Durante la Battaglia di Stalingrado gli scienziati sovietici idearono un gas in grado di resuscitare i morti e di mutarli in terribili macchine da guerra. Gli invasori nazisti ebbero un assaggio di questa arma biologica, prima che i russi, oramai vincitori, decidessero di distruggere i loro esperimenti con un lancio di bombe incendiarie.
Settant’anni dopo le ultime taniche di quel misterioso gas giacciono in una base militare della Bulgaria, dimenticate da tutte. O quasi: un colonnello dell’esercito bulgaro ne sta vendendo alcuni stock a dei trafficanti d’armi, ma purtroppo una perdita di materiale causerà una mutazione di massa nella cittadina dove è situata la base.
Un capitano delle forze speciali americane, inviato in segreto sul posto, a seguito di una soffiata della CIA, è si troverà a combattere orde di mostri, nel tentativo di salvare la pelle.
Lo abbiamo ripetuto fino alla noia: inventarsi qualcosa di nuovo nel filone degli zombie è davvero complicato.
Purtroppo negli ultimi anni stiamo assistendo a un fenomeno parallelo: inventarsi qualcosa di buono nel filone degli zombie, anche a costo di usare i soliti cliché, sta diventando un’impresa per pochi.
Code Red (film del 2013) è un filmetto passato in sordina, mai distribuito sul mercato italiano e reperibile sottotitolato unicamente in streaming.
Il regista è il bulgaro Valeri Milev, a cui si deve tutto ciò che funziona in una pellicola imperfetta, ma godibile.
La prima cosa che ho apprezzato di Code Red è la mancanza di quell’humor grottesco che ultimamente sembra dover caratterizzare tutti gli zombie movie. Perché buttarla sempre in burletta? Perché esagerare con l’ironia o col nonsense? Milev non lo fa, lavorando invece su atmosfere cupe e su una trama seria, anche se non priva di esagerazioni nel solo lato action.
In secondo luogo ho trovato sfizioso il background fanta-storico su cui si basa il film. Partiamo da esperimenti sovietici della Seconda Guerra Mondiale, una variante della consueta pseudoscienza nazista. Nulla di originale o di rivoluzionario, per carità, ma l’aspetto complottista e vagamente dieselpunk da cui si sviluppa la trama è apprezzabile.
Code Red mi ha ricordato le atmosfere dark e cattive di certe perle horror degli anni ’70 e ’80, in particolare Incubo sulla città contaminata (film pieno di difetti, ma meritorio in più di un aspetto). Fosse stata girata in quegli anni, questa pellicola sarebbe entrata di diritto nell’elenco dei cult per soli appassionati.
Anche i personaggi, alquanto stereotipati e abbastanza prevedibili in ogni loro aspetto, funzionano perché interpretati dai giusti caratteristi (in primis il roccioso Paul Logan nei panni del capitano americano).
Per contro Code Red si avvale di alcune scelte stilistiche discutibili. Nella prima parte le scene d’azione hanno sequenze in soggettiva e ritmi da videoclip (cosa che ho sempre trovato al limite del fastidioso). Per fortuna la seconda metà del film, che vede la cittadina bulgara come teatro della battaglia tra gli zombie e le forze di disinfestazione dell’esercito, è meno ubriacante in quanto a riprese e a ritmi.
Gli zombie sono del tipo veloce. Le deformazioni causate dal gas sovietico li rende quantomeno particolari, più simili a mostri che non a semplici morti viventi.
Non giudico questo film in modo del tutto positivo, ma è una delle rare pellicole di zombie che mi ha divertito, tra quelle viste negli ultimi anni.
– – –
(A.G. – Follow me on Twitter)