Gli sport da combattimento stanno avendo uno sviluppo importante. Un numero crescente di praticanti sceglie discipline ibride come le Arti Marziali Miste: i più giovani iniziano da queste come prima esperienza marziale, molti ci arrivano dopo qualche anno di pratica di altre discipline.
Gli atleti di Codice MMA cercano un’esperienza sportiva e formativa più completa, che impegna al massimo tutto il corpo e sfida le proprie capacità, sono stimolati dal combattimento a contatto pieno.
Sentono di mettersi in gioco all’interno di un combattimento reale dove i colpi si portano e si ricevono, in un sistema di regole che consente piena espressione della propria sana aggressività agonistica plasmata da un continuo allenamento atletico, tecnico e psicologico.
Osservando e parlando con questi atleti è evidente quanto la pratica di questi sport da combattimento non sia una semplice attività nel tempo libero ma una percorso di crescita e di evoluzione personale a cui viene dato un valore che supera l’ambito della palestra, diventando una questione di identità e di sfida continua dei propri limiti.
Codice MMA è un progetto di sviluppo degli sport da combattimento intesi nella loro dimensione atletica, tecnica, psicologica e agonistica. Esprime una rete di palestre e di istruttori federali (FIKBMS/CONI) che lavorano per sviluppare le Arti Marziali Miste in Italia avendo come modello e riferimento i migliori esempi internazionali del settore.
Allenarsi in un corso di Arti Marziali Miste significa iniziare un percorso esperienziale che può portare alla scoperta di parti di sé che nella normale vita di tutti i giorni rimangono nascoste. Al duro allenamento fisico e tecnico si lavora in maniera crescente anche sugli aspetti emotivi e di consapevolezza.
Nella nostra società il cambiamento culturale e degli stili di vita ci porta a sviluppare dei condizionamenti che rendono spesso difficile il raggiungimento di uno stato di benessere globale, cioè corporeo, mentale e di relazione con gli altri.
Siamo travolti da un’informazione confusa e spesso inutile, angosciati dal tempo che non basta mai, da immagini che ci bombardano, da rischi che sentiamo incombere ma che spesso non sappiamo come affrontare, da molti effetti dannosi del “virtuale”.
Il corpo è dimenticato, i sensi come addormentati, a favore di uno spostamento delle esperienze a livello cerebrale e esclusivamente visivo. Le emozioni sono spesso represse, le energie bloccate o carenti, la lucidità e la capacità di concentrazione declinano. L’uomo si forma in società, ma se questa gli mette a disposizione situazioni precarie e di scarsa qualità formativa, lo sviluppo umano non si compie nel migliore dei modi.
Numerosi studiosi di evoluzione del comportamento di ricordano che il cervello dell’uomo è rimasto invariato nelle sue strutture di base fin dall’età della pietra. Abbiamo di fatto un cervello primitivo e dobbiamo usarlo per vivere in una società iper-complessa.
Molti nuovi iscritti in palestra ci dicono che nelle MMA stanno cercando qualcosa di completo e impegnativo per “scrollarsi di dosso” rigidità, pigrizia, tensione accumulata. Ogni atleta lo dice con parole proprie, ma il cuore della questione è la ricerca di mettersi in gioco, di trovare nuove vie per evolvere e migliorarsi attraverso uno sport da combattimento.
Il confronto fisico, il duro allenamento e le sessioni di sparring fanno “risvegliare”. Questo è quello che dicono molti praticanti. Il lavoro di striking unito al grappling fa sperimentare una nuova completezza, la possibilità di colpire e di lottare pare risvegliare quel cervello primitivo schiacciato da computer, incertezze e confusione.
Durante le sessioni di allenamento l’istruttore non guida solo il training fisico e quello tecnico-marziale, ma con la preparazione e l’esperienza è anche un mental coach che favorisce l’integrazione di mente e corpo, di movimento e emozioni, di forza e concentrazione.
Si tratta quindi di un risveglio bioenergetico, che porta l’atleta a un nuovo livello di funzionamento globale. Ciò che è successo è stata un’evoluzione del cervello primitivo.
Negli atleti principianti, infatti, le prime esperienze di combattimento sono plasmate dal cervello primitivo. Sentendosi in una situazione nuova di potenziale pericolo la reazione tipica segue la cosiddetta “via bassa” di elaborazione degli stimoli, ossia la “via emotiva”. Il cervello primitivo automaticamente prepara tutto il corpo a due reazioni possibili, l’attacco o la fuga. La frequenza cardiaca aumenta, l’adrenalina entra in circolo e i muscoli si contraggono, la vigilanza aumenta, si è pronti a reagire. E’ la cosiddetta reazione di sopravvivenza.
