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L’affittacamere

Da Andrea Venturotti

È incredibile come le cose possano cambiare da un momento all’altro. L’affittacamere era pappa e ciccia con me, fino a ieri sera, tutta coccole e carezze, e stamattina, all’alba, ecco che mi sbatte giù dal mio lettuccio morbido e mi spinge fuori dalla mia stanza senza tanti complimenti. «Sei stato troppo a lungo qui!» mi urla in faccia, «Il tuo tempo è scaduto!»
Scaduto? Che significa scaduto? Il tempo non dovrebbe avere una scadenza, non è mica una bottiglia di latte, o una di quelle medicine contro la nausea che l’affittacamere butta giù quando lo stomaco non le dà pace.
Niente. All’affittacamere le mie riflessioni sul tempo non interessano. «Fuori! Fuori!» Grida come un’ossessa. Non la riconosco più.
Ma, se devo sloggiare dove me ne vado? Mi trovavo talmente bene qui, vallo a cercare un altro angolino caldo come questo.
L’affittacamere si sta rivelando una vera stronza: ora mi spinge con una forza che non credevo avesse per un corridoio buio e stretto, sempre più stretto. Questo corridoio è una novità. Manco me ne ero accorto che c’era, e dire che sono qui da un bel po’. Un periodo bellissimo e adesso, improvvisamente, l’inferno. Ma questa qui dove l’ha presa tutta questa grinta? Sembrava una di quelle donnine dolci, calde e avvolgenti e adesso invece mi spinge come un buttafuori incazzato. Ehi! Dico, che modi sono? Il corridoio si fa sempre più stretto. Calma! Così mi rompo le ossa.
«Sloggiare, sloggiare, il tempo è finito» continua a urlare l’affittacamere, cioè la mia ex-affittacamere, e che voce, mi sta rompendo i timpani, sembra un’aquila!
Sono alla fine del corridoio adesso, e c’è una porta piccolissima… ma, no! Devo passare da qui? Sì, pare di sì, la porta si apre un pochino ed ecco che improvvisamente delle manacce fredde e dure mi afferrano. Che modi, che modi! Ecco. Sono fuori e… aiuto! Non riesco a respirare, mi manca l’aria, e ho freddo, cavolo che freddo, e poi, c’è… c’è troppa luce, divento cieco, basta con questa luce, divento cieco!
Brutte facce chine su di me, mani che mi sballottolano di qua e di là, deve essere una specie di incubo, un terribile incubo. Sento qualcuno che annuncia tutto soddisfatto: è un maschietto, è un maschietto. Non capisco se ce l’ha con me. Bella scoperta. Lo so da me che sono un maschietto. E mi scappa pure la pipì, sarà colpa del freddo. Mi dispiace, va a finire proprio in faccia allo scopritore di maschietti, ma si sa, quando scappa scappa. Finalmente hanno capito che sto tremando dal freddo e mi avvolgono in un panno caldo. Certo, non è il piumone che avevo prima, ma mi sa che proprio questo significa “il tempo è scaduto”, che all’improvviso ti trovi in un mare di guai e tutte le comodità che pensavi di avere per sempre non ci sono più.
Adesso qualcuno mi prende tra le braccia: ma guarda qui chi si rivede, l’affittacamere! Fa strano guardarla da questa prospettiva, ma la riconosco, ha quel suo odore così buono, un po’ di nido e un po’ di ninna nanna. Le perdono i brutti modi di poco fa. Saranno stati colpa dello stress: è un lavoro impegnativo quello dell’affittacamere. Adesso mi sorride e mi guarda in un certo modo dolce: è di nuovo pazza di me, proprio come prima, anzi più di prima. E poi, forse per fare la pace, mi offre una bevanda buonissima, che esce da una specie di rubinetto morbido. Mai provata una cosa così incantevole in vita mia. Ma cosa è? Un liquore? Una pozione magica? È tiepido, dolce, inebriante! Buono, buono, buono. Pace fatta, pace fatta, affittacamere mia. Valeva la pena tutto questo trambusto per assaggiare una cosa così buona. Spero proprio che tu ne abbia tanto, e tutto per me, intesi? Non voglio dividerlo con nessuno!
Però che stanchezza, povero me, adesso mi si chiudono gli occhi. È stata una giornata troppo faticosa. Un altro sorso di questa cosa buonissima, ma ora basta, grazie, grazie magari ricomincio dopo, ora ho troppo sonno, veramente troppo sonno…

LadyMadonna


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