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cogli l’attimo direttamente da casa tua

Creato il 28 giugno 2015 da Plus1gmt

Quando si è diffusa la notizia della scoperta non ho stentato a crederci nemmeno per un istante, non per vantarmi ma me n’ero già accorto da un pezzo che trascorrere le giornate di festa fuori di casa comporta una dilatazione del tempo mentre a starsene sul divano il sabato e la domenica al contrario accelera la scansione di ore, minuti e secondi. La dimostrazione della teoria che non sto qui a farvi, non sono mica uno scienziato io, conferma il desiderio di affrettarsi a proiettarsi all’esterno, che è un continuo mutamento, a ogni occasione, rispetto al godersi i propri ambienti fermi. Il processo dev’essere lo stesso della compressione del video digitale: le informazioni uguali ripetute vengono ridotte secondo operazioni matematiche (la stessa informazione per il numero di volte in cui viene visualizzata, giusto per banalizzare la questione e spero che i precisini dell’Internet non me ne vogliano), mentre a cambiare sempre visuale alla fine fai il pieno di mega e di frame differenti e quindi sembra davvero che ci siano più cose da vedere. In ambienti domestici le cose sono sempre le stesse, ed ecco perché sono un fermo sostenitore che non c’è come starsene sul divano per rilassarsi e chi se ne frega se il tempo scorre più in fretta. Guardi la libreria che hai davanti per qualche secondo e invece è già finito il pomeriggio. Se esci invece e sfrutti poi anche il senso della rotazione o della rivoluzione terrestre il risultato è ancora più sensazionale, c’è gente che facendo così non invecchia nemmeno. Noi casalinghi invece siamo autolesionisti consapevoli perché oltre a passare le vacanze negli ambienti quotidiani ci mettiamo pure a guardare fotografie che saprete meglio di me costituiscono l’elemento più statico presente in natura. Per fortuna, nel mio caso, io non possiedo molte foto antecedenti alla nascita di mia figlia, episodio che è coinciso con la prima macchinetta digitale donataci da un amico di famiglia. Prima lasciavo che fossero le persone al mio fianco a sbrigare la faccenda dei reportage dei viaggi e delle occasioni in cui si scattano fotografie, poi finiva che le persone si allontanavano dal mio fianco (o era il mio fianco ad allontanarsi da loro) e le foto rimanevano agli altri. Anzi, alle altre. Anzi, se qualche retaggio dei tempi che furono ha voglia di farmi avere qualche scatto digitalizzato dei momenti trascorsi insieme mi farebbe una cortesia, mi servirebbero per ricomporre l’idea che ho di quello che sono stato quindici, venti, trenta anni fa. La teoria della relatività del tempo tra stare fuori o rimanere a casa può anche trovare riscontro nell’arte di scrivere aneddoti dal futuro, che non sono ancora accaduti se vai in centro a farti un brunch domenicale, per dire, ma che invece sono uno sfuggevole presente se ti arrangi con quello che hai nel frigo e, tutto sommato, a casa tua ci stai da dio.



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