Ricevo e pubblico con grande piacere un piccolo ma intenso reportage sul CMA Music Festival di Nashville (già Fan Fair) scritto da Gloria Tubino, un’amica – nonché lettrice di CountryStateLine.com – che vive a Ovada, in provincia di Alessandria, anche lei affetta dal morbo incurabile della country music, che ogni anno – da diversi anni - si reca a Nashville per seguire questo evento e che puntualmente me ne parla come se fosse per lei la prima volta. Se non sono passione ed entusiasmo questi… Buona lettura!
M.A.
Di Gloria Tubino
Quest’anno poi l’evento ha assunto maggiore importanza a causa della terribile alluvione che ha colpito la città ai primi di maggio. Gli organizzatori, il sindaco e le autorità hanno chiesto a gran voce attraverso i social network di non abbandonare la città e il popolo del country ha risposto in modo massiccio con un tutto esaurito nelle 4 sere di concerti allo stadio. Mai si era vista una tale affluenza.
Durante la giornata l’appassionato può aggirarsi nel Convention Centre (per fortuna ne stanno costruendo uno più moderno, che sarà pronto in 2 anni, proprio vicino alla Country Music Hall of Fame) a caccia di autografi: lì infatti si trovano gli stand di decine di cantanti e gruppi. Armati di tanta pazienza, macchina fotografica e un sorriso smagliante dopo 4-5 ore si può stringere la mano ai Rascal Flatts o a Tim McGraw; ma la lotta, ve l’assicuro, è all’ultimo sangue. Orde di ragazzine vispe e allenate sono pronte a tagliare la strada e sgomitare, pur di ottenere i “tickets” che garantiscono l’incontro con i beniamini. Taylor Swift fortunatamente quest’anno ha pensato bene di radunare tutti i suoi fan alla Bridgestone Arena nella giornata di domenica 13 giugno e di restare a loro disposizione per oltre 15 ore. L’anno scorso invece durante la sua sessione di autografi nel Convention Centre si era creato l’inferno. Centinaia di persone si erano accampate fuori per la notte pur di non perderla. E’ incredibile il grande riscontro di pubblico (una marea umana, un esodo biblico proveniente da tutta America) che ha ottenuto questa giovanissima artista.
I concerti lungo il Cumberland River hanno visto la partecipazione di grandi nomi: l’apertura è stata affidata alle Judds seguite da un Clay Walker molto in forma e dalle rivelazioni Josh Thompson e Joey+Rory.
Per la serata di giovedì il pezzo forte è stato di sicuro Tim McGraw, gradito ritorno dopo parecchi anni di assenza. La sua performance è stata spettacolare: in 40 minuti ci ha deliziati con i suoi più grandi successi. Alan Jackson è stato un grande classico, forse un po’ troppo statico se paragonato a quell’animale da palcoscenico che è Tim, ma sempre piacevole da ascoltare perché country al 100%.
Non poteva certo mancare il gruppo dell’anno: i Lady Antebellum, per i fan semplicemente Lady A. Carrie Underwood ha poi infiammato lo stadio con la sua “Cowboy Casanova”. Devo ammettere che tra tutte le nuove leve poco country che sono nate negli ultimi tempi lei forse è quella che apprezzo maggiormente perché dotata di gran carisma e ottima voce.
L’appuntamento di venerdì al Riverfront Park vedeva protagonista la redneck woman Gretchen Wilson e Chris Young la cui fama è cresciuta molto nell’ultimo anno.
Sono seguiti Bucky Covington e il grandissimo Rodney Atkins che con la sua “It’s America”ci ha fatto ballare a 40 gradi sotto un sole cocente. Ha chiuso Craig Morgan sempre pieno di energie: ogni anno si arrampica sui tralicci dell’impianto di illuminazione per salutarci tutti.
