In tema di nanna un argomento molto caldo è sicuramente quello del co-sleeping. Il termine è di solito usato in maniera generica per indicare genitori e bimbi che dormono insieme.
Si parla di room-sharing (condividere la stanza) quando il piccolo dorme nella sua culla-lettino nella stessa camera di mamma e papà, ma non nel letto con loro. Se invece la nanna si fa tutti nel lettone il termine più corretto è bed-sharing (condividere il letto).
Ultimamente poi, soprattutto alla luce degli studi più recenti che hanno fatto luce sui possibili rischi per i neonati che dormono nello stesso letto con i genitori, si fa ricorso sempre di più ai side-bed, ovvero i lettini/culla da attaccare al lettone di mamma e papà (come quelli di cui vi parlavo in questo post).
La pratica del co-sleeping è controversa e ampiamente dibattuta a causa dei diversi vantaggi e svantaggi che si possono osservare.
C’è chi pratica il co-sleeping sostenendo la naturalità di quest’abitudine. In effetti, in natura, sono parecchie le mamme che dormono con i propri cuccioli finché questi non sono autosufficienti. Basti pensare agli uccellini, che dormono con la mamma finché non sono in grado di lasciare il nido.
Ci sono poi aspetti puramente pratici. Si pensa infatti che il co-sleeping favorisca l’allattamento, o se non altro lo renda più comodo per la mamma (ne parlavamo qui), e semplifichi l’addormentamento.
A sostegno del co-sleeping ci sono infine una serie di studi secondo i quali i bambini che dormono, o hanno dormito per lungo tempo con i genitori, sono più socievoli, curiosi, aperti alle novità e, addirittura, adulti più calmi ed equilibrati.
Dall’altra parte c’è invece chi il co-sleeping non lo pratica e, talvolta, lo sconsiglia vivamente. Le motivazioni sono varie. C’è chi sostiene che permettere al bambino di dormire con mamma e papà può diventare un’abitudine difficile da togliere. Chi lo vede colpevole di distruggere l’intimità con il proprio partner. Chi, ancora, sostiene che i bambini che non dormono da soli possono sviluppare notevoli insicurezze.
Infine una serie di studi indica che il co-sleeping (nella versione del bed-sharing, ovvero il sonno condiviso nel lettone) sia pericoloso. Si parla di possibilità di incidenti e soffocamento, ma anche di un maggior rischio per quanto riguarda la Sids (sindrome della morte in culla).
Un tema molto dibattuto quindi, quello del co-sleeping, da valutare sotto diversi punti di vista.
Sonno condiviso o meno resta fermo un punto, secondo me: ogni famiglia ha esigenze diverse e il modo in cui risponde a questi bisogni è intimo e personale e, proprio per questo, non criticabile a priori.
E voi avete mai praticato o praticate il co-sleeping?
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