L'obiettivo che s'imponeva sempre più prepotentemente alla scienza non era comprendere il pianeta, bensì piegarlo alla propria volontà. Nella colorata Disneyland degli equivoci scientifici, l'azione umana riceveva nuove, spaventose giustificazioni.
Il quinto giorno di Frank Schatzing (con la dieriesi sulla a) è uno di quei libroni che sembrano fatti apposta per tuffarcisi dentro durante un periodo di vacanza o comunque di ritmi rallentati, quando non chiediamo se non il piacere di una lettura che ci catturi e abbiamo tempo per non mollare, per voltare una pagina dopo l'altra, tutti presi dal come andrà a finire.
Magari non è proprio l'ideale per una vacanza al mare, come è capitato al sottoscritto: il quale qualche volta ha sollevato lo sguardo da questo volumone e scrutato con preoccupazione la battigia, non fosse lì lì per capitare qualcuno degli sciagurati eventi raccontati, che so un assalto di granchi o un'invasione di meduse letali.
Il che vuol dire che il libro senz'altro funziona. Thriller degli oceani, come si definisce, capace anche di fornire alcuni discreti spunti sul nostro rapporto con l'ambiente e sui clamorosi errori di uno sviluppo miope e irresponsabile per cui prima o poi, in ogni caso, ci sarà presentato il conto.
Funziona il libro, soprattutto nella prima parte - nella seconda in effetti tutto diventa troppo, quasi a nascondere sotto una coltre di effetti speciali una difficoltà a chiudere con la stessa ispirazione. Funziona - e a lungo mi hanno accompagnato le immagini terribili di questa ribellione delle creature del mare. Science fiction capace di interrogarci: e va bene così.