Ti svegli una mattina, scaldata dai raggi del sole che iniziano a sapere d’autunno. Il rosso, il giallo e l’arancio sono tutti intorno a te. Danzano insieme alle foglie che cadono dagli alberi stanchi, sono nell’aria che profuma di caldarroste, negli occhi delle persone che riflettono la luce di una zucca sorridente.
Ti alzi piano dal letto, rallentata come un orso che si prepara al letargo. Vai in cucina e prepari il caffè. Mentre aspetti che la moka inizi a gorgogliare, guardi fuori dalla finestra. Guardi quel cielo spettacolare che non vedrai più, perché di lì a poco cambierai casa. Lascerai per sempre quei muri che ti hanno visto diventare grande, quei colori che cambiavano al variare delle stagioni, ma poi tornavano uguali un anno dopo, quelle voci dei vicini che tanto hai odiato, ma sai già che ti mancheranno.Guardi la tua città dall’alto, le montagne in fondo, che l'abbracciano tutta. La moka gorgoglia, spegni.Apri il frigorifero per prendere il latte da mettere nel caffè e l’occhio ti cade su un minuscolo pallino giallo nell’intercapedine. Una bellissima coccinella gialla è lì, per miracolo non schiacciata, infreddolita.La tocchi un po’ per vedere come sta, la fai salire sul dito, ma si muove lentamente, come te in fase quasiletargica.
Coccinella in una mano, caffè fumante nell’altra, ti dirigi in camera. Appoggi il tutto sullo scatolone che ti fa da comodino, tiri su la tapparella e il sole invade la stanza, caldo, caldissimo. Ti infili nel letto, bevi il caffè e guardi la tua piccola amica, che piano piano si scalda e riacquista le forze. Fa qualche passo incerto e raggiunge la tazza.
E’ uno spettacolo che ti fa commuovere, quando finalmente prende il volo verso il tuo cielo. Lei che può.