Ed eccolo qui, il primo raffreddore della stagione. Inevitabile: caldino italiano, freschino tedesco, caldino italiano di nuovo.
A proposito di caldino: ma che meraviglia di autunno ci regala quest’anno? Qui sul lago immobile e sulle montagne colorate di verde, marrone e rosso questa mattina splendeva tiepido il sole.
I cercatori di funghi si abbassano e raccolgono porcini senza troppa fatica mentre le mogli cucinano risotti e disinfettano i vasetti pronti per le fettine da mettere sott’olio.
I raccoglitori di castagne invece borbottano perché le piante quest’anno sono tutte malate: per le caldarroste delle sagre di paese si sta facendo importazione da Toscana e Abruzzo.
I cacciatori godono e fischiettano, fucile a spalle, e si ritrovano ai capanni. Già, i capanni. Ci sono passata una volta, in una delle zone di caccia più famose: sembrava di stare a Rimini a ferragosto. Un sacco di uomini in grigioverde mimetico agghindati , cani latranti e uccellini chiassosi da richiamo. Forme di socializzazione e aggregazione maschile. I comignoli la domenica però hanno già cominciato a fumare: polenta con uccelli, polenta con lepri, polenta con cinghiali, polenta con qualunque animale sia stato più lento delle pallottole.
E tra poco, dopo quella della zucca, comincerà la stagione dei cachi. Che spettacolo, i cachi: palle rosse e arancioni sui rami spogli. Da consumare solo quando perfettamente maturi pena la sensazione di masticare una gomena.
Comunque, non sarebbe autunno senza il raffreddore: eccolo, puntuale, nella versione che inizia con mal di gola. E lì per ora è rimasta. Sono tre giorni che lo tengo confinato a furia di compresse di echinacea, galloni di estratto di propoli e l’immancabile latte caldo col miele, la cui versione locale prevederebbe anche generose aggiunte di grappa. Vediamo chi vince.