Magazine Lavoro

Coaching e ribellione consapevole

Creato il 19 gennaio 2012 da Copywriter @copywritermilan

Intervista a Lara Fiorentini, psicologa e coach.

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lara fiorentini
La psicologa Lara Fiorentini si è confrontata negli anni con realtà complesse, la prima persona con cui ha dovuto fare i conti è stata se stessa. Non si è accontentata Lara della formazione universitaria e del famoso pezzo di carta che avrebbe potuto autorizzarla ad esercitare la sua professione in modo tradizionale. Accortasi che il mondo aveva bisogno anche di altro, ha voluto acquisire gli strumenti necessari a raggiungere l’obiettivo di far stare bene le persone, non solo quelle che hanno patologie o grossi problemi, ma anche quelle che non riescono a trovare la propria dimensione perché non si conoscono abbastanza e non riescono a mettere a fuoco i loro punti di forza.

C’è una fra le attività svolte che ti piace di più oppure che ti è riuscita particolarmente bene?

Ogni attività che ho svolto mi ha dato grandi soddisfazioni. Ho sempre avuto un’indole diciamo ‘ribelle’, per cui ho sempre seguito l’istinto, o il cuore, che mi hanno portato ad operare in diversi settori, alcuni apparentemente molto diversi fra di loro. La cosa che mi riesce meglio direi è portare il mio contributo, volto al miglioramento, in ogni situazione lavorativa in cui mi trovi. Può sembrare una risposta vaga, ma la sintesi è questa. Mi piace mettermi in gioco in situazioni che per me siano stimolanti e sono decisamente eclettica, per cui nel mio percorso di vita ne ho trovate veramente tante di cose che mi interessava approfondire. La parte della formazione, cioè passare ad altri strumenti e conoscenze che hanno portato buoni risultati nella mia vita e in quella di altre persone con cui ho avuto rapporti, lavorativi o meno, direi che rimane la mia preferita, insieme ad organizzare attività volte allo stesso scopo.

Parlaci degli aspetti positivi dei ribelli.

I ribelli in fondo sono coloro che rivoluzionano il mondo. Se pensiamo a Ghandi, Mandela, Einstein…se fossero rimasti nei canoni imposti dalla società non avrebbero raggiunto certe mete. Il punto è il COME essere ribelli perché le energie vanno incanalate nella giusta direzione per poter rimanere allineati con un sogno legato ai propri valori… Siamo immersi in una società i cui valori spesso non coincidono con i nostri e dopo un primo deciso rifiuto tendiamo ad abituarci. Valori sfruttatori e prevaricatori che inizialmente consideriamo intollerabili, col tempo tendiamo ad accettarli come inevitabili ed intrinsechi alla possibilità di mantenere il nostro stile e tenore di vita. Quello che passa è che vali per quello che hai, vince chi è furbo e non chi è intelligente e il lavoro di squadra non è valorizzato. Il singolo ha la meglio sugli altri. Anche alla terra stiamo facendo del male, siamo l’unica razza che distrugge l’ecosistema in cui vive. Il nostro obbiettivo quindi deve essere quello di portare gioia, perché il miglioramento è nel cuore di tutti, solo che sono distratti e portati a guardare fuori anziché quello che c’è dentro. Dobbiamo imparare a guardare in alto, allora ci ricordiamo chi siamo veramente…Mi viene in mente l’immagine del maialino che mangia le ghiande: guardando sempre per terra si dimentica il motivo per cui viene nutrito.

Tu hai una grande esperienza con gli adolescenti e anche con persone che si trovano a gestire situazioni molto problematiche, come si riesce ad entrare in sintonia con loro in modo da farsi ascoltare?

