7 maggio 2014 Lascia un commento
Complicato? Si lo e’, cosi’ come e’ complicato l’intreccio montato sulla sovrapposizione di piccoli elementi comuni che come un’onda si ripercuote di era in era, di storia in storia, karma che lega i personaggi alle diverse incarnazioni e all’incrocio mai uguale delle loro vite. Questa ripetersi e nel contempo evolversi di quella che e’ un’unica vicenda, mostra un tempo sì lineare ma sovrapposto, una spirale nella quale alcuni punti impattano altri ed e’ unendo quei punti che ritroviamo un solo filo conduttore. Sei epoche si diceva e sei personaggi alternativamente protagonisti del loro tempo, anzi meglio dire predestinati ad assumere un ruolo centrale nella dinamica temporale del racconto e li riconosciamo per una voglia simile ad una stella cometa che si sposta, nel tempo, nello spazio e nell’anima di chi la possiede.
Ho aspettato molto prima di vedere il vedere il film. Volevo farlo precedere dal libro e non mi e’ stato possibile ma soprattutto temevo una trama troppo cervellotica per la coppia di registi oramai partiti per la tangente. Voglio dire, dopo Matrix chiunque avrebbe perso la bussola perche’ creare un film capace di ridisegnare gran parte dell’immaginario cinematografico, letterario e finanche filosofico di un genere, la fantascienza e con esso colpire nel cuore di molte discipline anche al di fuori di questa, puo’ non essere facile da gestire eppure con "Cloud Atlas" hanno dimostrato di riuscire a governare una storia impossibile da portare al cinema e che in effetti, ha faticato non poco al botteghino e credo neppure troppo inaspettatamente. Per certi versi e’ ancora piu’ sorprendente scoprire che trattasi di una produzione indipendente con gran parte dei fondi di provenienza tedesca, quando in realta’ tutto s’inserisce nell’idea che un’Hollywood sempre piu’ minus habens oriented, mai avrebbe potuto sostenere un progetto di questa complessita’. D’altro canto i fratellini hanno gestito meta’ del girato, esattamente gli episodi del 1849, 2144 e 2321, lasciando al regista tedesco il 1936, 1973 e 2012 senza che la continuita’ estetica subisse troppi scossoni e del resto trattandosi di storia cosi’ lontane tra loro, non e’ stato poi difficile. Ad ogni modo il mio applauso va ai Wachowski cosi’ come a Tykwer, specie per la riduzione dal romanzo che deve essere stata tutt’altro che facile.
Altrettanti complimenti spettano al cast, tutti nessuno escluso. Ritrovo un Tom Hanks che avevo smarrito da cosi’ tanto tempo che ormai facevo benissimo a meno di lui, un fantastico Hugh Grant e persino la spesso sopravvalutata Halle Berry e’ strepitosa in tutte le epoche nella quale e’ protagonista.
Bello, bello, bello, da guardare e riguardare, forse troppo avanti per una platea che si confonde facilmente ma consigliato soprattutto a coloro che amano il cinema oltre i generi.