Sperimentarla per la prima volta ci lascia stupiti, si conosce una nuova parte di sé che prima dell’evento era ignota. E che insegna molto su chi siamo e cosa siamo, sul nostro substrato animale.
La nostra società, zeppa di sedie, divani, monitor e informazioni, non ha un bel rapporto con queste reazioni. Più il corpo viene sacrificato sull’altare della mente e dell’intelletto, più le sue reazioni diventano sconosciute e incomprensibili all’uomo, che si trova a subirle anzichè governarle.
Il training negli sport da combattimento aiuta a rientrare in contatto con le parti più profonde di sé, attraverso il contatto con i compagni di allenamento, e ad integrarle con le altre funzionalità superiori. Aiuta quindi a imparare a diventare consapevoli laddove c’era solo reazione primitiva attacco-fuga. Il praticante di MMA impara cioè a trasformare un impulso di sopravvivenza in uno spazio di confronto sportivo e agonistico.
Attraverso una pratica costante, si replicano situazioni di combattimento reale, di azione e reazione, di carico e scarico dell’adrenalina e della tensione, l’atleta mette consapevolezza laddove c’era paura e buio. Fornisce al cervello nuove sensazioni, calibra forza in attacco e riflessi in difesa, genera concentrazione laddove prima c’era solo tensione.
L’atleta diventa più consapevole del modo in cui gestisce il confronto con i compagni/avversari, visti in un doppio ruolo. Da una parte l’avversario è lo specchio dell’atleta stesso, ne rappresenta i limiti e le debolezze da superare per esprimersi al massimo di sé; dall’altra identifica l’incognita insita nel combattimento, cioè la componente sconosciuta e imprevedibile da affrontare. Per questo motivo combattere è conoscere se stessi.
La psicologia riconosce questa evoluzione personale come un processo bioenergetico, di carica-utilizzo-scarica dell’energia psicofisica. Diversi atleti riportano sensazioni di “sblocco” e “lucidità” in seguito a sessioni di sparring o aventi agonistici particolarmente riusciti, nei quali hanno raggiunto quella condizione psicofisica che si definisce flow, flusso, punto di svolta per performance eccellenti.
Un costante allenamento, che coinvolga sia gli aspetti atletici, tecnici e psicologici degli sport da combattimento possono portare in un tempo ragionevole, comunque dipendente dalle differenze individuali, allo sviluppo di un livello più integrato di funzionamento psicofisico, ad una riduzione di blocchi energetici generati da paure, insicurezze e possibilità represse che generano disagio.
Gli sport da combattimento sono ancora oggi stigmatizzati dai mass media e accusati di incrementare l’aggressività. Si tratta di accuse infondate in quanto innumerevoli studi di psicologia e antropologia dimostrano che l’aggressività umana è distruttiva quanto frutto di paura e di zone d’ombra della consapevolezza che conduce a reazioni improvvise che il soggetto, colto impreparato, non sa gestire. L’aggressività non va repressa, va gestita per favorire la vita.
Gli automatismi che si apprendono dopo un percorso di allenamento continuativo agli sport da combattimento permettono alla persone di gestire le situazioni problematiche e conflittuali con una approccio più riflessivo e consapevole, affrontando con maggior distacco e freddezza situazioni che in precedenza avrebbero mandato in tilt la psiche. Acquisire questi automatismi in palestra e trasferirli nella vita di tutti i giorni è un grande risultato per l’atleta, ed in questo momento che gli sport da combattimento diventano stile di vita. Sono pertanto molto utili anche nei corsi di difesa personale e per una formazione integrale della persona.
La pratica degli sport da combattimento riprende quindi la via marziale alla conoscenza di sé incrementando le componenti emotive, di confronto e di gestione della paura del combattimento, della ricerca di un nuovo equilibrio personale e della messa in discussione dei condizionamenti sociali e culturali che ci vorrebbero solo animati da abitudini superficiali e da completa ignoranza riguardo a noi stessi e alle forze che ci muovono.
Codice MMA favorisce la diffusione degli sport da combattimento come via sportiva alla conoscenza e al miglioramento di sé, un antidoto all’appiattimento e alla passività di una parte, crescente, della società contemporanea.