Bisogna riuscire a farsi riconoscere come persona autorevole. Nella vita di tutti c’è stata almeno una persona che riusciva a farci fare le cose senza bisogno di essere aggressiva, quindi quando si individua la chiave per entrare in contatto con loro, le persone riescono a riconoscere quali sono le persone autorevoli ai loro occhi. Bisognerebbe anzitutto essere dei buoni modelli. Inoltre è fondamentale usare gli strumenti più adeguati. Spesso non si possono buttare giù ‘colonne’ per così dire portanti che i ragazzi hanno già sperimentato come ‘salva vita’. Per fare un esempio penso alla legge del più forte, di chi vive “in strada”. Se affronti un ragazzo nel momento di profonda crisi per lui sei un nemico. Devi usare proprio quella ‘colonna’ per farlo riflettere. Può aver sviluppato una forte autorità interna per diventare il boss, per cui bisogna saper instaurare un rapporto che non sia quello del ‘devi fare quello che dico io’ ma far vedere il tuo punto di vista e rendere responsabile il ragazzo. Delegare la scelta di che tipo di persona vuole essere. Magari portandolo ad usare le proprie doti per evitare guai agli altri o per far migliorare anche gli altri. E passare così da leader negativo a leader positivo. Per alcune persone è importante avere un’autorità esterna che gli dice cosa fare, altri hanno bisogno di un’autorità interna. A volte si ha bisogno della figura materna, altre di quella paterna e bisogna capire e decidere quando è opportuno usare il bastone o la carota. Il mio intervento in questo caso è mirato a riconoscere le situazioni in base alla mia formazione, al mio vissuto, alla mia esperienza lavorativa e alla mia sensibilità. Per quattro anni e mezzo ho lavorato con ragazzi che venivano dal carcere minorile o allontanati dalle famiglie dagli assistenti sociali per gravi problematiche familiari.. Uno strumento utile può essere la tecnica del mirroring, che prevede e facilita un approccio empatico con un fine positivo, facendo sempre attenzione ad essere allineato fra quello che fai e quello che dici, l’intenzione deve essere buona. Allora succede che anche ragazzi che sono per abitudine oppositivi e diffidenti con tutti, alla fine ti seguono e ti cercano perché in realtà togli loro sensazioni di angoscia mascherate da sicurezza in sé.

Quali sono le cose invece che ti sono riuscite anche con un certo sforzo, magari connaturato all’attività stessa, che alla fine ti hanno dato maggiore soddisfazione.

La parte della formazione è sicuramente impegnativa, perché presuppone che anche tu, in prima persona, non smetta mai di formarti. E’ una cosa che mi piace perché mi fa sentire in costante crescita e mi permette di trovare sempre maggiori strumenti per migliorare me stessa e anche le persone che chiedono la mia collaborazione o aiuto. D’altronde chi non si forma si ferma e questo vale per tutti, formati e formatori…Diverse persone mi contattano via mail, su facebook, al telefono o di persona, anche a distanza di tempo per ringraziarmi per i miglioramenti avuti in diversi campi della loro vita. Dai rapporti con amici, colleghi, familiari, nella relazione di coppia, alla salute psicologica o fisica addirittura. E’ un onore per me essere stata di aiuto. Quando si fanno risentire dopo diverso tempo, vuol dire che i benefici avuti nell’incontrarmi sono stati benefici duraturi. Molti vedono e affrontano la vita in maniera completamente diversa, più positiva direi. Questa è una grande soddisfazione.

Quali cose ti hanno colpita durante il lavoro svolto nelle discoteche oppure nel mondo degli adolescenti?

Sono due mondi che continuo ad amare. Anche se li “frequento” in una maniera diversa. La musica e il ballo sono un grande veicolo emozionale. Da sempre, in tantissime culture diverse, in ogni epoca storica. Se metti insieme tante persone in uno stesso posto con della musica si scatena una grande energia. Che va però veicolata nella giusta maniera. Non sempre questo avviene purtroppo. Ho avuto modo di vedere le diverse sfaccettature di quel mondo ed è stato interessante. Gli adolescenti sono dei vulcani in eruzione: bisogna incanalare bene la lava a volte perché non ci siano danni. Sono in un momento di transito fra l’essere bambini e il diventare adulti. Viviamo in una società che da veramente pochi esempi di adulti di riferimento positivi. Qualcuno disse: “la parola è suono, l’esempio è tuono”. In entrambi i mondi suddetti ho messo in atto questa cosa. Ed ho ottenuto dei buoni risultati.

