– Matias non so più come dirlo: T’Taf non è interessato a guadagnare nulla per se stesso. – Il Colonnello sbuffò, aveva afferrato il bordo del tavolo con le mani, le nocche bianche indicavano quanto fosse arrabbiato e quanto stesse cercando di contenere la propria frustrazione. Selene aveva giocato proprio su quel punto, punzecchiando il soldato per innervosirlo e fargli abbassare la guardia. Era la terza o quarta regola del buon infiltrato, quando ancora tenevi il conto delle regole. – Signor Roman le dica anche lei quanto sia sbagliata una mossa simile. – la presenza dell’infiltrato era stata d’aiuto a Larsson, avere un commilitone con cui schierarsi rafforzava il punto del Colonnello e lo spingeva a continuare – Le spieghi cosa faranno i K’Thor quando sarà il momento. – – Gli incensati sono imprevedibili, potrebbero non rispettare neanche una virgola del patto. – Selene fissò il suo uomo con falsa esasperazione, ma sbatté le palpebre una volta di troppo, spiegandogli che non voleva continuare su quella strada, non era interessata a ribadire quanto fosse necessario il benestare dell’esercito – I suoi contratti verranno rispettati, voglio ancora uno xatrano armato. – – Perché uno solo quando hai a disposizione l’intera Keeper Hill? – s’intromise Larsson, ritrovando un briciolo di calma – La tua pretesa non regge, Selene. – – Non voglio dare nell’occhio. – – Gli Oscuri sono qui per volere del Capitano Kolovich, ma la flotta non ha inviato altri uomini, non ti sei chiesta il perché? – Larsson aveva ragione su quel punto: Kolovich aveva mandato i suoi incensati, ma non c’era nessuno con indosso l’uniforme blu scuro della flotta, segno che c’era qualche problema nella catena di comando, oppure un grave conflitto d’interessi. – Resta il fatto che T’Taf ha accettato di tacere ciò che è successo al nostro arrivo. – Larsson sospirò rumorosamente battendo un pugno sul tavolo che obbligò Selene a fingersi spaventata dal rumore – Per questo non avrei dovuto mandarvi qui sotto da soli e per questo rimarrò con voi per tutta la durata della vostra missione. – – Non se ne parla! – Selene si morse la lingua, il tono imperativo che aveva utilizzato tradiva una freddezza che non poteva appartenere alla dottoressa, specie dopo la reazione del militare. – La dottoressa ha espressamente chiesto di avere una scorta indipendente. – le venne in aiuto Roman con uno sguardo preoccupato – Se ha accettato la proposta di T’Taf lo ha fatto solo per rimediare all’incomprensione precedente, Colonnello. – L’uomo si alzò, la sua esasperazione aveva già oltrepassato il punto di non ritorno, ma forse l’esperienza con Gurevich a Keeper Hill aveva temprato la sua pazienza. Non disse nulla, ma uscì dalla tenda a passo svelto, senza curarsi di salutare. Roman scosse la testa contrariato – Capo sei proprio sicura di voler continuare questo gioco con il Colonnello? Non è il classico soggetto troppo idiota per fare altro, è lui il leader qui. Più di Gurevich. – Contrariamente a quanto si era aspettata prima della missione, Selene sapeva come mettere a tacere i suoi sottoposti, ma Roman non meritava una lavata di capo, non per la situazione in cui si trovavano. Si alzò a sua volta, avviandosi all’uscita della tenda – Vedrò come posso fare per calmarlo, tu raduna gli altri e preparate un piano d’azione per domani. Ci muoviamo, con o senza il benestare dell’esercito. – L’esterno di CTU era più calmo del giorno precedente: gli incensati si erano dileguati nelle ombre, forse intenzionati a cercare qualche Mutante e gli uomini sotto il comando di Martin erano tutti fuori di pattuglia o dentro le tende. Larsson ha un effetto strano sui soldati. Il Colonnello era fermo all’esterno, in mano aveva un cilindretto nero come la pece da cui usciva un filo di fumo dello stesso colore – Fumare non fa bene. – fece notare Selene affiancandolo. – Lo sapevi che sulle navi non c’era il tabacco? Eppure abbiamo trovato una pianta simile e ci siamo fatti la nostra sigaretta aliena! Prima ancora di riuscire ad avere una linea ferroviaria decente, c’erano già piantagioni di questa roba. – – La dustroot è molto diffusa su Primarus. – – Sei venuta qui per continuare a litigare? – Per tutta risposta Selene afferrò la sigaretta per aspirarne una lunga boccata, porgendola di nuovo all’uomo solo dopo aver esalato il fumo – Calma più delle sigarette terrestri. – – Dimenticavo che sei una prima generazione, fumavi una volta? – Selene finse di arrossire – Sulle stazioni spaziali era quasi illegale. Avere un pacchetto di sigarette era come portare una pistola carica in tasca. Decisi di smettere quando partecipai alla selezione per essere ammessa tra i coloni. – una storia vera poteva essere scontata, ma Selene si aspettava che Larsson facesse altre domande, quei sospetti l’avrebbero distratto e avrebbero dato a Selene un modo per fargli accettare l’idea degli incensati. Larsson fece un sogghigno, continuando a fumare – Come mai questo impeto di nostalgia? – – Matias il mio compito è trovare delle risposte, non fare la guerra a voialtri soldati. – Selene si morse di nuovo la lingua, non sapeva perché quell’uomo la facesse tradire così spesso, ma cominciava a credere che fosse qualcosa che aveva a che fare con la tensione sessuale creatasi al loro primo incontro. – Sembra che tu sappia bene come mettere l’esercito xatrano in difficoltà. – Dritto al punto! Vediamo come te la cavi con il trucco più vecchio del mondo! Pensò, reagendo d’impulso e baciandolo. L’uomo rispose avventandosi sulle labbra di Selene con avidità, incurante che qualcuno potesse osservarli e le circondò i fianchi con le braccia per stringerla meglio a se. Selene sentiva il sapore della sigaretta sulle labbra di Larsson, le loro menti si stavano stuzzicando e solo l’esperienza le permise di chiudere gli occhi e respingerlo – Io… – cercò di dire, ma s’interruppe, consapevole di essere rossa in viso. La sua mente l’aveva tradita: quel gesto del tutto istintivo aveva risvegliato una parte sopita della donna che era, facendole desiderare un altro bacio e poi altro ancora. Chiuse la bocca e si rifugiò all’interno della tenda, nel tentativo di tenere a bada quell’insubordinazione dei suoi pensieri. Non farsi mai influenzare da un obiettivo, non era la quinta? Cercò di pensare, ma inutilmente la mente ricostruiva nei più minuziosi dettagli quell’evento, riportandole sulle labbra persino il sapore della dustroot.
Fare la spia vi sconvolgerà la mente!