Terminata la competizione elettorale cerchiamo di trarre alcune conclusioni sul suo svolgimento e sugli scenari futuri senza peraltro addentrarci nei giochi di potere che poco ci interessano in questo contesto. Balza agli occhi il diverso approccio che hanno avuto le forze politiche scese nell’arena dell’agone elettorale alla ricerca del consenso dei cittadini, tutti i maggiori partiti, quindi PD, UDC e PDL in primis, hanno puntato sul fattore economico che così tanto ha inciso sulla nostra vita negli ultimi 2 anni con lo spread divoratutto ed una governance che è stata improntata in modo quasi esclusivo sul lato finanziario.
Il tema tasse e debito/PIL hanno tenuto banco a lungo, la necessità di salvare le banche evitando un altro disastroso caso Lehmann Brothers ha depauperato la vita politica del paese portando ai margini tutto quello che riguarda la persona, marginalizzando scuola, ricerca e salute a mere poste di bilancio. Mai abbiamo sentito i nostri governanti parlare di tutela della salute o aumento del tasso di istruzione per non dire della miserabile quota di ricerca che abbiamo, riducendo tutto ad una serie di dolorosi tagli ai bilanci degli enti preposti a scapito del livello di benessere del popolo.
Solo due forze in effetti hanno messo al centro della campagna elettorale le persone, SEL di Nichi Vendola che ha scontato sul risultato finale la profonda caratterizzazione politica di sinistra che riduce il suo bacino elettorale ad una nicchia, e il Movimento 5 Stelle, che non si è fermato all’affermazione “cittadini prestati alla politica non onorevoli”, ma ha centrato tutti i suoi programmi sulla centralità della persona attaccando senza pietà i gretti tecnicismi finanziari degli altri competitors.
Senza qui voler incensare o attaccare una o l’altra forza politica, vogliamo e dobbiamo partire per analizzare quelli che dovrebbero e dovranno essere i temi portanti della nostra società nel prossimo futuro. Dobbiamo forse continuare ad immaginare il futuro del nostro paese come una continua sessione di bilancio? Dovremo parlare di salute e sociale oppure limitarci a spostare voci di spesa fra i diversi capitoli con un occhio puntato allo spread e sotto l’egida dei ricchi soloni della BCE?
Come si misura il grado di qualità della vita di una nazione?
L’Eurostat ha appena pubblicato i dati ufficiali sul livello di povertà dei giovanissimi valutandone il rischio al 27% degli under 18, l’Italia si pone ovviamente in peggio con il 32,3%, in pratica siamo davanti a Bulgaria, Romania, Ungheria e Lituania…. Inoltre Eurostat fa notare come la percentuale nel caso dei figli di genitori con basso tasso di scolarizzazione salga al 46,3%. Ci rendiamo conto di quale sacca di disagio sociale ci stiamo trovando a dover gestire? Stiamo raccogliendo il frutto di politiche miopi ed interessate solo alla gestione del proprio potere che comprano aerei da 120.000.000 di euro ciascuno e sommergili ultra-moderni, dimenticandosi di tutto quello che fa di una società una civiltà. Una società si può definire civile solo quando si occupa dei suoi componenti, soprattutto di quelli meno fortunati e deboli, non quando ha un PIL alto ed uno Spread basso, indici che non sono necessariamente parametri di benessere, ma che anzi in anni di crisi tendono ad allargare la forbice tra chi più ha e chi meno possiede.
Già dagli 2000 il Consiglio d’Europa ha cambiato il modo di pensare alla coesione sociale escludendo che si possa basare solo sul PIL, ma definendolo come la capacità di una società di assicurare il benessere di tutti minimizzando le disuguaglianze. Applicazione del pensiero keynesiano dove il mercato assicura crescita e piena occupazione, ma spetta al potere politico ridistribuire la ricchezza prodotta. La coesione sociale così ben descritta da Durkheim, si basa su appartenenza e solidarietà, su norme e valori culturali comuni, sulla equa possibilità di accesso alle possibilità offerte dalla società, sui meccanismi di inclusione ed esclusione dalla stessa, un basso livello di coesione sociale è dimostrato che è fonte di conflitti sempre più cruenti.
La scarsa fiducia tra le persone e verso le istituzioni che caratterizza il nostro paese in peggio non deve certo stupire visto lo stato di disaffezione verso i politici, a questo dobbiamo aggiungere un elevato livello di disoccupazione a lungo termine che arriva al 52% portando gli interessati a non cercare neanche più un lavoro trasformandoli di fatto in emarginati, una disuguaglianza reddituale oltre la media europea e per finire un basso livello di alfabetizzazione tra gli studenti di cui il 21% si pone nel gradino più basso.
La vittoria elettorale dei partiti che hanno posto la persona al centro del racconto futuro che intendono andare a comporre porterà finalmente un cambiamento di governance che sposti il fattore persona davanti al livello di spread?