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Cocha Brava: una laguna planetaria

Creato il 04 maggio 2011 da Salvaleforeste

Mercoledì 04 Maggio 2011 06:33

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Cocha Brava: una laguna planetaria
Nell'Amazzonia le paludi sono frequentissime: la scarsa pendenza del suolo e la grande massa di detriti che si accumulano, facilita il cambiamento di corso dei grandi fiumi, lasciando dietro di sé paludi e foreste alluvionali. Le anse si allungano fino a quando l'apertura di un percorso diretto le esclude, ma l'intero habitat è soggetto a costanti alluvioni. Nella stagione delle piogge, le piene possono innalzare il livello dell'acqua fino a dieci metri, ridisegnando la geografia della presenza biologica, anche quella provvisoriamente appartata nelle lagune.

Cocha Brava: una laguna planetaria

Si possono osservare i due tipi di lagune: i piccoli tratti tondeggianti e neri molto vicini al corso del fiume sono le anse separate dal corso attuale; le macchie rosse (caratterizzate da una maggiore presenza biologica) rappresentano le lagune di fondale basso della pianura alluvionale. Tutta l'area verde chiaro ai lati del fiume Ucayali viene sommersa nella stagione delle piogge.

Dove finisce la pianura alluvionale e inizia il basso altipiano, creato dal sollevamento geologico dovuto al movimento della Placca Continentale sud-americana (6-7 cm. l'anno) verso e contro la Placca Oceanica di Nazca che da 23 milioni di anni sta formando la catena delle Ande.
La Placca di Nazca, però, nella sua parte centrale, non si sprofonda sotto la Placca Continentale (come fa nei settori Nord e Sud, provocando la formazione di vulcani)  ma si "subduce", muovendosi praticamente parallela sotto l'altra, alla velocità di 3-4 cm. l'anno.
Questa sub-duzione e il conseguente attrito sollevano la "Sierra de Moa", quelle di Contamana e del Divisor e l'Arco di Fitzcarrald.
Tra i suoli bassi della valle del rio Ucayali e le formazioni in sollevamento tettonico si trova la laguna di Cocha Brava. Questa laguna non viene mai inondata dalle piene dell'Ucayali, come avviene per le altre lagune, forse perché già si trova ad una altezza.
L'abbondante biodiversità ittica e la presenza di numerose altre specie acquatiche potrebbe allora essere il residuo della popolazione acquatica delle lagune basse trovatosi progressivamente isolata dal sollevamento tettonico del suolo della Cocha. Questo significa che la Cocha Brava preserva un patrimonio genetico "antico" rimasto isolato, forse risalente a un milione o più di anni.
Nessun corso d'acqua rifornisce la Cocha, dato che il piccolo rio Buncuya e il torrente Shincuya passano al di fuori dalla sua conca, incassati nei loro corsi tra pareti di arenaria il primo e il blocco di alture la seconda. Tutta la sua acqua le viene dalla pioggia e dalle moltissime sorgenti del blocco di alture che la Cocha bordeggia.  Non ci sono quindi apporti esterni di biodiversità acquatica chiaramente individuabili. Anche se taluni pesci risalgono il corso dei torrenti nella fase delle riproduzione, questo è però reso difficile dall'altitudine.
Le popolazioni ittiche sono comunque abbondanti, non essendo mai state insidiate da presenze antropiche. Inoltre la Cocha Brava è considerata dalla popolazioni locali una sorta di “Santuario” naturale, che ospiterebbe la Madre della Cocha, divinitá tutelare del luogo. La Madre della Cocha prende le forme del gigantesco e terrificante Boa negro (Boa constrictor) che non esita a inseguire e uccidere chi viola il territorio sacro pescando nella laguna o cogliendo la frutta selvatica. Secondo le leggende, questa divinità avrebbe il potere di scatenare improvvisi e violenti temporali su chi si avvicini alla laguna, e in effetti questi temporali sono stati confermati da diversi viaggiatori. Attorno alla laguna crescono alcuni dei pochi aguajales dell'Amazzonia peruviana ancora intatti, foreste composte prevalentemente da Aguaje, o Buriti (Mauritia flexuosa L.), una palma dai frutti ricchi di vitamine, e dalla sviluppata capacità di captare più CO2 di molti alberi, grazie al particolare metabolismo del complesso radicale.
La laguna resta comunque scarsamente avvicinabile, a causa della inaccessibilità e della carenza di strade, circondata com'è da pantani e boschi acquitrinosi a ovest, verso il villaggio della Comunità Nativa di Victor Raul (sulle rive del Rio Buncuya) e le alture aspre e difficili a oriente.
L'unica uscita idrica dal bacino della Cocha, il torrente di Aichira, che non è percorribile da imbarcazioni, perché bloccato da tronchi caduti naturalmente e dalla vegetazione spontanea: uno degli ultimi torrenti non navigati, che con sua stratificazione intatta costituisce un altro unicum di biodiversità che ospita numerose forme di vita.
L'isolamento del blocco laguna-alture è una eccezione perfino in Amazzonia, ormai attraversata da strade e vie navigabili e devastata da interventi umani più o meno selettivi.  
Questa regione, ancora intatta, è però minacciata dall'avanzata del taglio illegale e delle esplorazioni petrolifere.
Il taglio illegale di legname è divenuto organico alla industria esportatrice peruviana, che di trova così pronta alla flessibilità richiesta dal mercato globale, senza l'impaccio dei vincoli di legge. Le attività illegali si profilano così come le più competitive, mettendo fuori gioco la gestione forestale legale. Si calcola che circa il 90% del legname esportato dal Perù sia di origine illegale, mentre l'area intatta di foresta amazzonica è ormai ridotta a un decimo della superficie originaria. Nelle aree di foresta secondaria, le ripetute ondate di prelievo legnoso hanno selettivamente eliminato le specie di valore commerciale, mentre nelle aree già collegate da vie di comunicazione, si estendono allevamenti e piantagioni a monocoltura, che recentemente ha visto una nuova impennata, dovuta all'espansione delle colture energetiche.


Al taglio illegale si è aggiunta in modo sempre più pressante l'estrazione del petrolio. Come in molte aree dell'Amazzonia peruviana, anche nei pressi dalla Cocha Brava, il governo ha assegnato una concessione petrolifera alla compagnia canadese Talisman Energy Inc.

Cocha Brava: una laguna planetaria

La Talisman Perù, braccio della canadese Talisman Energy, nel 2009 si era resa responsabile di attività potenzialmente in grado di scatenare il conflitto tra gruppi indigeni, trasportando con i propri elicotteri nei lotti 64 Andoas e 103 - Yurimaguas, nativi favorevoli allo sfruttamento petrolifero per affrontare comunità indigene contrarie allo sventramento della foresta.
Con la progressiva cessione dell'Amazzonia a veri e propri feudi estrattivi il governo peruviano mira alla globalizzazione del suo territorio, inserendolo nella rete autostradale infraoceanica, estendendo i progitti di sfruttamento petrolifero e minerario e espandendo le coltivazioni di biocombustibili, mentre le popolazioni amazzoniche sono abbandonate per incoraggiarle a lasciare il territorio allo sviluppo industriale.
Uno sviluppo tutto a danno alla salute dei sistemi forestali e del sistema idrogeologico, ma anche delle condizioni di vita delle Comunità Native, la cui vita è ormai sequestrata dalle attività estrattive.

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