e anche delle cause e delle conseguenze delle azioni di ciascuno. Cause e conseguenze che hanno i loro effetti anche nel corso dei secoli, di vita in vita. Insomma, si può dire con un minimo margine d'errore che questo film parla di Karma. E questa è un'altra delle cose che mi ha fatto amare il film. Non solo il tema, che mi è molto caro e che trovo interessantissimo, ma anche il fatto che venga trattato con una certa "delicatezza". Sonmi nella sua testimonianza ne parla apertamente:
Da grembo a tomba, siamo legati agli altri. Passati e presenti. E da ogni crimine, e da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro.Questo è karma. Però non il film non spiattella sempre il concetto così apertamente: lo mostra, spesso e volentieri, con rimandi di frasi, di azioni, di personaggi... Come non fare caso al fatto che nella prima storia si parla di schiavitù e di superiorità della razza bianca, mentre nell'ultimo "tempo" i valligeri ignoranti sono bianchi e invece i saggi prescienti sono neri? Non solo i singoli individui, dunque, sono soggetti alla legge del karma, bensì l'umanità intera. E nonostante la "pesantezza" di questo tema centrale (che poi si interseca naturalmente con quello della "predestinazione" e del "libero arbitrio"...), il film riesce a non diventare un "pippone" New Age.
Checché qualcuno ne dica, l'interpretazione di Tom Hanks in "Sloosha's Crossing" è magistrale...
Vogliamo parlare del cast e delle rispettive interpretazioni? Dedichiamogli giusto due parole, che tanto per spiegare bene tutto bisognerebbe vederlo, il film.L'interpretazione migliore, secondo me, se la giocano Tom Hanks, Jim Broadbent e Hugo Weaving. Tre attori a mio parere eccezionali, che interpretano una moltitudine di ruoli diversi e tutti alla grande. In genere ho amato le interpretazioni di tutto il cast di Sloosha's Crossing, il futuro post-apocalittico della sesta storia (in ordine cronologico), e Broadbent che interpreta quel bastardo di Vyvyan Ayrs. Per quanto una menzione va fatta per la bellissima e bravissima Bae Doona, che interpreta una splendida Sonmi. Ma qui il discorso si conclude, anche perché sono dell'idea che noi Italiani, tra le poche fortune cinematografiche che abbiamo, bisogna dire che ci ritroviamo con dei doppiatori eccezionali. Sarà per questo che bestemmio come un turco quando mi rendo conto che abbiamo scelto lo stesso doppiatore per Tyrion "Il Folletto" Lannister e per il Grande Goblin? :DVabbè, andiamo avanti.Parliamo di storia.Se qualche pecca dovessi proprio trovarla a tutti i costi, direi che non tutte le singole storie di Cloud Atlas sono interessanti. La storia del giovane bianco che si ribella alla società crudele e schiavista, per esempio, è banalotta. Così come risulta piuttosto scontata la storia d'ammmmore tra Sonmi-451 e Hae-Joo, di cui non si sentiva proprio la mancanza (tra l'altro ho scoperto che nel libro non ve n'è traccia... Ma avevo detto niente paragoni :D).Tuttavia, devo anche dire che secondo me è piuttosto stupido analizzare le sei storie senza osservarle nell'economia del "tutto". ma questa è una mia opinione, che forse vale come il due di picche quando regna denari.Dunque... E adesso? Potrei parlare di struttura, la struttura narrativa che ho ammirato tantissimo e che mi piacerebbe tantissimo saper replicare in un racconto, o in una serie di racconti, o in un romanzo... Ma tanto ne ha già parlato Davide Mana qualche tempo fa, quindi non mi renderò ripetitivo.E quindi? Beh, quindi non mi resta che parlare di reincarnazione!
"Rettili" di Escher. Non trovate che anche questo parli di reincarnazione?
Mi è difficile scostare il concetto di karma da quello di reincarnazione. Tuttavia la domanda sorge (almeno a me...) spontanea: In un film di questo livello (e con questo budget), perché "risparmiare" facendo interpretare millemila ruoli agli stessi attori?Perché, se non per simboleggiare (poi ne faremo uno lungo, di discorso sui simboli...) qualcosa di "altro"?Insomma, io il richiamo alla teoria che la stessa anima si incarni di volta in volta in corpi diversi... Beh, non posso negare di avercelo visto. Tra l'altro adesso proprio non mi riesce di trovare il testo completo del discorso finale di Sonmi, ma sono praticamente certo di aver colto dei riferimenti più che chiari anche lì.
In conclusione, Cloud Atlas è un film bellissimo, delicato, intelligente, ben strutturato, ben recitato. E ho adorato il modo di parlare degli abitanti della Terra del 2300. Giuro, questo è il mio vero-vero.Certo, se chi lo guarda è uno di quegli spettatori che si aspettano di sedersi in poltrona e godersi un film senza impegno, di quelli che se per una decina di minuti ti sbaciucchi con la ragazza/il ragazzo, o ti addormenti, o tiri i pop-corn sulla testa di quello davanti... Beh, non c'è da stupirsi che in rete proliferino i commenti tipo "fa cagare", "non si capisce nulla", e via dicendo. Come da titolo: in Cloud Atlas "tutto è connesso". Ma tu, sei sicuro di aver connesso il cervello prima di entrare in sala?