Ti senti di dare un consiglio a chi si trova ad operare con giovani che non hanno ancora trovato la loro posizione nella società o si sentono fuori posto?

Di ogni caratteristica c’è un lato positivo/creativo (che porta miglioramenti) e uno negativo/distruttivo (che porta peggioramenti), quindi la considerazione da fare è su “come” essere ribelli. La maggior parte degli adulti in questa società mostra ai giovani l’arte del lamentarsi. Quello da mostrare e su cui farli lavorare è: com’è la tua situazione attuale? Cosa vorresti invece? Cosa puoi fare TU per avvicinarti al tuo sogno? Che strumenti ti possono aiutare? Dove/come puoi trovarli? Che tipo di persona vuoi essere? Quali sono i tuoi valori? Che mondo vorresti? Cosa puoi fare Tu per migliorarlo? Mostrare modelli diversi. I ragazzi hanno sogni e valori che gli adulti spesso si sono dimenticato di aver avuto. O che hanno “venduto”. Troppo spesso non gli insegnano a imparare, ma a ripetere. Non li stimolano a cercare le risposte, non gli insegnano a farsi un’opinione, ma ad acquisire l’opinione e le risposte della massa.

Condividi l’opinione comune secondo cui chi intraprende studi di psicologia è perché si trova egli stesso in una situazione da risolvere?

Ritengo che non sia più frequente trovare persone con problemi fra gli psicologi rispetto ad altre facoltà. E’ un luogo comune, non è giusto generalizzare. Io ad esempio volevo fare la direttrice di crociera ma è difficile costruire un rapporto amoroso stando spesso lontano da casa…quindi ho ripensato al mio progetto durante gli anni delle superiori e guardandomi dentro ho capito che volevo dare il mio contributo alle persone per farle stare meglio. Il sistema universitario che mi ha dato le basi sui cui poggia la mia educazione però non è a mio parere completo e andrebbe aggiornato con nuovi input da diversi canali. Così anche se questo ha significato metterci molto di più per laurearmi, ho preferito mettermi alla prova sul campo lavorando e frequentando diversi corsi di approfondimento e formazione. Non si può continuare ad usare con tutti gli stessi strumenti bisogna ampliare le proprie conoscenze con libri, dvd, materiali, corsi, coaching. Da lì verrà automatico cercare il meglio per sé e per gli altri. ‘Squadra vincente si può migliorare’, da ricordare rispetto al vecchio detto ‘squadra vincente non si cambia’.

Qual è il consiglio che si può dare ad un giovane che si affaccia al mondo del lavoro?

“Dai il meglio di te in qualsiasi mansione o lavoro ti trovi a svolgere”.
C’è stato un periodo in cui alternavo lavoro e studio e mi è capitato di lavorare in uno zuccherificio. Dapprima tagliavo bietole alla sega per otto ore e facevo il mio lavoro come andava fatto in modo etico, ma questo ad un certo punto non è stato più apprezzato e mi hanno cambiato mansione. Quella che dapprima sembrava una penalizzazione alla fine si è rivelata un punto a favore. Mi passarono a raccogliere campioni in tutta la fabbrica ed ho avuto modo di conoscere tante persone, nei diversi reparti, avendo un quadro molto ampio rispetto a tutto il ciclo produttivo. Sono risultata essere una risorsa importante per l’azienda e venni contattata anche quando avevo deciso di dedicarmi ad altro e mi fecero fare l’analista chimica perchè nel tempo libero fra una raccolta di campioni e l’altra, mi ero fatta insegnare come si facevano buona parte delle analisi del laboratorio chimico e questa cosa era stata notata dai miei superiori. Non subito si riesce a fare il lavoro che ci piace… Ho capito in quell’epoca che adoravo rendere le cose migliori per me e per gli altri e che mi piaceva farlo insieme. Spesso il feedback torna dopo e ti accorgi del risultato quando meno te l’aspetti. Gli eventi in realtà sono collegati e un filo unisce le varie esperienze.

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