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Cogli lo sVattimo che spegne il “sole”. Sulle ultime esternazioni del filosofo Gianni Vattimo a proposito di Israele.

Creato il 17 luglio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Gaetano_Gandolfi_-_Alexander_and_Diogenesdi Rina Brundu. C’era un tempo della mia gioventù in cui pensavo che studiare filosofia e fare filosofia fossero la stessa cosa. Guardavo di sottecchi i colleghi universitari che si occupavano della materia, non notavo alcun tratto comportamentale o caratteriale particolarmente saggio in loro ma mi dicevo che era colpa mia: l’ignoranza è una brutta bestia. Il tutto finché – leggi oggi qui, spilucca domani di là, incazzati per le boiate antifemministe di Sant’Agostino un giorno, arrabbiati per le ovvietà intellettuali dei moderni Tizio e di Caio il giorno dopo – ad un certo punto ho deciso di tirare una linea. Da quel momento in poi il mio benchmark filosofico è sempre stato quell’irriverente (per tanti motivi) Diogene di Sinope che chiedeva seccato all’imperatore Alessandro Magno di spostarsi perché gli toglieva il sole. Alla “luce” di una simile illuminazione dell’Essere tutto il resto mi pare infatti dettaglio e quisquilie estetiche create a bella posta per infiorettare l’ego.

Perché la pippa? Perché l’argomento del presente articolo è il professor Gianni Vattimo e le nuove esternazioni su Israele che gli vengono attribuite. Si legge sui giornali che “conticchiano” (non abbiamo più giornali che “contano” in Italia da quando il Corriere.it è ufficialmente diventato il nuovo Grandhotel!), che il professor Vattimo sarebbe intervenuto nella trasmissione radiofonica La Zanzara è colà avrebbe esternato contro Israele, premurandosi finanché di lanciare una sottoscrizione mondiale (perché quando bisogna ben operare è sempre meglio farlo su larga scala!) “per permettere ai palestinesi di comperarsi delle vere armi e non delle armi giocattolo” e via così “filosofeggiando”. Un ardito “filosofeggiare” che proprio quest’oggi, alla luce di quanto è avvenuto nei cieli ucraini dove – in seguito all’abbattimento di un aereo della Malaysia Airlines - hanno perso la vita 295 persone, tra cui moltissimi bambini, appare davvero inquietante.

Mio nonno, che fece la prima guerra mondiale in prima linea, che quella guerra la visse molto male (come la vissero molto male tutti i ragazzi sardi richiamati dalle loro bellissime vallate a combattere una guerra in nome di un re che non conoscevano, di un paese di cui non sapevano e di cui non parlavano neppure la lingua), chiacchierava poco in vecchiaia, per lo più borbottava. Parlava ancora meno di quelle sue antiche faccende. Quando pressato rispondeva che non ne aveva potuto più di spostare corpi morti con la baionetta. Di calpestarli. In tempi più recenti si è conclusa nella ex-Iugoslavia una guerra che ha marchiato per sempre il cuore dell’Europa caucausica. Una guerra dove le atrocità commesse ci costringono a scrivere che i fortunati sono stati i morti. La pazzia che ha colto i sopravvissuti, migliaia di donne sopravissute a inenarrabili torture e umiliazioni, a un dolore senza pace, sono una condanna che non si augura ad alcuno.

Diogenes_looking_for_a_man_-_attributed_to_JHW_TischbeinNel medio-oriente è ormai un secolo che si combatte: tra arabi palestinesi e israeliani assegnare il gagliardetto al popolo che ha sofferto di più sarebbe compito davvero improbo. Purtroppo abbiamo pure ogni ragione per credere che quella sofferenza sia lungi dal trovare ristoro, che altri ragazzi israeliani e altri bambini palestinesi perderanno le loro giovani vite. Quando si parla di simili questioni occorrerebbe dunque saper misurare le parole perché il tempo dei costrutti-intellettualmente-infiorettati per stupire (vedi sopra), è finito e in quest’epoca di scrittura digitale  nessuno si impressiona più. Il minimo che si dovrebbe richiedere ad ogni persona di buona volontà è semmai di non spegnere la speranza, mentre ogni filosofo che si rispetti dovrebbe porre ogni cura per non spegnere il “sole” che illuminava il venerabile Diogene; per il professor Gianni Vattimo mi pare comunque già troppo tardi.

Featured image, Gaetano Gandolfi, Diogene e Alessandro. Second image, Johann Tischbein, Diogene cerca l’uomo.

 


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