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Colle di San Matteo (Scicli). Lettura simbologica di una frana.

Creato il 28 febbraio 2012 da Postscriptum

Colle di San Matteo (Scicli). Lettura simbologica di una frana.

Quindici giorni di clausura, al fine di poter meglio usufruire del tempo utile alla preparazione di un esame universitario, non sono stati altro che un continuo rimuginare sul giorno in cui sarei uscito a riveder le stelle e salito nuovamente al mio amato Colle. Speranza vanificata nei fatti da una frana. Così constatavo oggi pomeriggio, intorno alle 14.30, nel bel mezzo di una mia passeggiatina digestiva. La colpa diretta è da rinvenire nel maltempo e nelle forti piogge dei giorni scorsi, senza alcun dubbio. Forse non è neanche il caso di lamentarsi dello stato di abbandono in cui il Colle di San Matteo versa da un po’ di tempo. Non è il caso, (forse) a ben vedere, se si prendono in considerazioni impellenze più direttamente necessarie alla c.d. produttività paesana. Parlo di cose sotto gli occhi di tutti i concittadini, dunque non vedo il motivo di fornire inutili elenchi di risaputi “inciampi”. Al limite sarebbe il caso di ricordare ancora una volta – prendendo ad esempio il recente crollo – che le mura, le strutture, non sono eterne e vanno nel tempo curate, consolidate, in qualche modo. È decisamente il momento di rifar presente quanto l’equilibrio della struttura della chiesa stessa di San Matteo, sia in realtà molto più precario di quanto possa sembrare ad un occhio disattento. Mi riferisco al fatto che probabilmente cominciano a vedersi le “crepe” intellettuali (ma anche materiali) di un pensiero fondato su di un tetto di cemento armato.

Ma anche queste sono cose ben sapute da chiunque. Specie da chi nelle prossime settimane si porrà dinanzi a noi per offrire caffè e aperitivi con fini elettorali. In ogni caso, la frana di oggi non è cosa gravissima, anche perché localizzata in un punto di più scarso interesse, poco prima del bivio per Santa Lucia. È tuttavia un preannunziare qualcos’altro, probabilmente. Una metafora di ciò che potrebbe toccare, poco più avanti (questione di metri o di tempo), a quello che ci interessa di più. E – al diavolo la produttività – penso proprio che si tratti di “cose” molto più importanti materialmente che simbolicamente. Non so se un mio concittadino riesce ad immaginare uno stemma elettorale di una lista civica qualsiasi dei prossimi anni, magari raffigurante i ruderi di San Matteo, nuovamente senza tetto, ma stavolta perché caduto in seguito all’ennesimo smottamento o alla naturale stanchezza causata da un peso eccessivo.

“C’è gente che vive di San Matteo!”

Gli ho risposto che spero in un pronto ripristino del passaggio interrotto, perché è vero, San Matteo, il colle è il “pensatoio” sciclitano. E Dio sa quanto abbiamo bisogno di riflettere in questi giorni, anche a fini elettorali.


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