Lamentarsi della sacra sagra del Friuli Doc fa veramente vecchio brontolone, quindi non dirò nulla sulla qualità dell’ “offerta musicale” (classici banalissimi per andare sul sicuro e canzonette da matrimonio nella peggiore accezione del termine, che dimostrano la nostra più totale provincialità e mancanza di fantasia), sui volumi altissimi da far saltare i sanpietrini, o sui dieci coma etilici e più di cento interventi della croce rossa (perché l’alcol decisamente NON è un problema sociale e di salute pubblica nella nostra regione, possiamo stare tranquilli, piuttosto cacciamo il Sunsplash perché vino sì canne no), ammetterò che il cibo e il vino erano ottimi, che in fondo è quello che conta, e mi soffermerò sull’aspetto che mi ha più turbato in questi giorni: passeggiavo mio malgrado per le vie del centro e continuavo a inorridire per la quantità abnorme di plastica che finirà in discarica per colpa di questa grande manifestazione di vera friulanità.
Non trovo dati né sulla produzione di rifiuti né sulle presenze (il sempre ottimo Messaggero Veneto scrive: più 25%, ma cosa significa?? se entra una persona a casa mia si registra un aumento del 33%), e non ho voglia di rompere le balle alla Net spa, quindi parto semplicemente da questo dato riportato dai giornali: “solo negli stand delle Pro loco sono stati distribuite 92 mila pietanze e 54 mila calici di vino”, e questa non è che una piccola parte. Per quanto ho potuto vedere, quasi tutte le pietanze e il vino venivano dati in bicchieri e piatti di plastica.
Voi sapevate, continuo a ripetere a tutti in questi giorni, che nel Pacifico c’è una chiazza di plastica galleggiante grande circa quanto il Texas, e idem nell’Atlantico? Che la plastica dei piatti e dei bicchieri non verrà riciclata, è finita nella spazzatura mista, e da lì andrà in discarica o forse scapperà fino al mare?
L’amministrazione della città di Udine avrebbe benissimo potuto imporre: o piatti e bicchieri su cauzione (qualche stand si sarebbe occupato di lavarli e riportarli), o biodegradabili, altrimenti non si vende niente. Ovviamente non l’ha fatto. Sono sicura che in compenso Honsell ha detto qualcosa di molto generico ed efficace come al solito.
Nel mio piccolo, io ho cercato di ridurre il consumo di plastica andando in giro con un pentolino bollilatte attaccato alla borsa con un moschettone, come ho visto fare in Val Susa mentre aspettavamo l’assalto della polizia. All’occorrenza lo staccavo e lo facevo riempire. Mi sarebbe piaciuto un corno potorio alla maniera longobarda, ma non me lo posso permettere, e allora mi accontento del mio pentolino. Adesso cerco di portarlo con me a tutte le feste.
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