La sera è stata speciale perché vedeva la presenza di un Keith Urban più intimista del solito (la moglie Nicole Kidman, dietro le quinte, non è uscita): durante la sua esibizione sono apparse le immagini dell’alluvione e così dato il momento carico di emozioni sono stati tralasciate canzoni più leggere come “You Look Good In My T-shirt”.
Io personalmente aspettavo con ansia di salire sul “Long Black Train” di Josh Turner e sono stata ampiamente accontentata: 30 minuti di profondo Sud, una splendida voce baritonale che dal vivo fa tremare l’anima.
Purtroppo a causa di problemi tecnici il concerto di Reba è stato contenuto in soli 20 minuti per poi lasciare spazio all’ospite a sorpresa : Kid Rock. E’ stata una scelta che ha lasciato l’amaro in bocca a molti ma sembra ormai che questo artista rock interessi sempre di più, nonostante non rispetti proprio le tradizioni country.
Da evidenziare la performance esplosiva di Miranda Lambert che poi la domenica ha di nuovo fatto capolino duettando a sorpresa con il suo fidanzato Blake Shelton in una romantica “Home” di Michael Bublè. Ci hanno inoltre reso partecipi della notizia del loro imminente matrimonio e Miranda come ogni ragazza orgogliosa del suo amore ha sventolato sotto le telecamere il suo splendido anello di fidanzamento.
Senza dubbio la performance più applaudita e commovente è stata quella di Martina McBride. Nessun cantante riesce a rapire il pubblico, o coinvolgerlo e stupirlo come fa lei. Il termine della sua esibizione finisce sempre con una standing ovation, 4-5 minuti di applausi e Martina in lacrime commossa. Il feeling che si è venuto a creare negli anni tra lei e il Fan Fair è qualcosa di speciale che non ha paragoni.
E’ stato bello rivedere Billy Currington che con il suo terzo album sembra essersi ripreso dopo un periodo di silenzio.
La Zac Brown Band ha raccolto molti applausi. Ormai sono entrati nell’olimpo della musica country confermandosi un’ottima band anche se un po’ alternativa e non proprio honky tonk. Quella sera poi non hanno suonato “Chicken Fried” e questo ha deluso molte persone.
La serata si è conclusa con la dinamite dei Rascal Flatts. L’anno scorso, a causa di un temporale, sono stati costretti ad annullare il loro concerto; ma quest’anno ci hanno regalato quasi un’ora di grande musica. Il mio momento preferito è stato sicuramente quando hanno iniziato “Bob That Head”: ho visto lo stadio tremare in un turbinio di colori e giochi di luci.
La serata conclusiva porta la firma del più grande chitarrista country in circolazione : Brad “Mr. Guitar Man” Paisley. Senza nulla togliere agli altri protagonisti della serata (quali Trace Adkins, che ha flirtato con noi ragazze al ritmo di “Honkytonk Badonkadonk”, Justin Moore che ci ha conquistato con la sua “Small Town Usa”, Kellie Pickler e Darius Rucker, entrambi energici e coinvolgenti) il meglio ce lo aspettavamo sicuramente da lui. Ogni volta che ho il privilegio di vederlo dal vivo resto sempre estasiata. Nella sua ora di concerto ha passato in rassegna tutti i suoi successi fino ad arrivare all’ultimo successo, “Water” (acqua), scusandosi poi con il pubblico perché forse quella non era la migliore delle circostanze per eseguire quel brano visto le inondazioni delle settimane scorse.
Anche quest’anno è calato dunque il sipario sul Fan Fair: il motto dell’edizione 2010 – ripetuto in ogni negozio, bar e ufficio – era : Music city is open for business. Thank you for being here.
In più di 200.000 abbiamo affollato le vie di Nashville, augurandoci che la nostra presenza possa aver dato un po’ di respiro all’economia martoriata della città.
Keep the music playing, grazie Nashville.
FOTO DI GLORIA TUBINO
Dall’alto: Gloria con gli Emerson Drive, con i Low Cash Cowboys e ancora i Low Cash Cowboys durante la loro esibizione dal vivo.