ANNO: 2012
DURATA: 97’
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
GENERE: Gangster
NAZIONALITA: USA
REGIA: Andrew Dominik
DATA DI USCITA: 18/10/2012
Film cinico, spietato, violento, come nella vena artistica del regista australiano che esordì col durissimo Chopper nel 2000, questo Cogan killing them softly è una meravigliosa pellicola che con la scusa di realizzare un film genere gangster, mette in atto un film tragicomico che si fa metafora della violenza e della solitudine sullo sfondo di una crisi economica americana ben visibile. Lo squallore di una periferia americana anonima fatta di case e terreni abbandonati a se stessi, è lo sfondo di una storia di delinquenza comune che si scontra con gli interessi di bande di delinquenti di professione particolarmente spietati. Frankie (Scoot McNairy), un ragazzo appena uscito di prigione dopo sette anni, riceve una proposta per un “lavoretto” da parte di un vecchio amico. La proposta consiste nel rapinare una partita di poker tra malavitosi dalle puntate astronomiche. A gestire la partita è Markie Trattman (Ray Liotta), il quale anni addietro ha fatto rapinare la sua stessa partita per poi confessarlo ad un tavolo da poker. Di conseguenza il mandante questa volta sarà sicuramente identificato nello stesso Trattman. Frankie coinvolge Russell (l’attore australiano Ben Mendelsohn), il quale si contraddistingue per uno stile di vita più spinto di un Lebowski che viene sottolineato dalla regia con una scena dagli effetti “stupefacenti”. I due ragazzi accettano il lavoro e fanno il colpo. Ma al suono di “The man comes around” di Johnny Cash, arriva Cogan (Brad Pitt), il killer professionista al soldo della lobby dei delinquenti che deve stanare e punire i colpevoli. Generale freddo e spietato Cogan si mette al lavoro ma per uno dei “lavori” decide di rivolgersi al collega Mickey (James Gandolfini). Mickey non sembra essere in forma e passa tre giorni tra prostitute e cocktails, costringendo Cogan a trovare un modo per sbarazzarsi di lui. Sullo sfondo di tutto il racconto, scorrono apparentemente senza particolare importanza, le immagini e le voci di politici e giornalisti che descrivono la crisi economica americana. La brutalità dell’applicazione dell’economia dei gangsters, si fa però metafora della brutalità economica generale di un paese nel quale le persone sembrano rincorrere solamente l’arricchimento facile a scapito del proprio prossimo, pronti anche a seppellirlo se necessario. firma un lavoro che rimane impresso per forza della narrazione, regia a tratti generosa di sperimentazioni, interpretazioni da Oscar e soprattutto per il messaggio inequivocabile: “Io vivo in America e in America sei sempre solo. Si fanno solo affari, ma ora pagami”.
Fabio Sajeva
Scritto da Fabio Sajeva il ott 18 2012. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione