Fonte foto: laleggivendola.blogspot.com
Cognetti sa scrivere. Cognetti ha letto Salinger e Carver. Cognetti è uno che sa quello che vuole scrivere e lo fa. Cognetti è uno che non conoscevo fino a un mese fa e ora posso dirmi contento di aver letto qualcosa di lui, più precisamente il suo ultimo libro, la raccolta di racconti (non è un romanzo, attenzione) Sofia si veste sempre di nero edito dalla Minimum Fax. Il libro è tra i dodici finalisti del Premio Strega 2013, il premio letterario italiano più prestigioso, la cui giuria - gli Amici della Domenica - ha assegnato il premio a diversi libri orripilanti che chiamarli libri è un complimento che non si meritano. Quest'anno hanno la possibilità, non dico di redimersi, ma di assegnare il premio a un libro che si scrive ogni cento anni, ovvero El Especialista de Barcelona di Aldo Busi, ma di questo capolavoro ne parlerò, spero, in seguito. Sofia si veste sempre di nero è un libro di racconti (dieci) tutti con protagonista Sofia Muratore a cui gravitano attorno diversi personaggi: il padre, un uomo semplice, capace nel suo lavoro, ma con un amante; la madre, una donna insoddisfatta, casalinga depressa che vorrebbe andarsene, ma che si ferma sempre prima di oltrepassare la soglia di casa; una zia anticonformista; un amico d'infanzia appassionato di pirati e di storie di mare che trasmetterà il suo amore per il veleggiare con la fantasia in lidi lontani alla giovane Sofia; due coinquiline diversissime tra loro, una gentile, dolce, che prova un sentimento puro per Sofia, e l'altra la classica bella, che mette liberamente le corna al suo fidanzato ufficiale; e vari uomini con cui Sofia divide solo il letto e che puntualmente abbandona. Il personaggio di Sofia Muratore non l'ho amato particolarmente, sono anche un po' stufo di questi personaggi alla Holden Caulfield, ribelli, in lotta con la famiglia, con gli altri e con se stessi, che non sanno stare in un posto preciso, che non lo troveranno forse mai, che partono da un punto A, vogliono arrivare a una fantomatica Z, che risulterà loro come non se l'aspettavano, e passano per B, C, D, E, F e via di questo passo, anzi di lettera. Cari romanzieri, perché non scrivete di uno o una che vuole stare in un posto ben preciso, che non ne vuole sapere di viaggiare, e che ha bene in mente quello che vuole fare nella vita? Dai, vi ho dato l'idea, tocca a voi scriverla.Ogni personaggio del libro ricerca la felicità... e non la trova. Ovvio. La felicità esiste, ma è solo un mero soddisfacimento di un bisogno. La felicità quella vera ha un altro nome: serenità. Nessuno mai che compia un atto veramente ribelle, però: abbracciare un altro essere umano. Mai. Lo si usa, lo si dispera, lo si abbandona, lo si fa soffrire, lo si tradisce, gli si racconta menzogne, lo si ignora, ma mai, mai, mai che lo si abbraccia. Troppo difficile in letteratura, pensiamo nella realtà.
Ogni racconto di Cognetti è preciso, pulito e cesellato. Lo scrittore usa diverse tecniche narrative: narra in terza persona, in prima persona e utilizza in un caso la "tecnica del tu" di McIrniana memoria (Le mille luci di New York). Cognetti è uno che mi piacerebbe conoscere, scambiarci quattro chiacchiere sulla letteratura, sulla scrittura. Insomma: è uno da tenere d'occhio. Continui pure a scrivere perché abbiamo bisogno di bravi scrittori e soprattutto di case editrici, come la Minimum Fax, che pubblichi i loro lavori.
Denny B.