È il mio primo Club to Club. Il quindicesimo, e sono insieme ad altre 6999 persone sorridenti e appassionate. 7000 persone venute al Lingotto, Torino, negli sterminati ex padiglioni Fiat rimessi a nuovo per un festival cui non si fa piena giustizia a dire, sbrigativamente, elettronico e punto: semmai, una proposta di show tra avanguardia e pop entro la cornice dell’arte elettronica, che unisce la componente visiva a quella musicale. Sulla scia dei grandi programmi degli ultimi anni, anche l’edizione 2015 non è stata da meno, guadagnandosi il sold out anticipato grazie soprattutto all’esclusiva italiana di Thom Yorke, una scelta che a molti è parsa dettata da ragioni di marketing prima che prettamente musicali. Ma con le eccezioni soggettive che ognuno può opporre alla scelta di un nome anziché un altro, è impresa impossibile negare che il Club to Club sia oggi tra i migliori festival italiani e internazionali, proponendo (e riproponendo) i più eminenti artisti della scena elettronica contemporanea e perseguendo la ricerca e il lancio dei migliori emergenti in una location assai consona e con un’eccellente organizzazione.
Il mio Club to Club inizia con il concerto dei Battles, una delle migliori live band del pianeta, all’ultima tappa del loro tour e freschi del nuovo disco, da cui estraggono il brano d’apertura Dot.com per un tripudio di geometrie math-rock, dinamiche progressive e contaminazioni elettroniche. Proseguono con Ice Cream, e il minimo comune denominatore del loro show è l’energia pazzesca con cui esaltano ogni pezzo nella sua dimensione live, grazie soprattutto a John Stainer come sempre al centro del palco e cuore pulsante dei Battles. Neanche un pedalino fuori uso è servito a rompere il clima di idillio creatosi tra pubblico e la band, che come al solito miscela con precisione selvaggia chitarra, basso, keyboards, loop station e ogni altro tipo di effettistica – “Dopo il concerto ci vediamo tutti nella mia camera d’albergo, è la numero 665. Proprio quella di fronte alla 666” dice Ian Willams prima di erompere in The Yabba. Serve dire altro? Naturalmente l’anthem postmoderno Atlas, che ha fatto muovere i primi salti della serata tra il pubblico ed è l’apice della loro estetica con quel climax ripetitivo e deflagrante. E s’inizia con la certezza che quello dei Battles sarà alla fine uno dei migliori live del Club to Club 2015.
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