Cloud Nine - Agenti (I parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
La tenda che il Generale Gurevich aveva assegnato loro era grande abbastanza per due dozzine di fanti, compresi d’equipaggiamento e cambusa. Per gli uomini del CAO sarebbe stata sufficiente una tenda da campeggio, se si escludevano le attrezzature utilizzate per la copertura e la boa del trasportatore K’Thor che avrebbe fatto da ponte tra gli agenti in missione e il campo base. Selene adorava quel tipo di attrezzature: i servizi segreti avevano a disposizione un’infinita varietà di prototipi e soluzioni tecnologiche che l’esercito e la flotta non avrebbero adottato per almeno altri dieci anni. Frutto di un programma di sviluppo parallelo che si concentrava sulla ricerca di nuovi metodi per combattere quel tipo di guerra, oltre che per contenere l’eventuale minaccia dei K’Thor. Partendo dalle boe miniaturizzate, fino ad arrivare alle armi delle navi da guerra, i servizi segreti potevano competere, se non superare, le tecnologie dei loro alleati alieni.
– Capo devo richiamare il nostro armamento oppure vuoi aspettare? – chiese Harold Pratt, il furiere.– Per ora aspetta, HP, voglio capire prima cosa fare nei prossimi giorni. –Pratt annuì sfilando dalla tasca un astuccio simile a quello di Selene, con l’unica differenza che attivando il circuito di sblocco quel palmare avrebbe teletrasportato altri dieci palmari sulla loro posizione, a loro volta contenenti quello di cui aveva bisogno la squadra, fossero fucili, tute corazzate o persino un ordigno in grado di spazzare via l’intero pianeta. Occorreva solamente scegliere e Pratt oltre a essere uno dei migliori agenti di controllo era anche il miglior furiere su cui la divisione esteri poteva contare. Purtroppo l’uomo era anche l’ex di Selene, il che rendeva quell’incarico molto più complicato per entrambi, ma per le alte sfere del CAO quel piccolo particolare era trascurabile.– Perché HP? – chiese Gill Rods, sistemando la sua postazione di lavoro nella scrivania più vicina alla strumentazione di copertura. La Rods era un hacker, un tipo di agente molto singolare per i servizi segreti: incapace di maneggiare armi e decisamente poco a suo agio in qualsiasi altra mansione che non la vedesse davanti a un terminale, la donna era forse un’incognita, ma il capo di Selene aveva deciso che potevano collaborare.– Le iniziali Rods. –– Mio zio mi chiamava così, prima che i Mutanti si portassero via la buon’anima. – ammise l’uomo attivando uno dei suoi astucci di metallo per far teletrasportare dal comando una postazione di sensori decisamente troppo avanzata persino per una nave della flotta, figurarsi per qualche biologo malpagato – Penso gli ricordasse qualcosa della Terra, ma ora è inutile chiederselo. –La donna annuì e nascondendo maldestramente una smorfia, tornò a montare la propria postazione come se nulla fosse, complice forse il fatto che qualsiasi squadra dovesse fare quel genere di discussioni, se non per fraternizzare, almeno per rendersi la vita più facile. Del resto un hacker era un agente di controllo con capacità particolari e se quei due sarebbero stati costretti a starsene seduti per giorni alle consolle dei sensori, era auspicabile che fraternizzassero il giusto per non ritrovarsi a passare interminabili ore davanti alle rispettive piastre video senza fare nulla. In realtà non sai se sconsigliare simili atteggiamenti oppure no, sei al tuo primo incarico come coordinatore di missione! Si rimproverò Selene sedendosi al tavolo che i militari avevano approntato per loro – Tutti qui, voglio fare una riunione. –Gli altri agenti si guardarono l’un l’altro, prima di avvicinarsi al tavolo. C’era una sorta di linea di demarcazione tra agenti sul campo e chi rimaneva dietro la scrivania: gli agenti operativi e gli infiltrati spesso erano gli unici a fare carriera e proprio in vigore della loro esperienza sul campo diventavano coordinatori di missione. Gli altri e specialmente gli agenti di controllo, erano solitamente lasciati indietro, pochi tra quegli agenti arrivavano persino al grado di ufficiale, con conseguente disparità tra le categorie. La stessa Selene era stata un infiltrato per moltissimi anni, arrivando al grado di Armiere solo con tanta fatica e un interesse da parte del coordinatore interno della divisione esteri.– Un altro briefing prima della missione? – chiese Niklas Niemi, agente operativo specializzato nelle armi da mischia, abbastanza prestante da riuscire a mescolarsi tra gli altri soldati, poco più che un picchiatore quando si trattava di entrare in azione. Aveva ottenuto incarichi come agente operativo solamente a causa della cronica mancanza di personale della divisione esteri, ma come tutti, Niemi si era adattato a svolgere incarichi di ogni genere.L’ultimo membro della squadra era l’elemento più prezioso: Quentin Roman era stato un commando durante la stessa guerra che aveva visto gli xatrani conquistare J’aa’Ol, ma non contento, dopo la guerra aveva passato un decennio nell’accademia per ufficiali, formando nuove leve per l’esercito che lui stesso aveva servito. Il CAO l’aveva reclutato per i suoi ottimi legami con l’esercito, dandogli il grado di Tenente e un incarico come infiltrato in una guarnigione come quella di Keeper Hill. La sua abilità con le armi a distanza ne faceva uno dei migliori cecchini dei servizi segreti e probabilmente l’esperto di guerriglia della divisione esteri.– Credo abbiate avuto il tempo per le presentazioni. –– Conoscevo Rods dalla missione su Al’sha’n. – ammise Roman con un sorriso in direzione dell’hacker.– Ah eravate nel vespaio del caso Savage? –– Solo io. – ammise Rods, chinando il capo – C’era un sacco di gente li, il Tenente Roman è arrivato dopo, sotto richiesta del Tenente Bennet. Quella donna mi mette ancora i brividi! –Selene aveva conosciuto Dria Bennet, un agente operativo che da anni gestiva una copertura che poteva far saltare tutto il governo xatrano, ma quella donna era una dannata macchina – Direi che abbiamo un po’ di cose in comune, ma se fino a questo momento abbiamo solo sentito delle voci che parlavano dell’uno o dell’altro, da oggi dovremmo lavorare come una squadra e mi aspetto che voi tutti collaboriate. –Niemi sospirò esasperato da quelle che per lui dovevano essere solo chiacchiere di dubbia importanza, almeno ai fini della missione – Abbiamo una missione che potrebbe tenerci inchiodati qui per anni. Se non ci hanno mandato qui per punizione, allora i capoccioni a casa devono essere proprio senza cervello! Se volete il mio parere, dovremmo spingere ora per un’operazione come quelle dei bei vecchi tempi e fare a pezzi i Mutanti li sotto. –– Non sappiamo che cosa c’è in quei tunnel, se ci fosse qualcosa di più grosso di alcuni Mutanti del ceppo aracnoide? Caricare a testa bassa ci farà guadagnare solamente delle occhiate sospettose da parte del Generale e dei suoi sottoposti. –– Il capo ha ragione. – s’intromise Pratt, che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare – Per quanto Roman sia il tipo ragazzone che accetta una scorta a quattro pagliacci in camice bianco, nessuno potrà nascondere quello che facciamo! Almeno all’inizio, spero che quei dannati soldati non si facciano troppe domande su di noi, dannazione siamo scienziati dopotutto. – risero tutti e per un istante Selene si chiese se fosse davvero così difficile gestire una squadra intera, ma sapeva che non sempre un agente segreto aveva il lusso di ridere con i propri compagni, specie se li comandava.

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